La maternità, una delle espressioni più intime
e allo stesso tempo manifeste dell’essere donna. Una futura mamma con il
pancione non può passare inosservata e dovrebbe richiamare ad un atteggiamento
quantomeno rispettoso. Ma con i frenetici ritmi contemporanei, capita che
qualcuno non sfiori neanche con lo sguardo il «pancione» di una donna in dolce
attesa. Per questo le grandi catene di supermercati hanno inventato una cassa
ad hoc, via preferenziale per le donne incinte e per Li disabili. Non sempre
però i distratti cronici si accorgono di essersi infilati in una delle casse che
dovrebbero scontare infinite e faticose attese a «gestanti e disabili».
Una
scena di questo tipo si è ripetuta anche ieri, proprio nel giorno dedicato al
gentil sesso. Emanuela Merelli, una mamma bergamasca in dolce attesa e
accompagnata dal suo bimbo di tre anni, ha visto uomini e donne che
avventandosi alla cassa si sono placidamente infischiati del suo diritto di
precedenza. Fatto ancor più strano è che tutto questo è accaduto sotto lo sguardo
indifferente e algido di una cassiera che «non ha offerto alcun tipo di
sostegno», scrive in una lettera inviata a L’Eco la mamma in dolce attesa. A
stupire Emanuela, l’insensibilità
plateale del genere femminile: «Ieri è stato
sfiorato il grottesco, mi sono messa in coda dietro a una serie di donne dal
ventre ultrapiatto. La solidarietà femminile resta evidentemente pura utopia».
A questo punto Emanuela si chiede l’utilità della «cassa prioritaria»: «Tra
pochi giorni non sarà più un mio problema in quanto non avrò più i requisiti
per accedervi – sbotta Emanuela – ma o le date un senso o fate prima ad
eliminare il cartello».
La lettera della mamma indignata, pubblicata
sul sito de L’Eco, ha subito acceso un vivace dibattito. Tra le paladine della cassa
prioritaria, che sostengono a gran voce il «diritto di usufruirne» emerge un
buon numero di detrattori. «Lo stesso diritto di precedenza dovrebbe valere
anche per le persone anziane» scrive epesce098. E c’è chi ne approfitta per
perorare la causa dei negozi di vicinato: «Se andavi al negozio di quartiere ti
facevano anche sedere» scrive Pier. Le super mamme invocano la parità, anche
quando si tratta di coda al supermercato: «Da mamma di 2 bambini non ho mai
capito il senso di queste casse. Ma sei incinta o sei malata? E poi ci
chiediamo perché le donne fanno fatica ad avere la parità». A sostenere
Emanuela, qualche gentiluomo: «Quello che lo Stato e la società in genere
riconosce alle donne che decidono di avere figli è molto poco rispetto a quanto
meriterebbero» scrive Antonio. E poi chissà, forse tra gli uomini in fila c’era
anche chi, incurante della mamma con il pancione, nel carrello aveva un
mazzetto di mimosa.
L’Eco Di Bergamo, 9 marzo 2012, pag, 31
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