Aurora, la neonata venuta dal gelo


Conservato 8 anni il tessuto ovarico della madre malata

di Marco Accusato

  Aurora è la mia gioia più grande e più bella...». Sono passate soltanto cinque ore dal taglio cesareo, ma Rosanna Mereu, 29 anni, sembra non sentire né stanchezza né dolore. E’ immensa la sua felicità, mentre stringe a sé la figlia, frutto di un amore tenace e di una sfida della scienza: Rosanna è la prima mamma in Italia - la tredicesima al mondo - ad aver dato alla luce una bimba dopo un autotrapianto di tessuto ovarico. Era affetta da una forma di beta-talassemia per la quale a 21 anni è stata sottoposta al trapianto di midollo osseo e a chemioterapia ad alte dosi. Per darle una speranza di maternità dopo la guarigione e prima della cura che l’avrebbe resa sterile, l’équipe della Clinica universitaria di Ostetricia e Ginecologia del Sant’Anna (diretta dalla professoressa Chiara Benedetto) ha prelevato il suo tessuto ovarico ricco di ovociti, l’ha conservato per otto anni a 197 gradi sotto zero, e lo ha reimpiantato quando Rosanna – terminata la cura - ha espresso il desiderio di diventare madre. Una tecnica ancora sperimentale che le ha permesso di rimanere incinta immediatamente e naturalmente, senza ricorso alla fecondazione assistita.
  La gravidanza è proseguita senza problemi, e ieri mattina è nata Aurora: la piccola sta bene, pesa 3 chili e 670 grammi e presto lascerà l’ospedale insieme alla mamma.
  Non esiste casistica, in letteratura, che potesse garantire a mamma Rosanna e a papà Michele Megale, elettricista lui, impiegata lei, che avrebbero avuto un figlio. Dopo il trapianto di midollo e la chemioterapia Rosanna era entrata in menopausa ed era stato necessario sottoporla a terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni e progesterone. Nel frattempo, il suo tessuto ovarico è stato conservato presso il Laboratorio Fiver del Sant’Anna, con la prospettiva di un figlio.
  Spiega la professoressa Chiara Benedetto: «Grazie al progetto “Fertisave” creato nel 1997 dai professori Marco Massobrio, Enrico Madon, Alberto Revelli e dalla dottoressa Franca Fagioli, sono già 162 le donne che hanno beneficiato del nostro programma per preservare la fertilità delle donne che rischiano di vedere compromessa la possibilità di procreare a causa degli effetti di terapie chemioterapiche o di una menopausa precoce». Un altro autotrapianto è stato fatto a dicembre dalla medesima équipe del Sant’Anna, un terzo è in programma nelle prossime settimane.
  «Oggi è il giorno più bello della mia vita, perché non speravo che tutto questo potesse accadere davvero», dice mamma Rosanna. Papà Michele, invece, ha «sempre avuto la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio e nostra figlia sarebbe nata presto e sarebbe stata sana». Aurora è portatrice della malattia della mamma, ma non la svilupperà. E’ immune come ora anche la madre.
  Felici, ovviamente, i medici del Sant’Anna che insieme alle dottoresse Elisabetta Dolfin, Luisa Delle Piane, Francesca Salvagno ed Emanuela Molinari hanno realizzato il sogno di Rosanna. A loro il presidente della Regione, Roberto Cota, ha inviato un messaggio di congratulazioni: «Sapere che è un ospedale piemontese ad ospitare la prima donna del Paese, e una delle prime al mondo, ad aver portato a termine la gravidanza grazie ad un intervento di questo tipo è motivo di orgoglio e di soddisfazione».

La Stampa, 16 marzo 2012, pag, 51

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