di Peppe Rinaldi
È una di quelle notizie belle che ti riconciliano col mondo. A Frattamaggiore, cittadina a pochi chilometri da Napoli, una ragazzina di tredici anni ha ottenuto dal giudice il permesso di portare a scuola la propria figlia durante l’orario delle lezioni: è nata agli inizi di novembre scorso, ha bisogno di essere allattata, più di due ore non può stare lontano dalla madre.
Più che di permesso vero e proprio, in realtà, è un obbligo l’imposizione del quale rientra nei poteri del giudice minorile interpellato dai servizi sociali. Una dinamica, quella tra assistenza e tutela giuridica che sembra aver funzionato alla perfezione. Sì, perché non solo alla ragazzina è stato concesso quel che altrimenti sarebbe stato impensabile dinanzi alle episodiche distrazioni degli enti assistenziali (quelle, cioè, che fanno più notizia) ma pure perché la tredicenne è stata recuperata alla scuola dopo un lungo periodo di assenza dai banchi. Infatti, è stato quando ci si è accorti della sua sparizione dall’istituto “Filangieri” che il meccanismo si è messo in moto, nell’ambito del progetto di contrasto della dispersione scolastica voluto dalla dirigente dell’istituto commerciale, Giuseppina Cafasso.
Il padre è un altro minorenne, di 17 anni, ma nessuno delle rispettive famiglie di provenienza può prendersi cura della piccola: di qui la decisione dell’assistente sociale e del tribunale dei minori di Napoli. La professoressa Ragona aggiunge: « Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità perché la ragazza possa seguire i corsi e contemporaneamente allattare la bimba. Ma sicuramente gli ambienti della segreteria e della presidenza non sono idonei per una bimba di pochi mesi, si dovrà pensare in futuro all’affido in qualche asilo nido».
Libero, 21 gennaio 2012, pag.19
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