Ai bambini bisogna
dire la verità
di Don Chino Pezzoli
Allora
bambino, ero stupito davanti al presepe che mio padre faceva sotto il portico
prospiciente alla cucina riscaldata dalla stufa a legna. I doni che mi portava Gesù
Bambino nel cestino di vimini erano sempre gli stessi: un’arancia, un torrone, qualche
caramella, poche castagne bollite.
L’attesa di quei poveri regali si rinnovava
ogni anno, insieme all’invidia per il mio compagno di scuola Gianfranco che si
cuccava una nuovissima bicicletta, un pallone di cuoio, un paio di scarpe con i
tacchetti. Gianfranco entrava in classe e mi guardava con aria di sfida, quasi
per dirmi: «Io sono un amico di Gesù, quello che gli ho chiesto, subito me lo ha
portato».Credo che in cominciassero in quegli anni di scuola elementare le mie contestazioni
sulle ingiustizie commesse da quel Bambino nato in una grotta. Non ero
d’accordo che lui, nato povero, elargisse regali ai ricchi; non sopportavo che,
dopo tanti fioretti e sacrifici fatti durante la novena natalizia, il mio
cestino di vimini contenesse solo qualche castagna e caramella. Gianfranco, a mio giudizio, non era più bravo,
buono per meritarsi tanto. La maestra Maria non sapeva come spiegare questa
diversità di trattamento nella distribuzione dei regali da parte di Gesù. Ci
assicurava però che Gesù era nato povero come tanti di noi. Il mio amico Mario
che veniva a scuola con gli zoccoli, un panino e quattro fichi secchi in tasca,
un giorno sbottò: «Maestra, allora Gesù adesso è ricco come il papà di
Gianfranco, se regala una bici». E poi aggiunse: «Io gli avevo chi e sto un
paio di scarpe che mi tenessero caldi i piedi, ma si vede che non le aveva».
Ora le cose sembrano andare meglio, la fantasia commerciale ha messo in circolazione
Babbo Natale per dispensare i doni ai bambini buoni. Si tratta di un simpatico nonnino
con la barba bianca e il mantello rosso che arriva all’improvviso a far
contenti i bambini. Pure lui fa delle differenze e i suoi regali, anche quest’anno,
saranno motivo di confronto, di lamentele. I bambini poveri non capiranno come mai,
Babbo Natale, girando per le case, lasci i regali più belli ai bambini ricchi.
Per favore, non alimentiamo nei piccoli sensi di ingiustizia, invidie e
gelosie. Diciamo loro la verità sull’origine dei regali natalizi. Qualcuno
sostiene che queste ingenue bugie creano nei bambini l’atmosfera natalizia e servono per renderli allegri, contenti e per
lasciare in loro qualcosa di misterioso, di magico. Non sono d’accordo. I bambini
devono sapere che i regali ricevuti sono stati pensati, voluti e acquistati dai
genitori. Sono i genitori che esprimono il bene, l’amore verso di loro, anche
attraverso alcuni doni. Anzi, i regali natalizi diventino l’occasione per dire
ai propri bambini l’attenzione, la premura, l’affettività dei genitori. I
regali natalizi evidenzino due presenze importantissime nella nostre case:
quella dei genitori che festeggiano la nascita e presenza dei loro bambini e quella
di Gesù che rende tutti capaci di volersi bene. Basta quindi con certi racconti
e leggende che vogliono far credere ai bambini che Gesù Bambino o Babbo Natale
possiedono supermercati di regali in cielo e in terra con catene eccellenti di distribuzione.
Le leggende alimentate dal consumismo per vendere i prodotti, danneggiano i
nostri piccoli… Che bello dire a questi pargoli festanti in questi giorni di
euforia natalizia: «Papà e mamma hanno pensato a te e ti regalano alcune cose
utili e altre divertenti. Tutte le volte che le guarderai, pensa a noi e ringrazia
Gesù che ci fa vivere insieme». Lasciamo che i nostri bambini sentano, vedano i
loro genitori, anche attraverso i regali …Ciò vale anche per noi adulti che in
questi giorni siamo indaffarati a scegliere i regali per le persone care. Il
regalo è un segno che esprime un legame di affetto e di riconoscenza verso chi
lo riceve. Va quindi scelto con gusto e, se è possibile, personalizzato tenendo
presente le motivazioni di chi lo fa e i desideri di chi lo riceve. Il regalo è
sempre una espressione di affetto e di stima verso qualcuno: ha in sé le
attese, la storia, le sofferenze, i vissuti in comune. Inoltre va guardato con
l’occhio del bambino che tutto trasforma e sublima e con l’intelligenza
dell’adulto che coglie in esso un messaggio profondo, una comunicazione intima
da percepire. I regali quindi ci vogliono in un mondo fin troppo razionale e
utilitaristico. Aiutano le persone a vivere insieme e a trasmettersi sentimenti,
stima, tenerezze che vanno oltre il presente. Facciamoci dunque regali secondo
le nostre possibilità: ciò che conta però che al regalo ci sia attaccato il
cuore.
Libero, 21 dicembre 2011, pag. 23
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