Il papà e il suo bambino

Francesco Marconi
Il papà e il suo bambino
Montegrappa Edizioni, pag.128, Euro 12,00


  IL VOLUME –  Protagonista del romanzo è un avvocato ricco e famoso, che ha raggiunto il successo, però, sacrificando amicizie ed affetti, a cominciare da quello della moglie. Le continue serate passate da sola e il rifiuto del marito di avere un figlio, visto come un ostacolo alla carriera, portano quest’ultima  alla decisione di chiedere la separazione. In preda alla ispirazione, all’uscita da un bar dove si è appena incontrato con un amico, accade però un evento che cambia radicalmente la sua visione della vita. Un incidente stradale porta il suo corpo in uno stato di coma e la sua anima a vivere un’esperienza extrasensoriale di vita oltre la vita. Nel mondo fantastico in cui viene proiettato, l’uomo fa l’incontro con un bambino che, scoprirà presto, altri non è che quel figlio che aveva sempre rifiutato, giunto con lo scopo di guidarlo nella riscoperta dei veri valori della vita e del segreto ultimo della felicità
 
  UN BRANO - “Eppure doveva ringraziare l’esistenza di un istinto materno e di uno spirito di sacrificio nelle donne. Senza di esso lui, oggi, non sarebbe quel che era. Senza di esso non avrebbe potuto godere di tutti i momenti belli
che la vita, pur con le sue difficoltà, gli aveva riservato. Erano stati l’amore di sua madre e il suo spirito di sacrificio gli avevano permesso di divenire un uomo. Ed avvertì un brivido appena si accorse di aver sostituIto, inconsciamente, le parole istinto con amore, come se, in quel contesto, fossero sinonimo.
Sua madre era una donna che aveva molto sofferto, specialmente negli anni in cui lui era stato bambino. Aveva avuto una vita molto dura, per quando la vita è sempre più dura di quel che si crede quando si è ancora piccoli. Ma per sua madre lo era stata più che per tante altre donne.
Lui aveva solo 3 anni quando suo padre era morto e lei era stata costretta ad allevarlo da sola, a fargli un po’ da madre un po’ da padre. La prima urgenza era stata, ovviamente, quella economica. Inizialmente erano riusciti a sopravvivere grazie ad una piccola pensione rilasciata dallo stato ed all’aiuto di uno zio. Ma se da un lato lo zio, non certo milionario avendo anche lui la sua famiglia da mantenere, aveva difficoltà nel fornirgli un aiuto costante, dall’altro la madre trovava alquanto umiliante, come gli aveva raccontato una volta cresciuto, vivere dell’elemosina del fratello. Alla fine era riuscita a trovare un’occupazione che le consentiva di mantenersi autonomamente, per quanto, secondo un suo giudizio retrospettivo, non era da considerarsi meno umiliante dell’elemosina.
Si recava a casa di qualche ricca signora per rendere i suoi servizi: pulire, lavare, stirare. Ma non raccontava a nessuno di quel lavoro, temeva fortemente il giudizio di amici e parenti, anche perché era spesso vittima di atteggiamenti molto altezzosi da parte delle sue datrici di lavoro. Lui doveva accompagnarla e attendere in una stanza restando seduto a giocare con le sue figurine, senza potersi muovere, perché così voleva la signora di turno. Di nascosto i ricchi bambini della casa lo prendevano in giro, osservando da dietro lo stipite della porta quel “bambino povero” che talvolta compariva in casa loro. In alcuni casi lo canzonavano fuggendo subito via. Quando non sentiva le loro prese in giro, allora soffriva per gli sguardi di commiserazione ed i sorrisi beffardi che incontrava e contro cui non poteva reagire: guai se si fosse mosso da quel posto o avesse risposto male a qualcuno della casa, sua madre non gliel’avrebbe mai perdonato.
Però un risvolto positivo era scaturito da tutte quelle sofferenze. Riuscivano a permettersi qualche agio in più, sempre che si potesse definire agio il poter far studiare con serenità il proprio figlio o il mettergli qualche soldo in più in tasca per soddisfare i suoi piccoli capricci di bambino, prima, e di adolescente, poi. Forse era più corretto dire che erano riusciti a nascondere meglio la loro povertà.
Alla fine aveva terminato gli studi in modo brillante, diplomandosi con il massimo dei voti. Non lo riteneva un caso. Le difficoltà attraversate avevano generato in lui una volontà di riscatto fuori del comune, espressa in particolare nello studio. E di questa sua madre ne andava orgogliosa. Aveva pianto tante di quelle lacrime, come forse non aveva fatto neanche alla morte di suo padre, una scena che lui non sarebbe mai più riuscito a togliersi dalla mente. Fu quel giorno che prese una decisione importante per la sua vita. Si sarebbe iscritto all’università, continuando gli studi, proseguendo quella risalita sociale che lei, la madre, anni prima, aveva  iniziato con umiliazioni e sacrifici.
“ Ma come faremo ad affrontare gli enormi costi che l’università richiede? E le tasse, ed i libri?”, gli avevano chiesto preoccupata.
“Stai Tranquilla”, l’aveva rassicurata lui, “Troverò un lavoro che ci aiuti. E studierò la sera, al rientro”. Quindi l’aveva abbracciato forte, tanto quando faceva lei con lui quando, da bambino, attraversava un momento difficile. “Abbiamo superato momenti peggiori in passato, ora sarà uno scherzo affrontare questi nuovi problemi”.
Ma non era stato affatto uno scherzo.
Si era inscritto a giurisprudenza, sorprendendo anche i suoi insegnamenti, oltre alla famiglia, che si aspettavano un indirizzo scientifico. Quindi si era trovato un lavoro come pony express. La mattina consegnava pacchi, il pomeriggio studiava. La sera, invece, talvolta, usciva con gli amici. Erano stati anni molto duri quelli dell’università, ma non solo la sua volontà di ferro l’aveva aiutato, ma anche l’obbiettivo chiaro e preciso che si era posto. Sarebbe diventato avvocato per lottare e sanare le ingiustizie del mondo, perché non accadesse mai più che una madre rimasta vedova ed un bambino rimasto orfano dovessero subire ciò che avevano subito loro. Un ideale che però, col tempo, aveva dimenticato. Ma i tempo, si sa, spesso cambia le persone”.     
              
  L’AUTORE - Francesco Marconi, sposato con un figlio, è nato a Roma nel 1967, dove lavora in campo informatico. Considerato uno dei più forti giocatori italiani di Othello di tutti i tempi, vanta al proprio attivo otto titoli di Campione nazionale, un terzo posto ai Campionati Mondiali e due terzi posti a quelli Europei. Da qualche anno, ha cominciato a dedicarsi alla narrativa, inizialmente attraverso la scrittura di racconti brevi, riuscendo a mettersi in evidenza, in occasione di diversi premi letterari. Nelle sue opere risaltano i temi legati alla Croazia, terra a cui si sente particolarmente legato, per via delle origini materne. Il papà e il suo bambino è il suo primo romanzo.  

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