Sordità

Pochi screening uditivi “Solo sei bebé su dieci”

di Annamaria Messa

  Sentire per imparare a parlare, per integrarsi nella realtà circostante, per ottenere un migliore sviluppo  cognitivo, emotivo, psicologico. Ma anche per cogliere un richiamo, un allarme,  per godere la musica… Il processo si avvia alla nascita ma non va così per circa millecinquecento, duemila bambini che in Italia nascono ogni anno con sordità profonda o ipoacusia grave. E spesso ancora ci si accorge intorno ai 2 anni della mancanza di udito del piccolo (il difetto sensitivo ereditario più frequente nei neonati), quando già molti danni sono stati fatti e lo sviluppo linguistico e cognitivo del bambino è compromesso. Anche un deficit uditivo medio, se non trattato subito, può causare problemi di apprendimento e non solo.
  Per l’Ehdi (Early Hearing Detection and Intervention Programs, principi e linee guida per i programmi di rilevazione e
intervento precoce delle sordità infantili) tutti i neonati entro il primo mese di vita dovrebbero aver accesso allo screening uditivo e a una valutazione audiologica completa entro il terzo mese per confermare la presenza della sordità se non superano il test iniziale e il successivo re screening. Lo  screening si va diffondendo anche in Italia (da 29,3% di neonati esaminati nel 2003 a 60,6% nel 2008) ma con differenze significative tra le regioni ed è ancora limitato specie in alcune aree di Sud e isole.
  Per la diagnosi precoce alla nascita basta lo specifico test Oae, Emissioni otoacustiche. Rapido, non invasivo, poco costoso, rileva se la coclea è normale. A gran voce se ne chiede l’avvio in tutti i centri nascita nazionali e l’inserimento nei Lea. «Se si interviene tardivamente si hanno compromissioni più o meno severe di linguaggio e comunicazione. Domenico Cuda, direttore Otorinolaringoiatria ospedale G. da Saliceto (Piacenza): «È chiaro che organizzare lo screening universale, controlli, percorsi successivi è molto più complesso di quanto non sembri a prima vista ma serve innanzitutto una rete capillare capace di intercettare localmente tutti i nati con questo problema. Poi si potranno strutturare i centri di secondo e terzo livello».
  L’inserimento nei LEA dello screening audiologico neonatale è previsto ma giace ancora nei meandri della burocrazia e della mancanza di fondi del ministero della Salute. Nel Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 è prevista l’estensione dello screening per la ricerca della sordità congenita e un documento tecnico che ne definisca modalità e successivo percorso del paziente affetto da sordità. «Tra poco dovrebbe essere approvato », osserva Luciano Bubbico, otorinolaringoiatra, Laboratorio Scienze Biomediche Ias/Isfol, che porta avanti un censimento della sordità infantile in Italia e coordina un Progetto di ricerca nazionale sulla prevenzione.
  Dovrebbe essere istituito un Registro nazionale sulla sordità ma ci vuole tempo anche per questo. Un portale di ricerca Internet la via più veloce.

la Repubblica, 3 maggio 2011, pag. 35

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