Sono tutte belle le mamme sullo schermo

Le famiglie di oggi in un documentario sulla maternità

 di Tiziana Platzer

   Si è laureata, sposata e subito dopo ha avuto un figlio. Aveva 24 anni. Sì, un po’ giovane per una maternità concepita da una ragazza dell’annata ‘71, ma in fondo solo un po’ in anticipo rispetto alla media delle sue coetanee, future mamme «attempate» tra i 35 e i 40. Il fatto che rende invece Francesca Minelli piuttosto, anzi molto fuori dall’ordinario, è che quella nascita fu la prima di 9. Oggi il più piccolo ha dieci mesi e il maggiore 16 anni, 3 femmine e sei maschi: e Francesca, torinese, quarant’anni da compiere, non può ancora dire se il percorso della sua numerosa famiglia sia concluso. «E’ stata una scelta attraverso un’esperienza di fede, il nostro modo di aprirci alla
vita» racconta con un tono di voce spiritoso, impossibile da scambiare per esausto, non c’è affanno mentre corre alla materna a prendere una delle piccole e pensa alla riunione a scuola di un altro dei suoi ragazzi poco più tardi. Tanto per cena è presto fatto, pasta al pesto, bistecca e insalata. Facile e veloce per una tavolata di 11 persone. Anzi 10, il piccolo va ancora a pappe. Il marito fa il grafico, lei lavora - ovvia l’incredulità, male lei ce la fa, con un part-time in banca -, vivono in prima collina in una casa con il giardino e quattro camere da letto e per spostarsi usano un pulmino a nove posti. «Fino a quando sono stati cinque, in giro mi fermavano per chiedermi se erano tutti miei, ora con 9 a  nessuno viene in mente di domandarmelo!» dice ridendo apertamente, definendosi una «mamma come tante », lontana dalla perfezione: «Ho le mie lacune, l’impegno maggiore è essere in grado di ascoltarli, trovare il modo di superare la paura di non cogliere ogni loro aspetto e motivo».
  E’ solo un pezzo della sua storia che sabato 7 maggio andrà a raccontare al Centro dei cortometraggi dell’Aiace, in via Maria Vittoria 10, davanti alla telecamera delle registe torinesi Enrica Viola e Rossella Schillaci. Sarà una delle tante donne che si sono messe in contatto attraverso la rete e il tam tam delle amiche delle amiche con il progetto di Lia Furxhi e Chiara Cremaschi: realizzare un documentario dedicato alla maternità, «Son tutte belle le mamme del mondo».Un progetto che ha già fatto tappa a Genova, Milano e Bergamo, e che dopo Torino - chi ha voglia di raccontarsi o di inviare un’autointervista può consultare il sito www.sontuttebelle.org e ancora partecipare - andrà a Roma. «Un’idea nata due anni  fa, pensando a quanto è diversa la donna stilizzata dai media, dalla pubblicità, rispetto a quella che si incontra ai giardini, che vive la scuola, il dramma dell’asilo nido senza posti liberi. Mamma o anche non mamma» spiega Lia Furhxi, torinese, 40 anni, due bambini e organizzatrice culturale dell’Aiace. «Le diverse zone dell’Italia offrono spaccati femminili differenti. Per questo ogni città scelta ha registe del posto. A fine estate monteremo un documentario da mandare ai festival, da proporre alle tv». Suddiviso per capitoli intervallati a clic d’animazione: uno spazio per ogni tema affrontato durante le riprese. Un archivio di racconti sulla scelta o meno di avere dei figli, la maternità «matura», la solitudine dove la famiglia non riesce ad aiutare, la precarietà del lavoro, i dubbi che circondano il periodo dell’allattamento, il desiderio che porta alla fecondazione assistita e le famiglie allargate. Fino ad ora fra le 40 interviste la media delle donne italiane con figli resta fra i 30 e i 40 anni, la gioventù è dalla parte delle straniere. E il terzo figlio pare spaventi un po’ meno, ma proprio poco meno.

La Stampa, 5 maggio 2011, pagg. 68-69

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