Ad Asti libri a scelta e niente compiti
di A. Schiffo
Oggi studiamo i Greci. Scegliete i
libri e mettetevi in cerchio». E così succede che Davide legge di
come si vestivano, Martina interviene perché si accorge che sul suo
testo è raccontato in modo diverso e Leonardo tira fuori il mini
compendio di Gianni Rodari che spiega la storia in 150 pagine. Nella
classe di Giampiero Monaca, 44 anni di cui 10 da maestro alla Rio
Crosio di Asti, la stessa materia si studia su libri diversi. Sono i
bambini a scegliere. Non si porta a casa niente. È tutto raccolto
per materie nello scaffale che hanno montato i bambini con tanto di
brugole e dadi. Si trova in fondo all’aula e i bambini lo conoscono
come biblioteca di Topus de’ Libris, il topino che li accompagna
dalla prima elementare e li motiva «perché gli è venuta una forte
miopia e quindi dovevano aiutarlo». «Un’idea che mi è venuta in
mente durante una lezione di scienze. Studiavamo l’apparato
digerente e il giorno dopo ogni allievo è arrivato con cassette e
libri sul corpo umano che aveva trovato a casa. Si era innescato il
meccanismo della curiosità». Così durante le lezioni l’approccio
è multiplo: prima il maestro racconta come se fosse una favola, si
mettono a confronto più fonti possibili per poi discutere insieme.
«Se mi chiamano anarchico, non mi offendo più – dice il maestro
-. Le indicazioni ministeriali sono chiare e il programma scolastico
verte sulle competenze e non sugli argomenti. I bambini devono
imparare a leggere e scrivere e formarsi una coscienza critica, la
stessa che applicheranno quando ascolteranno una notizia al
telegiornale». Venticinque bambini che si fanno chiamare
«BimbiSvegli». «Bimbi perché rivendichiamo il diritto ad
essere
cuccioli – aggiunge Monaca –. Svegli perché ci sentiamo
cittadini attivi». In questa sezione non c’è la cattedra, le
sedie sono messe in cerchio e gli astucci con biro e colori come i
libri si condividono. E chi lo desidera può far lezione a piedi
scalzi Niente compiti a casa («dopo otto ore di lavoro ognuno ha
diritto a pensare agli affari suoi») e gli zainetti sono di cotone,
dono della cooperativa del commercio equosolidale. Dentro ci sono
solo diario e merenda. Non tutti i giorni, però. Perché il venerdì
si mangia la frutta che si avanza in mensa. Con i soldi risparmiati
lo scorso anno i piccoli allievi hanno aiutato a ricostruire la
«terra dei bambini» a Gaza, in Palestina, rasa al suolo da un
bombardamento. Quest’anno si studia Sepulveda e si aiuta il
Madagascar. Sono gli stessi bambini che hanno perorato la causa delle
mezze porzioni in mensa, cui hanno aderito altre quattro classi. Le
20 porzioni al giorno che si sarebbero sprecate andranno alla mensa
dei poveri, 32 euro al giorno che invece di finire nel cestino sono
spesi per una buona causa. Nella classe di Giampiero Monaca si fa
scuola, ma di vita.
La Stampa, 14 settembre 2016, pag. 17
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