La
scoperta, spiegano gli esperti, pubblicata sulla rivista Pnas, apre
nuove prospettive per il trattamento dell’obesità.
«La
conoscenza di questi meccanismi neuronali che contribuiscono alla
riduzione dell’appetito - spiega Maria Beatrice Passani,
ricercatrice del dipartimento di neuroscienze dell’Ateneo
fiorentino -, offre nuove prospettive per sviluppare farmaci più
efficaci e sicuri per il trattamento dell’obesità, che mirino ad
incrementare il rilascio di istamina nel cervello».
«Abbiamo
scoperto – continua Passani – che il segnale di sazietà prodotto
dall’intestino durante il consumo di un pasto da parte di un
lipide, l’oleoiletanolamide (Oea), attiva aree specifiche del
cervello che usano l’istamina come neurotrasmettitore, favorendo
così la cessazione dell’attività alimentare».
L'Eco
di Bergamo, 1 agosto 2014
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