La migliore soluzione, anche a scuola
Iniziative per eliminare l’acqua in bottiglia dalle mense scolastiche. L’acqua del rubinetto è promossa, anche dai medici
Fa
bene all’ambiente, alle tasche, e anche alla salute. Aumentano le
iniziative per promuovere l’uso dell’acqua del rubinetto.
L’amministrazione comunale di Pollenza, in provincia di Macerata,
ha lanciato la campagna “Acqua del rubinetto a scuola”. E non è
l’unico caso. Secondo una nuova ricerca condotta da un gruppo di
medici svizzeri, è mediamente più sicura per la salute di quella in
bottiglia.
UN’INIZIATIVA
PUBBLICA NELLE SCUOLE–
Non
troveranno più acqua in bottiglie di plastica i bambini che vanno a
scuola nel
Comune
di Pollenza:
da ora in poi nelle quattro mense distribuite sul suo territorio (per
un totale di oltre 33mila pasti all’anno) si berrà acqua
proveniente dall’acquedotto. Ultimati lo scorso anno i lavori di
allacciamento di tutte le frazioni all’acquedotto del Nera, oggi
ogni abitazione usufruisce di un’acqua di ottima qualità anche dal
punto di vista organolettico. L’iniziativa del Comune permetterà
di risparmiare ben 50mila bottiglie di plastica all’anno, pari a
circa 1.5 tonnellate. Una carta vincente nel percorso di riduzione
dei rifiuti intrapreso dall’amministrazione, e un
ottimo spunto per
educare i più giovani rispetto a un bene comune tanto prezioso e
alla sostenibilità ambientale. Il circolo è virtuoso: più persone
bevono acqua da casa, più le amministrazioni saranno stimolate a
mantenere alti gli standard dei controlli e della qualità. Il caso
di Pollenza non è unico: sono sempre di più gli istituti scolastici
che decidono di abolire l'acqua in bottiglia dalle proprie mense e
proporre quella a km zero.
DALLA
BOTTIGLIA AL RUBINETTO -
Gli
italiani sono i più grandi consumatori europei d’acqua in
bottiglia, con una media di 188 litri di acqua imbottigliata
procapite consumata nel 2011. Qualcosa sta cambiando. A iniziative
e campagne
contro lo spreco dell’acqua,
si aggiungono sempre più quelle che promuovono il suo utilizzo
numero uno: berla, e dal rubinetto. Riscoprire il valore dell’acqua
di casa come fonte buona e sostenibile.
Proprio
ieri è uscito «In buone acque», il nuovo dossier di Hera –azienda
leader nei servizi idrici, ambientali e energetici - sulla qualità
dell’acqua potabile distribuita a oltre 3 milioni di cittadini,
sottoposta a 900 analisi al giorno.Scaricabile
online distribuito nelle scuole che
collaborano con la multiservizi nei progetti di educazione
ambientale, mira a informare e sensibilizzare le famiglie all’uso
di acqua del rubinetto. Dal 2005 al 2012 la percentuale di cittadini
che la beve è cresciuta, passando dal 47al 54 percento. Nella
ricerca svolta dall'azienda, il 33 percento degli intervistati beveva
solo acqua del rubinetto nel 2012, mentre il 21 percento
l’accompagnava alla minerale. I vantaggi di bere l’acqua di casa
sono sicuramente ambientali: come fa notare Acqua
Italia(federata
ad Anima - Confindustria), un kg di Pet (25 bottiglie da 1,5 litri)
consuma 2 kg si petrolio e 17,5 litri d'acqua e rilascia poi
nell'atmosfera 40g di idrocarburi, 25g di ossidi di zolfo, 20g di
ossidi d'azoto, 18g di monossido di carbonio, 2,3 kg di anidride
carbonica, gas responsabile dell'effetto serra. I vantaggi sono anche
economici: secondo Hera, nel 2012 il costo di 1.000 litri d'acqua del
rubinetto è stato di 1,62 euro, mentre l'equivalente quantitativo
d'acqua in bottiglia è costato 300 euro: in media l’acqua
del rubinetto costa dalle 300 alle 1.000 volte meno di quella in
bottiglia .
Infine, a beneficiarne è anche la salute.
TUTTA
SALUTE! -
Una
nuova ricerca scientifica realizzata da un gruppo di medici svizzeri
ha ravvivato le preoccupazioni riguardo alla qualità dell’acqua in
bottiglia, dimostrando come bere quella del rubinetto sia più sicuro
dal punto di vista della salute. Lo studio, realizzato da Médecins
en faveur de l’Environnement
e Pingwin Planet, ha testato l’acqua di dieci grandi marche,
rilevando che una bottiglia su due era contaminata. Due in
particolare risultavano pesantemente contaminate: secondo i medici,
l’acqua delle bottiglie di Badoit (prodotta da Danone) conteneva
16,299 nanogrammi per litro di idrossitoluene butilato, un additivo
alimentare (siglato E321), in quantità oltre tre volte superiore a
quella consentita dalla legislazione svizzera. Sorprendentemente, è
risultata l’acqua in bottiglie di vetro a ottenere i punteggi
peggiori, un fatto che potrebbe essere spiegato dai residui del
processo di riciclaggio. Le conclusioni dello studio sono state
contestate dall’industria dell’acqua in bottiglia, ma confermano
altre ricerche analoghe condotte in precedenza sia in Svizzera che in
altri Paesi: l’acqua del rubinetto è generalmente più pura e
sottoposta a controlli più rigorosi di quella in bottiglia.
Finalmente, un bene di tutti che fa bene a tutto.
Corriere
della Sera, 19 settembre 2013
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