Prima dei due anni il sale andrebbe escluso
dall'alimentazione
accompagnerebbe, quindi, a comportamenti alimentari poco corretti, con un più elevato rischio di diventare obesi.
LA RICERCA - «I risultati sono interessanti
ma non conclusivi», commenta Claudio Maffeis, professore associato di pediatria
all'Università di Verona ed esperto in nutrizione infantile. «La dieta dei
bambini che hanno partecipato all'indagine è stata valutata due volte tra
febbraio e agosto 2007: inizialmente con un colloquio faccia a faccia, poi con
un'intervista telefonica. In queste occasioni è stato indagato il loro
comportamento alimentare nelle 24 ore precedenti, ma senza che quanto riferito
sull’assunzione di liquidi, cosa di per sé non facile, fosse alla fine
verificato con metodi più accurati. Un aspetto che va tenuto in conto».
OBESITÀ IN ITALIA - L'indagine mette in
relazione l'eccessivo consumo di sale fin da piccoli con la nascita di
abitudini alimentari scorrette e il rischio di sviluppare obesità. Un fenomeno
ben conosciuto anche in Italia. Nel nostro Paese si contano, infatti, un
milione di bambini in sovrappeso, di cui 400 mila obesi. Una situazione a cui è
necessario porre rimedio visti anche i problemi di salute connessi: malattie
metaboliche come diabete, ipertensione e arteriosclerosi che possono insorgere
ancor prima dell’età adulta.
EDUCAZIONE AL GUSTO - In funzione preventiva,
è importante abituare i bambini a un'alimentazione equilibrata dalla prima
infanzia, il che significa anche non eccedere con il sale per non favorire
consuetudini dietetiche sbagliate. «I piccoli non dovrebbero vederlo per i
primi 12 mesi, come suggerito dai pediatri. Talora, invece, finisce nelle loro
pappe già durante lo svezzamento», dice Claudio Maffeis. Nei primi anni è molto
importante educare i bambini al gusto dei diversi cibi, limitando sia quelli
troppo dolci sia quelli eccessivamente salati. E qui giocano un ruolo
determinante i genitori che devono dare il buon esempio e prestare attenzione a
ciò che portano in tavola.
MODERAZIONE E VARIETÀ - L'importante è non
abbondare con le porzioni, variare il menù e tener conto dell'apporto calorico
di alimenti e bevande per assicurare ai bambini una dieta equilibrata, senza
eccessi né carenze. «Ovviamente è meglio l'acqua delle bibite zuccherate e
frutta e verdura dei cibi grassi, ma questo non significa demonizzare
particolari alimenti», precisa l'esperto. «Le proibizioni non funzionano». Le
bevande caloriche possono essere offerte eccezionalmente, basta che non
diventino la regola e non si sostituiscano all'acqua. Lo stesso vale per i cibi
dolci: non bisogna esagerare.
BANDO AI FUORIPASTO - Troppi snack a distanza
di poco tempo sono del tutto sconsigliati. Creano disordine nella dieta del
bambino. La sua giornata dev'essere scandita da cinque pasti principali:
colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena. «La colazione va fatta
possibilmente insieme ai familiari e senza fretta», dice l'esperto. «Il
consiglio è di puntare la sveglia un po' prima la mattina e abituare il piccolo
ad andare a letto presto la sera». Per quanto riguarda lo spuntino e la
merenda, «l'importante è che contengano una buona quota di carboidrati, che,
tra l’altro, aiutano a tenere sveglia l'attenzione. La frutta è sempre
l'ideale, ma può essere alternata con crackers, fette biscottate, una fettina
di torta fatta in casa o una merendina leggera non farcita».
RACCOMANDAZIONI SIP - La Società Italiana di
Pediatria ha ribadito recentemente le indicazioni per prevenire sovrappeso e
obesità nei bambini: il consiglio è di allattarli esclusivamente al seno fino
ai sei mesi, non eccedere con le proteine nei primi ventiquattro e sottoporli a
visite periodiche dal pediatra per controllarne l'accrescimento. E ancora:
bandire la tivù per i primi due anni, imporre un limite di un paio d'ore
giornaliere successivamente e, dai cinque anni, assicurare loro almeno 60
minuti al giorno di attività fisica.
Corriere della Sera, 5
agosto 2013,
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