Ricerca. I meccanismi che rendono anche difficile dimagrire
di Elena Meli
Siamo ciò che mangiamo e anche il nostro cervello è parecchio influenzato da quello che mettiamo nel piatto e dal nostro peso.
Lo hanno dimostrato diverse ricerche presentate a New Orleans, nel corso del recente Congresso mondiale di neuroscienze, con le quali si è indagato il rapporto fra funzioni cerebrali e dieta, scoprendo che le connessioni sono tante e che i nostri menu influenzano l’attività cerebrale, ma anche i meccanismi biologici che governano l’attività del cervello, e che possono contribuire non poco a farci ingrassare.
Timothy Verstynen, della Carnegie Mellon University (Pittsburgh), sottoponendo un gruppo di persone normopeso od obese a risonanza magnetica funzionale ha scoperto, ad esempio, che i chili di troppo modificano le connessioni nervose in aree critiche per la cognitività, il che comporterebbe una comunicazione fra neuroni più difficoltosa. E Verstynen ha effettivamente verificato, con appositi test, che gli obesi fanno più fatica a portare a termine compiti che richiedono decisioni complesse.
Non solo. «Se si aumenta troppo di peso — ha aggiunto il ricercatore — i sistemi energetici dell’organismo si degradano e questo ha un effetto negativo su tutti sui circuiti cerebrali, in particolare sulle zone che controllano i comportamenti istintivi».
Morale: i chili di troppo alterano la funzione del cervello rendendo più difficile sia prendere decisioni difficili che
controllare gli istinti. E la situazione si complica, perché con queste caratteristiche di funzionamento cerebrale diventa più difficile rispettate una dieta.
controllare gli istinti. E la situazione si complica, perché con queste caratteristiche di funzionamento cerebrale diventa più difficile rispettate una dieta.
Dati interessanti arrivano anche dagli studi, del ricercatore e endocrinologo Tony Goldstone, condotti su volontari sottoposti a risonanza dopo aver fatto colazione o dopo averla saltata. «I nostri comportamenti alimentari hanno effetti chiaramente verificabili sul funzionamento del nostro cervello — spiega Goldstone —. In chi digiuna al mattino l’attività delle aree della corteccia orbitofrontale legate alla soddisfazione e alle decisioni alimentari si altera e quando vengono presentati cibi calorici il cervello si "accende" di più rispetto a quanto accade in chi al mattino non digiuna. E questa "accensione" comporta il rischio di mangiare di più e male al pasto successivo. Studi come questo — sottolinea il ricercatore — possono aiutarci a capire come risponde la mente alle nostre scelte alimentari consentendo a un maggior numero di persone di trovare i "trucchi" giusti per dimagrire o mantenere il peso forma». Se da una parte quello che mangiamo, e "quando" lo mangiamo, può influenzare il funzionamento cerebrale creando, come si è visto, un circolo vizioso che ci impedisce di dimagrire, dall’altra i cibi possono perfino provocare danni al cervello stesso.
Una ricerca condotta da studiosi della Mayo Clinic di Rochester, suggerisce infatti che gli over 70 che esagerano con i carboidrati hanno un rischio quasi quattro volte più alto di sviluppare demenza e Alzheimer rispetto a chi ne mangia con moderazione. Lo studio, svolto su circa 1200 anziani, indica che carboidrati e zuccheri in quantità possono provocare piccoli deficit cognitivi che a volte sfociano nella vera e propria demenza.
«I carboidrati sono il carburante del cervello, quindi un introito moderato è essenziale; se si eccede, però, il metabolismo del glucosio può venire alterato e, un po’ come accade nel caso del diabete di tipo due, non si riesce più a usare lo zucchero nel modo giusto» osservano gli autori. Tutti dati che confermano l’importanza di un’alimentazione equilibrata: non solo per restare in forma fisicamente, ma anche perché il cervello continui a funzionare al meglio.
Corriere della Sera, 25 novembre 2012, pag, 50
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