Cresce la battaglia contro la culla del Sermig

“Tutelano i bambini, ma abbandonano le madri”

di Letizia Tortello

  Da figlia non riconosciuta dico no alla culla del Sermig. La ruota degli esposti va chiusa. Si investano i soldi altrove. E’ un salto nel Medioevo. Non tutela adeguatamente né la madre, né il bambino». E’ ferma, decisa, ma serena Claudiana Roffino, figlia adottiva, non riconosciuta alla nascita dalla donna che l’ha messa al mondo.

La politica

  Dopo la lettera del consigliere comunale del Pd, Silvio Viale alla «Stampa», che chiedeva l’eliminazione della culla di Borgo Dora per i bambini abbandonati, anche lei decide di far sentire la propria voce. Lo fa raccontando la sua testimonianza di bimba che 46 anni fa la madre non ha voluto tenere con sé. L’ha partorita in ospedale e ha chiesto di rimanere anonima, per 100 anni, come prevede la legge italiana. Ha preferito essere dimenticata.

  Per la figlia Claudiana, come per gli altri bambini nella sua condizione, il calore di una famiglia adottiva è arrivato fin da subito. «Quando ero adolescente, mi è venuto il desiderio di conoscere chi mi aveva generato. Ma oggi, quella donna non è più nulla per me, non saprei cosa dirle». Un grande riconoscimento nei suoi confronti, però, c’è: «Mi ha partorito in una struttura ospedaliera, in assoluta sicurezza per entrambe. Evitando parti clandestini e ruote che tutelano i figli, ma abbandonano le madri». Per questo, da anni lei si spende per la chiusura delle culle di antica memoria.

 Le carenze

  La prima ragione è che non consentono alla madre un percorso, anche minimo, di assistenza psicologica:
«Molte delle donne che decidono di abbandonare il bimbo si trovano in condizioni di estrema emarginazione. Necessitano di supporti non solo sanitari, per provare a uscire dalle loro tante paure».

Chi sono

  Le statistiche le ritraggono spesso giovanissime, in molti casi extracomunitarie, ragazze disperate, che temono di perdere il lavoro. La maggior parte di loro non conosce la legislazione italiana, che viene incontro alle madri in grave difficoltà, con l’anonimato. Pertanto scelgono di partorire in clandestinità.

L’anonimato

  E non in ospedale, che invece dà la possibilità di decidere in un certo numero di giorni se tenere con sé il figlio oppure non riconoscerlo. «La ruota è un flash, questione di un attimo di disperazione totale – spiega –. Inoltre, l’anonimato non è completamente garantito, perché la culla del Sermig è munita di telecamere».

  Claudiana, insieme all’Associazione nazionale Famiglie adottive e affidatarie, da tempo si batte per «un’azione informativa che convinca le madri in situazione di disagio a rivolgersi a ospedali e consultori, e ai servizi comunali», spiega Frida Tonizzo dell’Anfaa.

  L’associazione sostiene la proposta di legge nazionale sul potenziamento dell’assistenza nei periodi che precedono e seguono il parto per le ragazze madri sole che non sanno come affrontare la gravidanza.

 L’inchiesta de La Stampa uscita a fine settembre sui parti segreti, quei parti cioè che permettono alle madri di lasciare il bimbo in ospedale senza però riconoscerlo.

La Stampa, 5 ottobre 2012, pag, 53

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