Denuncia del Consiglio indigenista missionario
MANILA, 1. I vescovi delle Filippine hanno
invitato tutti i cattolici del Paese asiatico a partecipare ai raduni di
preghiera che si terranno nelle parrocchie in questo fine settimana e pregare
affinché la maggioranza dei membri del Congresso di Manila respinga il progetto
di legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Bill) quando esso sarà
sottoposto a votazione presso la Camera dei rappresentanti il prossimo 7
agosto. Nel centro della capitale Manila, un «Prayer Power Rally» si terrà,
sabato 4, presso lo «Edsa Shrine». L’evento viene organizzato dalla Commissione
episcopale per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale filippina
(Cbcp). Per il responsabile della Commissione, monsignor Gabriel Reyes, vescovo
di Antipolo «c’è un impegno morale che questa riunione non possa essere
interpretata in senso politico ma sia un momento di preghiera affinché una
proposta di legge che va contro i sentimenti e la dignità morale della
popolazione venga respinta dai nostri rappresentanti presso il Congresso”.
Nei giorni scorsi, monsignor Reyes, nel corso
di un incontro con i rappresentanti dell’informazione, aveva illustrato i
risultati di un sondaggio d’opinione rivolto ai deputati che dovranno decidere
se approvare o meno il controverso disegno di legge sulla salute riproduttiva.
Dall’indagine svolta precedentemente risulta che circa centoquaranta
parlamentari avrebbero espresso un atteggiamento contrario ad alcuni dei
contenuti del disegno di legge. «Siamo felici per questo orientamento», aveva
sottolineato il responsabile della Commissione episcopale per la famiglia e la
vita. Aveva inoltre aggiunto che la coerenza con le proprie convinzioni è una
virtù indispensabile per ogni parlamentare cattolico per convinzione.
L’arcivescovo di Cebu, monsignor Jose Palma,
presidente della Conferenza episcopale filippina, ha sottolineato che «i
risultati del sondaggio giustificano l’intensa campagna condotta dalla Chiesa
filippina in tutto il Paese per sostenere la cultura della vita e per
respingere questo progetto di legge che non soddisfa l’esigenza della paternità
responsabile come unico metodo per il controllo delle nascite e per lo sviluppo
della famiglia filippina secondo i principi della morale cristiana».
Secondo i risultati del sondaggio, dei 215
membri del Congresso intervistati, centoquaranta hanno dichiarato di essere
orientati a votare contro il disegno di legge sulla salute riproduttiva, 49
hanno detto invece di essere per un voto favorevole e 26 hanno detto di non
avere ancora preso una decisione su quello che dovranno fare.
Il segretario esecutivo della Commissione
episcopale per la famiglia e la vita, padre Melvin Castro, ha detto che, oltre
al raduno di preghiera di sabato prossimo a Manila, altre manifestazioni simili
stanno per essere organizzate in tutte le principali diocesi delle Filippine.
Nei giorni scorsi, il presidente delle
Filippine Benigno Aquino III aveva
affermato che «il numero insufficiente di classi, insegnanti e libri di testo
resterà un problema se la popolazione filippina continuerà a crescere». Questa
affermazione, contestata in coro da tutti i connazionali cattolici e non solo,
il presidente l’ha inserita nel contesto dell’annuale discorso sullo «Stato
della Nazione». I movimenti pro vita hanno già anticipato numerose
manifestazioni per contestare i piani del Governo di Manila di imporre metodi
anticoncezionali e l’uso della pillola abortiva nel contesto di programmi
sanitari sponsorizzati con denaro pubblico.
Nei giorni scorsi, ad Antipolo City, si era
svolta una conferenza, presieduta da padre Melvin Castro, per illustrare nel
dettaglio i punti contestati al progetto di legge sulla salute riproduttiva.
Nel corso dell’i n c o n t ro con i rappresentanti dei media filippini, il
religioso aveva sottolineato che «il Reproductive Health Bill rifiuta l’aborto
clinico ma promuove un programma di pianificazione familiare, sponsorizzando la
diffusione degli anticoncezionali anche nelle scuole e incoraggiando la
sterilizzazione volontaria».
In diverse occasioni, i presuli delle
Filippine hanno dichiarato che le politiche di controllo delle nascite non sono
il metodo migliore per lottare contro la povertà, le cui ipotetiche cause si
riscontrano non in una ipotetica sovrappopolazione ma in alcune scelte errate
in materia di sviluppo, nella mancata programmazione di coerenti politiche
economiche e nella generale corruzione degli apparati amministrativi centrali e
periferici che impedisce a chi è povero di potere cogliere delle opportunità di
riscatto sociale.
Nella situazione attuale, hanno
ripetutamente sottolineato i presuli filippini in diversi documenti, il Paese
si trova a metà tra povertà e sviluppo e una politica demografica per il
controllo delle nascite con mezzi artificiali non avrebbe alcun effetto
immediato e sarebbe una dispersione di fondi da usare per altri scopi.
L’Osservatore Romano, 2
agosto 2012, pag, 7
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