Per l’adozione prenatale mancano i presupposti

di Carlo Casini

Recentemente sono state presentate ben quattro proposte di legge sull’adozione prenatale che attualmente sono in discussione dinanzi alla Commissione Affari sociali della Camera: la prima è stata presentata dal gruppo di Di Pietro, la seconda dai Radicali (prima firmataria Farina Coscioni). In esse si parla di «materiale genetico» e di «donazione» di embrioni. Vi sono poi  altre due proposte di legge immediatamente successive della stessa Farina Coscioni e dei Radicali che intendono introdurre la fecondazione eterologa senza limiti e l’uso degli embrioni abbandonati al fine della ricerca scientifica.

  La proposta di adozione per la nascita era stata fatta anche da Movimento Per la Vita quando era in corso il dibattito sulla PMA nel Parlamento per preparare la Legge 40 insieme alla proposta di vietare la produzione sopranumeraria di embrioni e il loro congelamento. In tal modo, mediante l’immediato trasferimento in utero a tutti i figli, pur generati in provetta, sarebbe rimasta una qualche speranza di vita. Ma restava il conturbante problema dei 28.000 embrioni già abbandonati nel far west procreatico, conservati a 196 gradi sottozero e destinati a sicura morte. Per questo, quale rimedio ad un preesistente male, proponemmo l’adozione per la nascita. Ma il nostro emendamento fu respinto dal Parlamento, soprattutto per la violenta opposizione della sinistra, che si indignò per l’equiparazione dell’abbandono degli embrioni all’abbandono dei neonati. Purtroppo è intervenuta la sentenza 151/2012 della Corte Costituzionale che ha abolito il limite dei tre embrioni generabili in un ciclo e di nuovo è cominciato l’accumulo di embrioni sopranumerari congelati. È venuto meno, quindi, ciò che noi consideravamo presupposto per l’adozione prenatale. Non resta che insistere
per la modificazione art. 1 c.c. e riconoscere così che il figlio dell’uomo è sempre una persona. Il resto è conseguenza.

  Avvenire, 5 luglio 2012, pag, 22

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