A un anno abbondante dalle elezioni, anche la Cancelliera
allarga i cordoni della borsa
Se restano a curare i bimbi, a loro spetta il
Betreuungsgeld
di Roberto Giardina
A un anno abbondante dalle elezioni (settembre 2013), anche la
Merkel allarga i cordoni della borsa. Ma lei se lo può permettere. La
Cancelliera pensa alle mamme che invece
di andare a lavorare restano a casa per amore dei bambini. Chi rinuncia alla
carriera, e non manda la prole in un Kindergarten, dovrebbe ricevere il
Betreuungsgeld, solita parola che imbarazza quanti hanno paura del tedesco,
letteralmente il soldo per l’assistenza. Le mutter dovrebbero ricevere 150 euro
al mese finché il rampollo non compirà tre anni. Non è una gran cifra, e non
invertirà la tendenza che vede la Germania, insieme all’Italia, in coda per
tasso di natalità (1,3 fi gli per donna). Per fare un confronto, in Francia le
donne arrivano a percepire fino a 1.500 euro, a seconda del reddito. La Merkel propone anche un premio di 50 euro sulla
pensione per le donne che siano rimaste a casa per qualche anno per badare ai
figli.
Invece di ricevere elogi,
Frau Angela è stata sommersa dalle critiche. Dalle Chiese, cattolica e
luterana, ai sindacati, a quella scontata dell’opposizione, dei
socialdemocratici e dei verdi, e perfi no di parte dei suoi compagni di partito.
Unici del tutto favorevoli sono i cristianosociali della Baviera. La Csu,
partito gemello della Cdu della Merkel, si presenta solo nel Land meridionale,
dove da oltre mezzo secolo raggiunge la maggioranza assoluta, ma da tempo è in
calo. Un successo come ai vecchi tempi sarebbe vitale l’anno venturo per la
rielezione della Cancelliera.
Si dovrebbe piuttosto
investire di più nei Kindergarten, sostengono i critici di Angela (che non ha
figli). Anche se può sembrare sorprendente, i posti negli asili in rapporto
alla popolazione sono il doppio in Italia rispetto alla Germania. Ma l’attuale
ministro del lavoro, Ursula von der Leyen, milionaria e sette fi gli, fu
attaccata da tutti quando propose di finanziarne almeno altri 200 mila per
favorire il lavoro femminile. Insorse la Chiesa cattolica, e furono contro i
sindacati, preoccupati che le donne togliessero il lavoro ai maschi. Ora, in
piena ripresa, con un milione di posti vacanti, i sindacalisti hanno cambiato
idea.
Un’altra obiezione è che
verrebbero escluse proprio le famiglie più bisognose. Le madri che ricevono già
l’assegno dell’assistenza sociale (367 euro al mese, più l’alloggio) non
avrebbero diritto ai 150 euro supplementari, perché rientrerebbero nel minimo
vitale. Inoltre, cinicamente, si osserva che sono già casalinghe in quanto
disoccupate: perché premiarle? Ma sono le single con figlio a carico che
rischiano di più: non trovano lavoro, e una buona metà deve sopravvivere
proprio grazie all’assegno sociale.
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