È giusto fare la dieta a sette anni?


Usa, fa discutere un articolo-confessione su “Vogue”. L’esperto: il cibo non può essere punitivo

di Roselina Salemi

  Molti non lo sanno, ma l’incubo delle bambine di quinta elementare è la pesatura a scuola. Discutono per giorni sull’intimo che indosseranno per salire sulla bilancia, si mettono a dieta da sole, qualcuna calcola la possibilità di ammalarsi per evitare la visita. Alle famiglie poi arriva una lettera: vostra figlia è sotto peso, nella norma o pesa troppo. Padri e madri dovrebbero saperlo prima, mail problema viene affrontato soltanto quando è grave. Che cosa sta succedendo?
   Il dibattito scatenato da «Vogue America» - causa una piccoletta di sette anni messa drasticamente a dieta - suggerisce di guardare in casa nostra. È freschissimo l’allarme del congresso nazionale della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec) un paio di settimane fa. Ben 250 mila bambini italiani presentano un eccesso di grassi nel sangue, e gli specialisti consigliano analisi per controllare colesterolo totale, colesterolo Hdl e trigliceridi già a ventiquattro mesi.
   Sarebbe utile anche misurare il girovita dei figlie assicurarsi che il rapporto con l’altezza non superi lo 0,5. Sembra che i nostri siano i bambini più ciccioni e pigri d’Europa: il 22,9 per cento in sovrappeso, 11,1 per cento sono gli obesi (dati 2011). C’è uno spread magrezza: i tedeschi se la cavano meglio di noi.
  Armati di tabelle nutrizionali e bilance, i genitori pongono quesiti a pediatri, psicologi e dietologi su un centinaio di siti. «Salve, sono la mamma di una bimba di sette anni, altezza 1,25, peso 36 chili. Non mangia caramelle e merendine, eppure dimagrisce soltanto con molta attività fisica e mille calorie al giorno». «Mia figlia ha nove anni, 1,50 per 54 chili. È ingrassata da quando ha smesso di fare sport, perché è caduta. Aiutatemi!»
  Curioso: in una società perennemente a dieta («Provi la Dukan o quella del Cinque?») l’obesità cresce in maniera lineare, del 2,5 per cento ogni cinque anni. Si prospetta uno spaventoso futuro extralarge. Anche per questo «Tesoro, salviamo i ragazzi», reality show su Fox Life, è diventato un piccolo cult e il conduttore chef-ricercatore Marco Bianchi è richiesto ovunque, dai corsi di cucina alle mense scolastiche: da domenica 1°aprile, a Torino, parte per un giro d’Italia (poi a Milano, Roma, Napoli e Palermo) per parlare ai bambini trai 7 e gli 11 anni e ai loro genitori delle virtù delle vitamine B e della cucina sana.
  Se i bambini terribili di «Sos Tata» diventano buoni, quelli di Marco Bianchi dimagriscono in tv, e la dieta fa spettacolo: Neris, Domenico, Asia e Matteo passano alla maionese vegana e alla frittata senza uova, sopportano lo scioccante svuotamento del frigorifero e dicono addio alle merendine. «Attenzione», avverte Bianchi, «il percorso deve essere vissuto con il sorriso. I piatti non possono essere punitivi, altrimenti è la fine».
  Come racconta Stefano Pozzoli, psicologo clinico e psicoterapeuta, nel saggio «Tutto tondo» (Bruno Mondadori), curato da Associazione Pollicino e Centro Crisi genitori, il bambino grasso si nasconde, costruisce con il cibo una barriera protettiva perché è più fragile degli altri, e più facile da ferire. Se la battaglia contro l’obesità mette d’accordo chiunque, da Michelle Obama ad Antonella Clerici, c’è meno attenzione allo sguardo sociale, al fatto che i modelli infantili sono sempre più vicini a quelli della pubblicità: bambinette strizzate dentro minuscole gonne, corpi acerbi modellati da apposita lingerie.
  Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, parla di «adultizzazione precoce», e allora non è più questi o ne di giusto peso e di salute. C’è uno spaesamento, sostiene Marco Pozzi, regista di un bel film sull’anoressia, «Male di miele» (in questi giorni al cinema) che poi ci porta a dividere il mondo in grassi e magri, in anoressiche e curvy, e intanto la normalità scompare. Perciò la posta in gioco non è dimagrire, ma vivere.

37,1 per cento Sono le bambine italiane tra i 6 e i 9 anni sovrappeso oppure obese.
37,3 per cento Sono i maschietti nella stessa fascia d’età ad avere problemi con il proprio peso
25,6 per cento È il totale dei bambini e delle bambine obesi tra i 10 e i 13 anni.
16,2 per cento È il totale dei «baby obesi» nella fascia d’età tra 14 e 17 anni.

L’ALLARME
  In Italia 250 mila bimbi a rischio gli specialisti consigliano esami già a ventiquattro mesi.

LA PSICOLOGA
  È in corso un processo di «adultizzazione» precoce la normalità scompare.

La Stampa, 28 marzo 2012, pag, 20

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