Cesareo rifiutato: “Lesioni colpose”


Durante il parto la madre aveva insistito per cambiare metodo

di Marco Accossato

  Lesioni colpose. La procura di Torino ha aperto un’inchiesta sul caso di Andrea Doroftei, il neonato che ha subìto un’asfissia durante il parto avvenuto giovedì scorso all’ospedale Sant’Anna. Per quella mancanza di ossigeno ora rischia lesioni cerebrali permanenti.
  La madre, Claudia Vracio, 32 anni, aveva già perso due bimbi nelle due precedenti gravidanze, uno a causa di una malformazione cardiaca, l’altro nato troppo prematuro. Andrea era cresciuto sano per tutti i nove mesi della gestazione, ma giovedì, quand’è iniziato il travaglio indotto dai farmaci, Claudia ha chiesto che le venisse fatto il cesareo perché non riusciva a spingere: «Vi prego, non ce la faccio...». Per i medici, «non c’era alcuna ragione medica che giustificasse il cesareo», e hanno insistito per il parto naturale. Andrea è rimasto bloccato con le spalle a metà del percorso verso la vita. Distocia della spalla, per dirla in termini medici. Un evento raro ma possibile. Ha sofferto per almeno quattro minuti, prima che riuscissero con fatica e diversi tentativi a liberarlo. Per ora è certo che ha subìto una paresi parziale del braccio sinistro, ma dovrà essere sottoposto ad altri esami, «e comunque - spiega il dottor Daniele Farina, primario di Neonatologia - ci vorranno due anni di controlli per avere un quadro preciso della situazione, perché prima di questo tempo sarà difficile valutare completamente le conseguenze». Rassicurante almeno il fatto che Andrea non abbia avuto finora convulsioni, ma occorrono altri esami, fra cui una risonanza magnetica a cui verrà sottoposto domani.
  Intanto il ginecologo privato di Claudia risponde alle accuse mosse dal Sant’Anna: «Non ci ha detto che era un parto a rischio», si sono difesi ieri in ospedale. «Sono allibito - ribatte il dottor Marco Giovannone, annunciando querele -: l’ospedale ha una cartella con l’intera storia clinica della signora, che era stata seguita proprio al Sant’Anna durante le precedenti gravidanze finite tragicamente. Io non avevo nulla da aggiungere a ciò che era scritto».
  Il dottor Pietro Lombardo, il medico che ha assistito l’ultima ora di Claudia prima del parto, e ha estratto il bimbo rimasto incastrato, ribadisce: «Non c’erano ragioni mediche per fare il cesareo. Anzi, il rischio di iniziarlo durante la fase espulsiva era troppo alto». Il dottor Lombardo - che giovedì in sala parto sostituiva una collega malata - dice che Claudia, «da quando ho dato il cambio a un collega, non ha mai chiesto il cesareo». Cosa che invece ha urlato subito dopo l’induzione del parto, quando un’ostetrica le ha rotto le membrane per accelerare il travaglio. Andrea pesava alla nascita 4 chili e mezzo.
  L’inchiesta della procura è affidata al pm Francesco Saverio Pelosi. Per ora l’accusa è contro ignoti. Claudia ieri ha potuto abbracciare il figlio, dopo cinque giorni di distanza forzata. Una donna distrutta. Dopo aver perso due bimbi aveva atteso un anno per cercare di nuovo il sogno di maternità. Una gravidanza a rischio da subito.
Il dramma Il parto della trentaduenne è avvenuto giovedì scorso al Sant’Anna di Torino La donna avrebbe detto più volte ai medici: «Vi prego, non ce la faccio...».

Il bimbo ha avuto una paresi parziale a un braccio e rischia danni cerebrali permanenti-
I medici del Sant’Anna: la donna aveva perso due figli, nessuno ci ha detto che c’erano rischi.

La Stampa, 21 marzo 2012, pag, 23

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