In un anno la balbuzie si può battere


Logopedia

È il tema della Giornata europea dei logopedisti: attenzione agli abusivi, la riabilitazione è possibile Importanza della diagnosi prima dei sei anni

di Tina Simoniello

 Mosè, che al cospetto del popolo di Israele preferiva far parlare suo fratello Aronne; Demostene, che si esercitava nell’arte oratoria masticando sassolini; Giorgio VI, il Re inglese del cui problematico eloquio si è occupato il cinema: alcuni tra i tanti personaggi della storia che hanno sofferto di balbuzie, il disturbo che colpisce l’1 per cento della popolazione — i maschi più che le femmine in rapporto di 4 a 1. Alla balbuzie è dedicata la Giornata europea della logopedia 2012 che si celebra oggi. «La balbuzie è un disturbo della influenza del linguaggio piuttosto frequente in età evolutiva — spiega Tiziana Rossetto, presidente Fli, Federazione italiana logopedisti — ed è anche un settore nel quale c’è molto abusivismo: furbi che a caro prezzo e in tempi record promettono miracoli. I miracoli non esistono ma ci sono trattamenti di provata efficacia e che richiedono professionalità e collaborazione di più professionisti: logopedisti, medici, psicologi. Con percorsi riabilitativi adeguati al singolo caso, in sei mesi-un anno e con monitoraggi successivi la balbuzie può scomparire».
 Ma la riabilitazione deve essere preceduta da una diagnosi: quando è il momento di farla? Prima dei 4 anni, infatti, una forma di balbuzie fisiologica è normale, riguarda fino al 10 per cento dei bambini e in genere si risolve spontaneamente tanto che successivamente, in fase prescolare (4-6 anni) è il 3 per cento dei bambini a balbettare. Come capire se si è in presenza di vera balbuzie o di una forma transitoria? «Parliamo di un disturbo che ha una origine biologica e non può essere provocata da traumi — chiarisce subito, sfatando un mito, Stefano Vicari, responsabile della Neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù di Roma — È evidente una forte familiarità: i bambini maschi con un padre balbuziente hanno il 25 per cento di rischio in più rispetto agli altri di soffrirne. Sulla diagnosi poi: se intorno ai 5-6 anni il di  sturbo permane per almeno 6 mesi consecutivi ha senso sottoporre il bambino a una visita specialistica per valutare se il caso specifico richiede o no un percorso terapeutico. Che è in sostanza di tipo logopedico: semplificando si mette il bambino in condizione di controllare la sua difficoltà in maniera più cognitiva. Nella grande maggioranza dei casi il trattamento funziona — conferma Vicari — Il disturbo tende comunque sia a migliorare con gli anni che a ricomparire nelle situazioni di particolare stress». Ma gli adulti? Possono essere trattati anche loro? «Spesso gli adulti balbuzienti sono ex bambini non trattati o trattati male, oppure i delusi che hanno rinunciato ai percorsi riabilitativi. Comunque — dice Rossetto — anche loro si possono trattare: le tecniche sono altre, possono coinvolgere anche simulazione di situazioni di stress sociale, e il logopedista diventa una sorta di coach».

la Repubblica, 6 marzo 2012, pag, 34

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