Il cromosoma Y si danneggia
facilmente. Lo dicono i teorici della fine del genere maschile
di
Vittorio Zucconi
Boys
will be boys", si dice in America quando i maschietti si comportano (male)
da maschietti, con un sospiro di sopportazione e un filo di compiacimento. Ma
ci saranno sempre boys per comportarsi da maschiacci? Non è detto. Dieci anni
esatti or sono, era il novembre del 2001 e il mondo era distratto da ben altre
preoccupazioni, sull'autorevolissimo British Journal of Medicine, usciva uno
studio con un titolo banale, Il futuro della salute per i maschi. Ma il
contenuto era esplosivo: i maschi sono in via di estinzione? Dieci anni e
tonnellate di ricerche più tardi, scatenate soprattutto negli Stati Uniti,
l'incubatrice del primo femminismo militante e organizzato, le notizie sono
buone, per le femmine della specie che dei maschi farebbero volentieri a meno,
e meno buone per i maschietti e per le donne disposte a tollerarli nel nome
della benedetta differènce. L'ironica profezia delle protofemministe americane
quando negli anni 60 proclamavano che "una donna ha bisogno di un uomo
come un pesce ha bisogno di una bicicletta" sembra si stia avverando, un
giorno alla volta, un maschio alla volta,
una clonazione alla volta. Esistono,
ed escono ogni giorno, troppi dati, studi epidemiologici, proiezioni e grida
allarmistiche perché si possano ignorare o se ne possa fare un riassunto in
poche righe, e la psico-antropologia da rotocalco televisivo e da telegiornali
fa abbastanza danni perché qui ne debbano aggiungere altri. Ma tutti i lavori
seri che circolano concordano su un punto: i maschi, nella loro capacità
riproduttiva, sono i più colpiti dall'inquinamento terrestre. La qualità e
quantità - lo so che è brutto dirlo perché sembra di parlare di tori e cavalli
da allevamento - dello sperma peggiora. In Canada, uno studio accurato condotto
dalla Università di Windors sulla nazione dei nativi Aamjiwnaang che vive nelle
vicinanze della massima concentrazione di impianti petrolchimici nel paese, ha
dato risultati scioccanti: la proporzione fra neonati maschi e femmine, che nel
resto del Canada è di 51 a 49 in favore dei bambini, è precipitata in
proporzione con l'espandersi dell'inquinamento chimico. È oggi di 32 maschietti
contro 145 femminucce nate ogni anno. E anche tra quella minoranza di maschi, i
difetti genetici sono più elevati che tra le femmine, perché il cromosoma
maschile Y, quello che sostituisce una delle due X femminili per produrre la
coppia XY della mascolinità, appare spesso danneggiato. L'incidenza di malattie
e malformazioni fra i piccoli Aamjiwnaang è notevolmente più elevata che fra le
piccoline. Ideologi, moralisti, tradizionalisti accorrono per aggiungere a
questi - e molti altri - rilevamenti scientifici spiegazioni
"culturali" per il declino del maschio. La fine del ruolo esclusivo
del cacciatore e del procacciatore di cibo. La irrilevanza della superiorità
muscolare in società tecnologiche, ormai confinata agli sport e ai reparti di
nerborute forze speciali. La crescente resistenza delle donne a quei ruoli
decorativi, all'essere oggetto di divertimenti maschili da "far
girare" negli harem, che ancora sopravvivono soltanto nelle comunità più
patriarcali o culturalmente anchilosate. Né la nascita di Dolly, la pecora
clonata, fece molto per confortare il pensiero che almeno una differenza fra i
sessi rimanesse insostituibile. La clonazione umana resta un tabù per ora inviolabile.
Ma tutti i tabù sono sempre stati violati e nessuna scoperta o invenzione è mai
rimasta inutilizzata, dalla fionda alla fissione nucleare. E ora il sesso
maschile ha anche una data di scadenza, ha calcolato la dottoressa Devra Davis
della Carnegie Mellon University, consulente dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità: 125mila anni. Non sono pochi, ma neppure moltissimi se pensiamo che i
resti più antichi di umani ritrovati in Africa nel 2001 e battezzati il
"Millennium Man" hanno, pare, sei milioni di anni. Quei 125mila anni
suonano come i minuti supplementari di una partita biologia ed evolutiva ormai
alla fine. Osservo i mie nipotini maschi e mi consolo. Resisteranno comunque
più a lungo dello yogurt.
Fonte: http://d.repubblica.it/dmemory/2011/10/08/rubriche/rubriche/062cro76262.html
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