Un libro di Christine Rankl, appena uscito in Italia,
rivaluta rimedi antichi come le fasce e il contatto fisico
E negli Stati Uniti spopolano i consulenti online per
aiutare le famiglie ad affrontare l’insonnia causata dalle lacrime
di Vera Schiavazzi
La prima regola? Fare di meno. I nuovi
consigli per mamme (e papà) stressati e abbattuti dal pianto del loro neonato
si avvicinano a quelli delle nonne. E – dai siti americani di consulenza online
e via skype ai nuovi manuali appena usciti in Italia – guidano passo passo, se
necessario anche in diretta, i genitori inesperti. Si comincia con gli stimoli esterni.
Da eliminare. Niente giochi, sonaglini, lampade rotanti o peluche almeno fino
ai tre mesi, e, se possibile, pareti dipinte con colori tenui e neutri. Da
evitare i rumori esterni e la luce, del sole o artificiale, direttamente indirizzata
sulla culla. Al secondo posto c’è la posizione nella quale cullare il neonato:
no alla testolina sulla spalla e alla passeggiata con piccoli sobbalzi, sì alla
classica posizione col piccolo adagiato tra le braccia e appoggiato al petto.
Un piccolo panno di cotone (il classico fazzoletto, o tovagliolo) può venir usato
vantaggiosamente per coprire gli occhi del bambino e aiutarlo a rilassarsi:
appoggiato sulla fronte e lasciato ricadere fino al naso, lo aiuterà a sentirsi
“avvolto” e a cedere al sonno.
E, da 0 a 9 mesi e oltre, sì al succhiotto se
il bambino lo gradisce, il famigerato “ciuccio” che negli anni è stato di volta
in volta assolto e condannato come il principale responsabile dei “vizi” e
delle deformazioni al palato. Consolare un neonato che piange offrendogli il
seno o il biberon anche quando non ha fame, infatti, potrebbe peggiorare la
situazione. Semaforo verde, infine, anche alle intuizioni spontanee delle madri
che, semplicemente ascoltando, riescono a capire se il figlio ha fame, è stanco
o prova un lieve dolore, come quello scatenato dalle “coliche” allo scattare
dei tre mesi. A 4 mesi il bambino dovrebbe essere in grado di addormentarsi da
solo, o, eventualmente, dopo essere stato cullato per dieci o venti minuti nel
passeggino. Attenzione dunque a non protrarre “routine” diventate inutili. Ma a
6 mesi le cose cambiano ancora. Il neonato dedica ormai solo il 60 per cento del
suo tempo al sonno, e comincia a desiderare gioco e interazione. È il momento della
fascia porta bebé, nei diversi modelli lunghi o corti, un accessorio indispensabile
alla mamma che vuole muoversi in casa, copiato senza esitazioni dalla
tradizione africana. Ben attaccato al corpo, su un fianco o sulla schiena
secondo i gusti e il peso, il bambino imparerà a conoscere la vita e i ritmi della famiglia. E
a distinguere il giorno dalla notte.
la Repubblica, 17 Ottobre
2011, pag, 49
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