Influenza, ecco come riconoscerla

I tre sintomi che svelano l’infezione

Come distinguere i «forti raffreddori» dalla vera influenza. Se dopo 4 giorni i sintomi  persistono va chiamato il medico


 
  La prossima stagione influenzale non dovrebbe essere particolarmente vivace e il picco è atteso tra fine gennaio e inizio febbraio 2015. In attesa che l’influenza mieta le sue prime vittime c’è chi sta facendo già i conti con le sindromi respiratorie parainfluenzali, complici i ribassi stagionali e gli sbalzi di temperatura. «Colpa soprattutto di adenovirus, coronavirus e rinovirus - spiega il 
virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano - che provocano fastidi meno intensi della classica influenza, ma per più tempo: i sintomi possono durare fino a 15 giorni».

  SINTOMI - Ma come è possibile distinguere l’influenza vera e propria dalle infezioni del tratto respiratorio che spesso ne mimano i sintomi? «I sintomi che caratterizzano l’influenza sono sempre gli stessi anche se ogni anno cambiano

le caratteristiche antigeniche dei virus circolanti - chiarisce Aurelio Sessa, presidente della sezione lombarda della Società italiana di medicina generale (Simg) - L’influenza ha in genere un carico di disturbi maggiore rispetto alle sindromi respiratorie parainfluenzali. In particolare, per poter diagnosticare l’influenza da un punto di vista clinico bisogna rilevare la cosiddetta triade, caratterizzata da contemporanea presenza di febbre abbastanza elevata e repentina, un sintomo respiratorio (tosse, raffreddore, mal di gola) e un sintomo sistemico (dolori muscolari o articolari, mal di testa, stanchezza.

  Diversamente nelle ben più frequenti infezioni respiratorie simil-influenzali questi tre sintomi non sono presenti insieme, ma piuttosto possono esserci «binomi» per esempio febbre con disturbi respiratori, febbre con sintomi sistemici o ancora sintomi sistemici insieme a sintomi respiratori senza febbre». La febbre alta e improvvisa è il segno tipico, spesso il primo a comparire: soltanto negli anziani e nei bambini sotto l’anno la febbre può manifestarsi con febbre non molto elevata. «In realtà - aggiunge il virologo Pregliasco - in un caso su due, chi crede di aver preso l’influenza è stato contagiato da uno dei tantissimi virus parainfluenzali che circolano in inverno».

  PREVENZIONE -I virus del raffreddore e, più in generale, delle vie respiratorie sono centinaia e danno tosse, mal di gola, naso che cola. La prevenzione però tra raffreddore e influenza è diversa. Dal raffreddore ci si protegge solo con la prudenza, evitando gli sbalzi di temperatura, coprendo naso e bocca quando si è all’aperto, lavando spesso le mani e seguendo un’alimentazione ricca di frutta e verdura. «L’influenza invece - spiega ancora Pregliasco - si può evitare con il vaccino, efficace all’80 per cento e in grado, se ci si ammala lo stesso, di ridurre i giorni di malattia. Attenzione però perché occorrono dieci giorni prima di avere una copertura completa, quindi meglio vaccinarsi molto prima dell’arrivo del picco influenzale».

  RIPOSO - Per tenere a bada influenza e sindromi respiratorie di origine virale in genere basta riposare qualche giorno e non strafare. Per contrastare i sintomi si possono utilizzare i classici farmaci di automedicazione: dagli antipiretici per abbassare la febbre agli antinfiammatori per ridurre dolori e infiammazione. Ma se nell’arco di tre-quattro giorni le cose non migliorano e si notano peggioramento meglio consultare il proprio medico per evitare di sottovalutare i sintomi spia di complicazioni. Il pericolo sono gli strascichi: influenza e sindromi respiratorie si differenziano anche per il loro epilogo. «Sia l’influenza sia le sindromi parainfluenzali tendono a risolversi nel giro di tre-quattro giorni - puntualizza Sessa - ma diversamente dalle forme parainfluenzali, che una volta debellate non danno più segno si sé, l’influenza tende spesso a lasciare uno strascico, ovvero una sensazione di debolezza che può durare anche una decina di giorni dopo la scomparsa dei sintomi».

Corriere della Sera, 12 novembre 2014

Nessun commento:

Posta un commento