Mai sottovalutati

Gli imprevisti e nel travaglio tutti allertati


 
  SOTTOVALUTARE gli imprevisti? Al contrario, le ostetriche temono a tal punto l’evento imprevisto che non solo si sono dotate di linee guida dettagliate per identificare chi può 
partorire a casa ma fanno di tutto per prevenire ogni eventualità lavorando in estrema sicurezza. «Paradossalmente - attacca Annamaria Gioacchini, ostetrica dall’86 con grande esperienza di nascita “dolce” attiva nel centro nascereecrescere.it - una donna che chiede di partorire in casa deve essere molto più sana e motivata. Lei, e anche il partner». Nessuna ideologia, nessun “parto in casa a tutti i costi”, quando è necessario ben venga il cesareo.

  Gioacchini ha assistito centinaia di parti, a casa, in clinica, in ospedale. Presenza discreta - dice lei - e forte, rassicurante, dice chi con lei ha partorito. «Resto con la donna per tutto il tempo necessario - precisa - dandole conforto e sicurezza e aiutandola a trovare la forza per partorire. Se mi sono mai successi imprevisti? Talmente pochi che li ricordo, tutti risolti si bene. La selezione è però fondamentale». Tanto che l’associazione Nascere in casa, che raggruppa le ostetriche che lavorano a domicilio e nelle case maternità, ha messo a punto le linee guida (sul sito nascereacasa.it) con controindicazioni assolute (gravidanza gemellare, più di 5 parti o cesarei pregressi, patologie di vario tipo) e da considerare (tra queste anche eccesso di peso e bassa statura). «Da quando il Lazio ha una norma specifica - racconta Gioacchini - c’è un rapporto più stretto con l’ospedale. Nel mio caso, compilo il modulo del parto a domicilio alla trentaduesima settimana, scrivo quale ospedale scelgo, in genere il più vicino, vado a parlare con capo ostetrica, primario e responsabile sala parto insieme alla donna gravida e al marito chiedendo tutti i recapiti telefonici.


  Quando comincia il travaglio in casa telefono in ospedale per avvertire. In caso di necessità si chiama ospedale e 118. Per fortuna però non è mai accaduto. Questa collaborazione è importante anche se spesso le donne che partoriscono in casa vengono
ancora guardate un po’ come delle matte. Dimenticando che il parto è un evento fisiologico che andrebbe sottratto alla dimensione della patologia. Dobbiamo garantire sicurezza con assistenza appropriata senza vedere la patologia sempre e dovunque. Inoltre le donne che partoriscono in casa non sono mai lasciate da sole per un minuto, sono più serene e concentrate. Un’atmosfera che si può avere solo a casa o nelle case maternità, purtroppo
ancora troppo poco diffuse». 

la Repubblica, 30 settembre 2014, pag 45



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