Inutile, o poco utile, guardare ai giorni fertili per evitare una gravidanza indesiderata: durante ogni rapporto sessuale, in qualunque giorno del mese, ci sono dal 3 al 5 per centro di probabilità di restare incinta
Questo
quanto affermato dalla professoressa Rossella Nappi, docente di
Ginecologia e ostetricia
Irccs San Matteo di Pavia, durante un incontro con i giornalisti organizzato in occasione del 15th World Congress on Human Reproduction in corso a Venezia dal 13 al 16 marzo 2013.
Irccs San Matteo di Pavia, durante un incontro con i giornalisti organizzato in occasione del 15th World Congress on Human Reproduction in corso a Venezia dal 13 al 16 marzo 2013.
Se
pertanto basiamo la nostra attività sessuale – sia che si cerchi
di evitare una gravidanza, che viceversa – sui giorni “fertili”,
intorno al 14° giorno, potrebbe rivelarsi una manovra inutile o
pericolosa, a seconda di come si vedono le cose.
«La
“finestra fertile” di un donna – ha sottolineato Nappi all’ADN
Kronos –
è
molto più ampia di quello che si pensi: il 70% delle donne si trova
in questa fase prima del 10° giorno o dopo il 17° giorno del ciclo
mestruale. Chiaramente la probabilità di concepimento è più
elevata in
quei giorni specifici vicini all’ovulazione, ma è molto difficile identificarli. Nessun “calcolo” o “marcia indietro” vale davvero, dunque. Può capitare che, pur avendo avuto un ciclo regolare, lo stress, i viaggi, o altri elementi possano “spostare” il momento “clou”».
quei giorni specifici vicini all’ovulazione, ma è molto difficile identificarli. Nessun “calcolo” o “marcia indietro” vale davvero, dunque. Può capitare che, pur avendo avuto un ciclo regolare, lo stress, i viaggi, o altri elementi possano “spostare” il momento “clou”».
Risultato?
«Su circa 210 milioni di gravidanze che ogni anno si verificano nel
mondo – ricorda Nappi – il 38% non è pianificato e il 22%
finisce in un’interruzione volontaria».
«Il
problema delle gravidanze indesiderate – sottolinea la ginecologa –
è ancora rilevante anche in Italia: sono il 33% di tutte le
gravidanze e il 50% finisce con un aborto. E bisogna considerare che
in età adolescenziale, quando avviene la maggioranza di questi
eventi, c’è un maggior rischio di malattie o complicanze di natura
medica (anemia da carenza di ferro, carenze nutritive) e ostetrica
(complicanze al parto), c’è un maggior rischio di mortalità
materna e sono più frequenti neonati di basso peso e/o
pretermine».
L’età
della donna è dunque un fattore determinante. Si verifica infatti «a
25 anni il “picco” di fertilità e di condizioni strutturali e
funzionali che consentono alla donna di dare il meglio al suo bambino
– spiega Nappi – Oggi sono disponibili metodi contraccettivi per
il prima, il durante o il dopo un rapporto sessuale. E’ chiaro che
la contraccezione d’emergenza deve essere “una tantum”, ma il
ginecologo dovrebbe illustrare tutti questi sistemi per aumentare la
conoscenza delle donne ed evitare che si rivolgano al mare magnum di
informazioni, spesso sbagliate, presenti su internet».
Ancora
una volta, la differenza la fa l’informazione – corretta – e
scientifica che permette di sfatare alcuni miti che possono causare
molti più danni di quello che si pensa – “danni” che spesso
hanno un riscontro, come in questo caso, dopo nove mesi.
La Stampa, 16 marzo 2013
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