Fluoro ai bambini per i denti da latte

Quando in gocce, quando nel dentifricio

Privilegiata la somministrazione locale rispetto a quella
per bocca: possibile lavare i denti fin dai sei mesi di età

    Fluoro sì, fluoro no. Da che età lavare i denti. Quale dentifricio usare. Quando andare dal dentista. La prevenzione della salute orale nei bambini piccoli è una questione molto dibattuta tra pediatri, odontoiatri e genitori, che poco tempo fa sul nostro blog Dubbi di mamma e papà hanno discusso vivacemente del tema. A fare chiarezza arrivano le nuove Linee guida per la prevenzione della salute orale in età evolutiva, messe a punto da un gruppo di esperti e approvate a novembre dal Ministero della Salute, come aggiornamento del testo del 2008. La novità principale è che viene riconosciuta la maggiore efficacia del fluoro ad azione locale (dentifricio) rispetto a quello somministrato per
via sistemica (gocce o pastiglie).

  LE RACCOMANDAZIONI - Se finora l’indicazione generale era di non usare dentifrici fluorati fino ai 3 anni di età (quando si presume che il bambino riesca a lavare i denti correttamente), ricorrendo alla fluoroprofilassi per bocca, adesso l’uso dello spazzolino viene consigliato fin dai 6 mesi di età, in alternativa o in aggiunta agli integratori. Ecco dunque cosa dicono le nuove raccomandazioni. Dai 6 mesi ai 6 anni si può usare un dentifricio contenente almeno 1000 ppm (parti per milione) di fluoro, due volte al giorno, con una quantità pari alla grandezza di un pisello (pea-size, lo spazzolino va solo “sporcato” col dentifricio). Nei primi anni di vita, viene sottolineato, è necessario che il genitore supervisioni la pulizia dei denti. Quale l’alternativa? «Nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio e nei soggetti ad alto rischio di carie come metodica aggiuntiva - si legge -: da 6 mesi ai 3 anni 0,25 mg al giorno di fluoro in gocce; da 3 a 6 anni 0,50 mg al giorno di fluoro in gocce o pastiglie». Dopo i 6
anni non c’è scelta: «La fluoroprofilassi viene effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, due volte al giorno».

  LE POSSIBILI DIFFICOLTÀ - Fin qui la teoria. Ma è possibile mettere in pratica queste indicazioni? Due le difficoltà principali: insegnare a lavare i denti correttamente (quindi sputando il dentifricio) a un bambino piccolissimo e rispettare i due appuntamenti quotidiani, dato che la maggior parte dei bambini mangia a scuola, dove non viene praticamente mai proposta la pulizia dei denti. «Le linee guida danno un indirizzo generale - chiarisce Laura Strohmenger, professore ordinario di odontoiatria e protesi dentaria all’Università degli Studi di Milano e coordinatore del Centro di Collaborazione OMS per l’Epidemiologia e l’Odontoiatria di Comunità nella stessa città, che ha partecipato alla stesura del documento -. Deve essere poi il pediatra a dare indicazioni precise alla famiglia. Solo la conoscenza diretta del singolo bambino, infatti, può dirci quando è bene cominciare a lavare i denti. Fino ad allora è necessario somministrare al bambino il fluoro per via sistemica, a partire dalla nascita dei primi dentini, ed eventualmente è possibile spazzolare i denti con un dentifricio senza fluoro. E se c’è una forte predisposizione alla carie si può associare una dose minima fluoro in gocce (da preferire alle pastiglie perché di più facile somministrazione) all’uso del dentifricio fluorato. È una scelta delle singole famiglie: come forma di prevenzione, si può dare l’integratore anche fino ai 16 anni di età, quando lo smalto dei denti raggiunge la conformazione da adulti».

  IL RISCHIO DI FLUOROSI - A volte i genitori sono spaventati dalla possibilità che il proprio bambino ingerisca troppo fluoro e si ammali di fluorosi, ovvero un’intossicazione che si manifesta con la comparsa di macchie bianche sullo smalto dei denti. «Un rischio che in Italia è praticamente inesistente - continua Strohmenger -, dato che sia le acque degli acquedotti sia quelle minerali contengono bassissime quantità di fluoro (in questo sito è possibile confrontare le etichette delle principali acque minerali italiane, ndr). Fanno eccezione alcune zone vulcaniche, dove le acque potabili ne contengono di più. Per quanto riguarda gli alimenti, solo il pesce azzurro ha un buon contenuto di fluoro, ma per arrivare alla dose di rischio bisognerebbe mangiarne tutti i giorni in gran quantità, cosa che non fa nessuno. Peraltro va detto che a volte la fluorosi viene confusa con alterazioni del colore dello smalto, che danno chiazze sui denti: la diagnosi della malattia non è banale, per essere certi bisognerebbe fare una biopsia dello smalto».

  RIMASTI INDIETRO - «Con molto ritardo l’Italia si allinea a ciò che all’estero si sa (e si pratica) da anni, eravamo l’unico Paese a consigliare la somministrazione di fluoro per via sistemica. Adesso finalmente viene ristabilito il buonsenso - dice Roberto Ferro, chirurgo specialista in odontostomatologia e in ortognatodonzia, direttore dell’Unità di Odontoiatria dell’Azienda ULss dell’Alta Padovana e del Centro regionale veneto per la prevenzione, lo studio e la terapia delle malattie oro-dentali -. Ricordo che nel 1992 andai a un congresso a Helsinki e mi vantai di un nostro progetto: consegnavamo confezioni di fluoro in pasticche ai genitori all’uscita dei figli dalle scuole, invitandoli a somministrarlo ai propri bambini per proteggerli dalla carie. I colleghi stranieri mi fecero notare che erano ormai assodate, da diversi studi, la poca efficacia del fluoro per via sistemica e l’indicazione di privilegiare l’utilizzo del dentifricio fin da piccolissimi. Era il 1992! Dieci anni dopo, nel 2002, il concetto è stato formulato nelle Linee guida americane sull’igiene orale nei bambini. Noi abbiamo dovuto aspettare altri undici anni».

    LA SCOPERTA NEGLI ANNI ‘40 - Ma come è nata l’idea di somministrare il fluoro ai bambini per via orale? «Il fluoro come elemento di prevenzione viene scoperto nel 1942 neli Usa - ricorda Ferro -. Nel 1945, sempre negli Usa, viene fatto un esperimento aggiungendo fluoro nell’acqua potabile di un’area urbana: dopo 6 anni i bambini avevano metà delle carie dei loro coetanei che vivevano in altre zone. Si è allora pensato di aggiungere fluoro a tutte le acque potabili e laddove questo non era possibile si è sopperito con fluoro in gocce o compresse. Parliamo degli anni ‘50. Ci sono voluti decenni di studi e solo negli anni ‘90 si è capito che la carie diminuiva grazie al fluoro contenuto nei dentifrici. Anche il fluoro contenuto nell’acqua che si beve ha un effetto topico, in quanto resta un po’ in bocca, ma lo stesso non si può dire delle compresse o gocce, che per essere efficaci dovrebbero essere sciolte in acqua e tenute almeno un minuto nel cavo orale: il problema è che non hanno un buon sapore». Secondo le nuove Linee guida, il fluoro per via sistemica va comunque somministrato a bambini con grossi problemi di carie. «Alcuni bambini sono più predisposti a questa malattia - spiega Ferro - e non si è ancora capito perché. In ogni caso lavando i denti due volte al giorno con dentifricio al fluoro si riducono molto i rischi legati agli zuccheri ingeriti». Come scegliere il dentifricio? «Una marca vale l’altra - spiega Ferro -, basta che contengano la giuste dose di fluoro». La quantità massima presente nei dentifrici è di 1500 ppm.

   FATTORI DI RISCHIO - Quello delle carie è un problema vero per i piccoli italiani: colpisce 120mila bambini di 4 anni (il 21,6% del totale), e ben 250mila dodicenni, secondo dati Oms del 2006 (GUARDA). Numeri che secondo la professoressa Strohmenger potrebbero venire confermati quest’anno, quando è prevista la pubblicazione del nuovo report. «La prevenzione deve essere più diffusa, oggi viene fatta bene solo da pochi», spiega. Ma perché vengono le carie? «Tra i maggiori fattori di rischio vi sono la quantità, la frequenza e la consistenza dei carboidrati fermentabili consumati lontano dai pasti principali, la scarsa abitudine all’igiene orale e un apporto non ottimale di fluoro, che può essere considerato la pietra miliare della difesa della nostri denti» dice la presidente della Società Italiana di Odontoiatria Infantile Raffaella Docimo, professore di Odontoiatria pediatrica e igiene dentale all’Università Tor Vergata di Roma e responsabile dell’Odontoiatria pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma. «Fino ai 6 anni i bambini hanno il riflesso della deglutizione - spiega - per cui il bambino può ingerire il fluoro. Per questo bisogna prestare la massima attenzione alla quantità di dentifricio: quella indicata nelle Linee guida permette al bambino di non correre rischi».

  LA VALUTAZIONE DEL PEDIATRA - Nella cura dell’igiene orale dei bambini il pediatra riveste un ruolo fondamentale. «Il pediatra valuta caso per caso il momento adatto per una visita specialistica per il controllo dell’igiene orale, delle carie, per il controllo della crescita e dell’allineamento dei denti, per altre problematiche del cavo orale - spiega Marina Picca, presidente della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche -. È bene comunque ricordare l’importanza di curare i denti da latte per evitare il dolore, la presenza di focolai infettivi che possono danneggiare i denti, ridurre il rischio di carie ai denti permanenti: tutti fattori che possono avere un impatto negativo sulla salute futura di questi ultimi».

  ATTENZIONE ALLO ZUCCHERO - Sempre nelle Linee guida viene sottolineato che per promuovere la salute orale è importante una corretta alimentazione. Gli zuccheri introdotti con la dieta - soprattutto il comune zucchero da cucina - rappresentano uno dei più importanti fattori di formazione della carie. «Un’assunzione superiore alle quattro volte al giorno di zuccheri (addizionati ad alimenti come dolciumi, bibite, biscotti, torte, succhi di frutta, miele) porta a un aumento del rischio di carie - spiega Picca -. Tali carboidrati sono spesso contenuti anche in alimenti e bevande non tipicamente dolci, come snack salati di produzione industriale. Inoltre è importante che la frequenza e la quantità di cibi e di bevande zuccherate vengano ridotte e limitate ai pasti principali, al termine dei quali la pulizia dei denti e del cavo orale possono allontanarli dalla bocca. Uno dei peggiori nemici dei denti nei bambini piccoli è l’uso del succhiotto con zucchero o miele e di biberon con bevande zuccherate, soprattutto durante il sonno quando la produzione di saliva, che ha un effetto “lavante”, è ridotta».

Corriere della Sera, 25 febbraio 2014




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