Minori sempre più poveri
L’allarme del garante.
L’Unicef: siamo al 22° posto sui 27 «ricchi» nella classifica del benessere
di Luciana Cimico
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Secondo l’Unicef, nella classifica del
benessere di bambini e adolescenti l’Italia occupa il 22° posto su 29
Paesi
«ricchi». Inoltre è anche il Paese, dopo la Spagna, con il tasso di Neet
(coloro che non studiano né lavorano) più elevato d’Europa. L’11% dei giovani
tra 15 e 19 anni non frequentano né scuola né corsi di formazione e non
lavorano. Questi numeri fanno dire al Presidente del Senato Pietro Grasso che
il paese non si trova più «di fronte ad un “disagio sociale” ma dobbiamo
parlare di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro
dell’attenzione e dell’azione pubblica». Il presidente di Telefono Azzurro,
Ernesto Caffo, parla di «disimpegno» delle istituzioni, soprattutto economico
con un continuo taglio di fondi. «La spending review ha tolto ossigeno alle
associazioni no-profit- aggiunge il Garante- I tagli hanno determinato una
completa deresponsabilizzazione del settore pubblico, e molti non ce la fanno
più». «Non basta dire che le risorse non ci sono perché c’è la crisi. In
Germania e Francia la crisi la stanno affrontando investendo proprio sui più
giovani. Berlino destina alla famiglia e all’infanzia il triplo delle risorse
di Roma, Parigi oltre il doppio». A tal proposito parla anche sospensione
dell’Imu: «È propaganda politica. Si fa credere alle famiglie che
risparmieranno e invece si toglie loro molto di più» e chiede al governo un
completo cambio di passo; Grasso risponde che non c’è dubbio vi sia bisogno di
una «inversione di rotta in materia di spesa pubblica destinata ai minori e
alle loro famiglie». Una questione particolare, poi, è costituita dai bambini
in carcere con le madri detenute o quella dei minori che compiono reati.
«Stiamo lavorando affinché questi bambini vivano accanto alle loro mamme in una
condizione di tutela, di vigilanza ma in una sorta di carcere attenuato», ha
detto sul primo punto il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri che intende anche
«avviare l’elaborazione di un ordinamento penitenziario minorile più moderno,
accompagnato da un coerente corpo di norme sull’esecuzione delle pene». I nodi
da sciogliere li elenca il Garante. Unire le competenze, per prima cosa. «Il
Consiglio dei ministri deve assegnare al più presto le deleghe sui temi che
riguardando i minori. I partiti devono fare un passo indietro rispetto alla
divisione, perché non ci sia uno smembramento di queste responsabilità in
troppi ministeri. Non chiediamo un ministero dell’Infanzia ma almeno che ci sia
un coordinamento delle deleghe».
Questo comporterebbe anche una maggiore
razionalizzazione delle risorse. Quindi ridefinire le priorità di spesa e
ricostituire l’Osservatorio nazionale sull’infanzia e adolescenza e varare un
nuovo Piano infanzia, definire i livelli essenziali di assistenza sanitaria e
gli investimenti sulla scuola. «La classe dirigente continua a non comprendere
che tali investimenti possono essere un antidoto per uscire dalla crisi. Oltre
a rispettare i diritti dei bambini e degli adolescenti, investire oggi su di
loro significa domani avere un numero inferiore di famiglie povere da
sostenere, meno sussidi per i disoccupati, meno spese per disagio sociale e
detenuti».
Cresce
il rischio povertà per i minori
L’Unità, 11 giugno 2013,
pag, 12
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