Il trionfo del piccolissimo schermo


Dalla mattina e per tutto il giorno abbondano le serie animate per bambini  che non vanno ancora nemmeno all’asilo A caccia di ascolti, la televisione ha abbassato il baby-target alla fascia d’età 0-5 anni.
E il successo è innegabile Associazioni dei genitori e pediatri non protestano ma gli esperti dicono che sotto i 2 anni bisognerebbe almeno seguire i programmi in braccio a mamma e papà

di Vera Sciavazzi

 
Se proprio un bambino capita davanti a uno schermo acceso, meglio che veda passare immagini progettate apposta per lui piuttosto che un reality dove i concorrenti si azzannano. E siccome il successo è innegabile — solo i canali per l’infanzia hanno salvato migliaia di mamme dalla disperazione nelle ultime e piovose vacanze di Pasqua — tanto vale farci i conti.

  
Come prova a spiegare Giovanni Corsello, neo eletto presidente della Società italiana di Pediatria: «L’aumento dei programmi dedicati è senz’altro positivo. Il punto è: quali patti possiamo stabilire con le famiglie per un uso corretto della tv da parte dei piccoli e dei piccolissimi? L’esperienza aiuta molto, i primogeniti sono spesso consumatori di tv fin dalla prima infanzia più di quanto non lo siano i fratellini che vengono dopo. Perché c’è qualcuno con cui giocare, ma anche perché i genitori imparano a regolarsi. Sotto i due anni però è davvero controindicato che un bambino ‘guardi’ la tv, se non sporadicamente e in braccio a mamma o papà: a quell’età c’è troppa passività, si può godere di una bella immagine ma non seguire una storia».


 I primi studi — per esprimere un parere scientifico bisogna pur sempre disporre di un campione da paragonare a un altro — sono in corso a Cambridge e, ammette Corsello, appaiono “blandamente rassicuranti”. Ovvero, non dimostrano — come gli specialisti temevano — che i piccoli precocemente esposti allo schermo diventino nel tempo ragazzini più obesi, più sedentari o più incapaci di concentrarsi rispetto ai loro coetanei che invece si sono sdraiati sul divano soltanto a partire dai 5-6 anni. Ma bisogna restare vigilanti: «Sempre più genitori ci raccontano che il figlio gattona fino alla tv e una volta arrivato allo schermo lo tocca con le dita aspettandosi che succeda
qualcosa, come sullo smart phone della mamma», spiega Corsello. Anche gli editori più responsabili, come si presume sia la Rai, che trasmette in chiaro su YoYo (il canale per bambini tra i 3 e i 6 anni, che tuttavia non è vietato usare anche prima, così come Cartoonito, anch’esso disponibile gratis sul digitale terrestre ma targato Mediaset) e Gulp (quello per ragazzi, dove l’8 aprile partirà Violetta, appena conquistata da Disney) lavorano su questo intreccio. Lunedì, Massimo Liofredi, da un anno alla guida di Rai Ragazzi, presenterà le nuove iniziative, gli accordi, le innovazioni per la sicurezza dei bambini che usano la web tv. «Con Yoyo — dice Liofredi — siamo leader in un contesto sempre più competitivo, quello tra i 3 e i 6 anni: oltre 250.000 spettatori, ascolti oltre l’1,20% di share, seimila letterine ricevute ogni mese. Ora introdurremo novità come le favole di Yoyo e lo sviluppo di un browser sicuro per poter lasciare giocare e guardare la tv liberamente i propri piccoli sul computer di casa. Anche le associazioni di genitori lo sanno e ce lo riconoscono, come ha fatto il Moige dandoci la Conchiglia d’oro». E sulla Rai torneranno Peppa Pig (siamo alla quinta e sesta serie), ma anche Topo Tip(la fiction è in corso di produzione), Mofy, Zou e The Hive. Gli editori più piccoli si muovono con maggiore libertà. Massimo Bruno, direttore dei canali tv di De Agostini, in onda su Sky, spiega che il loro prodotto per i piccoli tra i 3 e i 5 anni, DeAJunior, è nato «per potere anche essere spento sapendo che tanto siamo sempre lì». «Lavoriamo pensando che genitori e bambini guardino e imparino insieme, puntando alla qualità di programmi che compriamo soprattutto da BBC, PPS e altri grandi tv pubbliche dei paesi dove è nato l’edutainment. E poi produciamo in proprio programmi che invitano a fare e creare».

Una baby sitter virtuale? Bruno respinge (con orrore) l’ipotesi: «Pensare che la tv possa sostituirsi ai genitori è, nel nostro lavoro, l’errore più madornale che si possa fare. La prossima tappa? I nuovi device tecnologici, pensando a prodotti che, come l’Ipad, sono nati kids friendly. Sappiamo anche noi che i bambini vogliono interagire col loro cartone preferito, ci stiamo attrezzando». Come conferma con travolgente entusiasmo Adriana Cantisani, già protagonista di SOS Tata, in onda sul canale De Agostini: «Io e Tino, il mio partner peloso (la serie è Tino e me ambientata in una casa sull’albero, ndr) accompagniamo i bambini al risveglio, poi all’ora della pappa, poi quando è pomeriggio ed è ora di mettersi a giocare, infine la sera con la fiaba della buonanotte». E Sherin Salvetti, senior vice president di Fox International Channels Italy e Direttore di Baby Tv (già, proprio lei, la pioniera nata nel 2009 e subito processata, ma che in Gran Bretagna era all’opera dal 2005), sotto linea: «Baby Channel è pensato per i più piccoli e propone contenuti originali, prodotti e realizzati con la consulenza e la supervisione di un pool internazionale di psicologi dell’età evolutiva. Ritmi distesi e semplicità dei dialoghi, storie e azioni raccontate in modo da essere facilmente comprensibili. Anche la durata dei singoli episodi è ridotta a qualche minuto, proprio per rispettare la curva di attenzione dei più piccoli». Ma a che età si può cominciare? Riposta sfumata: «Siamo convinti che la Tv non possa che rappresentare una “seconda scelta” tra le attività di un bambino. Il palinsesto diurno propone contenuti che stimolano l’apprendimento, l’interazione e il divertimento. La sera, invece, il canale offre immagini e musiche più rilassanti e delicate, adatte a conciliare i ritmi notturni».

  Anche le mamme stanno riflettendo sul tema, come spiega Luisa Tatoni, direttore di “Giovani Genitori” (rivista, ma anche gruppo di iniziativa e di confronto): «Non ho ancora trovato uno studio contro la tv che mi convinca del tutto. Sicuramente c’è una correlazione tra obesità e consumo eccessivo di tv e videogiochi.

  Se però devo fidarmi della mia esperienza personale (sono mamma di due bambini e lavoro da sempre nel mondo della comunicazione) non posso dire che la Tv sia una cattiva compagna. È uno stimolo cognitivo importante e in quanto tale, in famiglia, non l’abbiamo mai negata ai bambini». Con un suggerimento: la tv su richiesta. «La si guarda come si andrebbe al cinema o a casa di amici, evitando quella che propone stereotipi di genere, come le sit com per bambine». Infine, c’è il gusto dei genitori: «Si può sempre scegliere se mostrare i classici Teletubbies, Baby Einstein, Pingu,i Numerotti, La Casa di Topolino o qualcos’altro. L’importante è che il genitore ne veda qualche puntata, la senta nella sue corde, la trovi piacevole e ci scopra qualche elemento di crescita per suo figlio. Se piace a tutti, facilmente ci si siederà insieme, si canticchierà la sigla e si condividerà l’esperienza».

la Repubblica, 4 aprile 2013, pag, 32

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