Dalla mattina e per tutto il
giorno abbondano le serie animate per
bambini che non vanno ancora nemmeno
all’asilo A caccia di ascolti, la
televisione ha abbassato il baby-target alla fascia d’età 0-5 anni.
E
il successo è innegabile Associazioni dei genitori e pediatri
non protestano ma gli esperti dicono che sotto
i 2 anni bisognerebbe almeno seguire i programmi in braccio a mamma e papà
di Vera Sciavazzi
I primi studi — per esprimere un parere
scientifico bisogna pur sempre disporre di un campione da paragonare a un altro
— sono in corso a Cambridge e, ammette Corsello, appaiono “blandamente
rassicuranti”. Ovvero, non dimostrano — come gli specialisti temevano — che i
piccoli precocemente esposti allo schermo diventino nel tempo ragazzini più
obesi, più sedentari o più incapaci di concentrarsi rispetto ai loro coetanei
che invece si sono sdraiati sul divano soltanto a partire dai 5-6 anni. Ma
bisogna restare vigilanti: «Sempre più genitori ci raccontano che il figlio
gattona fino alla tv e una volta arrivato allo schermo lo tocca con le dita
aspettandosi che succeda
qualcosa, come sullo smart
phone della mamma», spiega Corsello. Anche gli editori più responsabili, come
si presume sia la Rai, che trasmette in chiaro su YoYo (il canale per bambini
tra i 3 e i 6 anni, che tuttavia non è vietato usare anche prima, così come
Cartoonito, anch’esso disponibile gratis sul digitale terrestre ma targato
Mediaset) e Gulp (quello per ragazzi, dove l’8 aprile partirà Violetta, appena
conquistata da Disney) lavorano su questo intreccio. Lunedì, Massimo Liofredi,
da un anno alla guida di Rai Ragazzi, presenterà le nuove iniziative, gli accordi,
le innovazioni per la sicurezza dei bambini che usano la web tv. «Con Yoyo —
dice Liofredi — siamo leader in un contesto sempre più competitivo, quello tra
i 3 e i 6 anni: oltre 250.000 spettatori, ascolti oltre l’1,20% di share,
seimila letterine ricevute ogni mese. Ora introdurremo novità come le favole di
Yoyo e lo sviluppo di un browser sicuro per poter lasciare giocare e guardare
la tv liberamente i propri piccoli sul computer di casa. Anche le associazioni
di genitori lo sanno e ce lo riconoscono, come ha fatto il Moige dandoci la
Conchiglia d’oro». E sulla Rai torneranno Peppa Pig (siamo alla quinta e sesta
serie), ma anche Topo Tip(la fiction è in corso di produzione), Mofy, Zou e The
Hive. Gli editori più piccoli si muovono con maggiore libertà. Massimo Bruno,
direttore dei canali tv di De Agostini, in onda su Sky, spiega che il loro
prodotto per i piccoli tra i 3 e i 5 anni, DeAJunior, è nato «per potere anche
essere spento sapendo che tanto siamo sempre lì». «Lavoriamo pensando che
genitori e bambini guardino e imparino insieme, puntando alla qualità di programmi
che compriamo soprattutto da BBC, PPS e altri grandi tv pubbliche dei paesi
dove è nato l’edutainment. E poi produciamo in proprio programmi che invitano a
fare e creare».
Una baby sitter virtuale?
Bruno respinge (con orrore) l’ipotesi: «Pensare che la tv possa sostituirsi ai
genitori è, nel nostro lavoro, l’errore più madornale che si possa fare. La
prossima tappa? I nuovi device tecnologici, pensando a prodotti che, come
l’Ipad, sono nati kids friendly. Sappiamo anche noi che i bambini vogliono
interagire col loro cartone preferito, ci stiamo attrezzando». Come conferma
con travolgente entusiasmo Adriana Cantisani, già protagonista di SOS Tata, in
onda sul canale De Agostini: «Io e Tino, il mio partner peloso (la serie è Tino
e me ambientata in una casa sull’albero, ndr) accompagniamo i bambini al
risveglio, poi all’ora della pappa, poi quando è pomeriggio ed è ora di
mettersi a giocare, infine la sera con la fiaba della buonanotte». E Sherin
Salvetti, senior vice president di Fox International Channels Italy e Direttore
di Baby Tv (già, proprio lei, la pioniera nata nel 2009 e subito processata, ma
che in Gran Bretagna era all’opera dal 2005), sotto linea: «Baby Channel è
pensato per i più piccoli e propone contenuti originali, prodotti e realizzati
con la consulenza e la supervisione di un pool internazionale di psicologi
dell’età evolutiva. Ritmi distesi e semplicità dei dialoghi, storie e azioni
raccontate in modo da essere facilmente comprensibili. Anche la durata dei
singoli episodi è ridotta a qualche minuto, proprio per rispettare la curva di
attenzione dei più piccoli». Ma a che età si può cominciare? Riposta sfumata:
«Siamo convinti che la Tv non possa che rappresentare una “seconda scelta” tra
le attività di un bambino. Il palinsesto diurno propone contenuti che stimolano
l’apprendimento, l’interazione e il divertimento. La sera, invece, il canale
offre immagini e musiche più rilassanti e delicate, adatte a conciliare i ritmi
notturni».
Anche le mamme stanno riflettendo sul tema,
come spiega Luisa Tatoni, direttore di “Giovani Genitori” (rivista, ma anche
gruppo di iniziativa e di confronto): «Non ho ancora trovato uno studio contro
la tv che mi convinca del tutto. Sicuramente c’è una correlazione tra obesità e
consumo eccessivo di tv e videogiochi.
Se però devo fidarmi della mia esperienza
personale (sono mamma di due bambini e lavoro da sempre nel mondo della
comunicazione) non posso dire che la Tv sia una cattiva compagna. È uno stimolo
cognitivo importante e in quanto tale, in famiglia, non l’abbiamo mai negata ai
bambini». Con un suggerimento: la tv su richiesta. «La si guarda come si
andrebbe al cinema o a casa di amici, evitando quella che propone stereotipi di
genere, come le sit com per bambine». Infine, c’è il gusto dei genitori: «Si
può sempre scegliere se mostrare i classici Teletubbies, Baby Einstein, Pingu,i
Numerotti, La Casa di Topolino o qualcos’altro. L’importante è che il genitore
ne veda qualche puntata, la senta nella sue corde, la trovi piacevole e ci
scopra qualche elemento di crescita per suo figlio. Se piace a tutti,
facilmente ci si siederà insieme, si canticchierà la sigla e si condividerà
l’esperienza».
la Repubblica, 4 aprile
2013, pag, 32
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