Europa contro se stessa? Non sarebbe il primo
caso, ma questa volta la vicenda rischia di diventare imbarazzante per il
Consiglio d’Europa. Ieri infatti il Comitato europeo per i diritti sociali,
espressione dell’organismo che conta 47 Stati membri (ma non coincide con
l’Unione europea, e non è elettivo), ha dichiarato ricevibile il ricorso contro
l’obiezione di coscienza così come è normata dalla legge 194 presentato
dall’International Planned Parenthood Federation, lobby pro-aborto
freneticamente attiva in tutte le istituzioni internazionali per affermare
l’aborto come «diritto umano», ovvero un palese controsenso. Il Comitato ha
anche respinto la richiesta del governo italiano di dichiarare irricevibile il
ricorso.
Soluzione che sarebbe stata logica: evidentemente non tutti a Strasburgo
ricordano che due anni fa (il 7 ottobre 2010) l’assemblea parlamentare dello
stesso Consiglio d’Europa aveva
approvato a larga maggioranza la risoluzione
1763 con la quale si definiva l’obiezione di coscienza in ospedali e
istituzioni un «diritto fondamentale di libertà».
Non bastasse la potenziale
contraddizione tra due espressioni della stessa istituzione, il Comitato
europeo dovrebbe prendere atto che in Italia tra i «diritti sociali» sui quali
il Comitato medesimo deve vigilare l’obiezione di coscienza risulta costituzionalmente
garantita, come ha ricordato il 30 luglio 2012 il Comitato nazionale per la
bioetica. Ma all’ideologia non si comanda... (F.O.)
Avvenire, 8 novembre 2012,
pag, 355
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