La piccola salvata in
extremis ai Riuniti. Ora è fuori pericolo grazie a un donatore
Forse si trattava di amanita
falloide. In dieci giorni già 14 intossicati in ospedale
di Marina Marzulli
Una bambina di due anni, proveniente da fuori
provincia, è stata trapiantata d’urgenza al fegato per una grave insufficienza
epatica dovuta al consumo di funghi velenosi. L’operazione, conclusa con
successo, è stata eseguita lo scorso martedì agli Ospedali Riuniti di Bergamo
dall’équipe chirurgica guidata da Michele Colledan. La bambina si è già ripresa
e tra non molto potrà tornare a casa.
L’intossicazione è avvenuta giovedì della
scorsa settimana: tutta la famiglia della piccola ha mangiato sugo fatto in casa
con i funghi raccolti da un parente. Anche i genitori sono stati male, ma per
loro non è stato necessario il ricovero. «Naturalmente un adulto di 70 chili è
diverso da un bambino che ne pesa 14: gli effetti per la bambina sono stati
molto più gravi», spiega Giuseppe Bacis, medico tossicologo del Centro
Antiveleni. I genitori della bambina si sono presentati al Pronto soccorso
della loro zona solo sabato, probabilmente pensando che il problema sarebbe
passato da sé. Domenica la piccola è stata ricoverata nel reparto di terapia
intensiva pediatrica dei Riuniti ed è stata operata due giorni dopo. In questi
casi spesso i piccoli pazienti vengono trasferiti a Bergamo, non solo per la
possibilità di fare il trapianto, ma per la presenza stessa della terapia intensiva
pediatrica. «La bambina è stata fortunata perché è stata immediatamente
inserita nella lista nazionale
superurgente per i trapianti di fegato e nel
giro di 24 ore c’erano già tre “candidati” possibili – racconta il Colledan –;
è un meccanismo che di solito funziona, però è una lotteria: può anche capitare
di dover aspettare dei giorni e in questo caso la situazione era talmente grave
che non so se la paziente sarebbe sopravvissuta». Il trapianto di per sé non ha
comportato particolari difficoltà: la tecnica usata è quella dello split – che
consente di fare due trapianti con un solo organo – ed è stata utilizzata la
parte sinistra del fegato di un giovane adulto. «Ora la bambina sta bene e
potrà avere una vita normale. Certo: rimane comunque una trapiantata e dovrà
prendere medicine tutti i giorni per il resto della sua vita. Un’altra
difficoltà è spiegare a una bambina così piccola, che ha perso conoscenza per
giorni, cosa le sia successo». Si presume che il fungo ingerito sia un’amanita
falloide o un’altra specie simile che contiene tossine dette amanitine.
«Purtroppo non sono rimasti resti di fungo da esaminare, ma gli effetti sono
compatibili – spiega Bacis –. In ogni caso, i funghi erano stati portati da una
persona che, come si sente spesso dire in circostanze come questa, "li ha
sempre raccolti"».
La bimba non è l’unico caso di intossicazione
da funghi presente ai Riuniti: in questi giorni è stato ricoverato anche un
paziente adulto da Ome (Brescia), ma fortunatamente non avrà bisogno del
trapianto. In soli dieci giorni, nella Bergamasca, il Centro antiveleni ha
ricevuto richieste di consulenza per altri 14 pazienti intossicati.
Attenzione
ai funghi raccolti in montagna. L’Asl offre un servizio di consulenza gratuito
«Per
evitare gravi rischi controlli gratuiti all’Asl»
«Capitano ogni anno dei potenziali candidati
al trapianto a causa dei funghi. In genere chi raccoglie funghi velenosi non è
uno sprovveduto, ma è considerato un esperto cercatore. I funghi vanno sempre
fatti controllare da un micologo di professione: è come la cintura di sicurezza
in macchina, una misura precauzionale che può salvare la vita», spiega Michele
Colledan, direttore di Chirurgia generale ai Riuniti. Il servizio di controllo
micologico è offerto gratuitamente dall’Asl nel periodo di maggior crescita e
raccolta dei funghi, presso gli uffici di sanità pubblica di Bergamo, Trescore,
Piario e Treviglio. Per gli orari e i numeri di telefono si può consultare il
sito www.asl. bergamo.it.
«In Italia dai primi di settembre a novembre
inoltrato c’è un’epidemia stagionale di intossicazioni da funghi: dai 1.500 ai
2.500 casi a seconda delle condizioni meteo. In provincia di Bergamo in media
ci sono 20-30 casi, quest’anno ha preso una brutta piega, con già una
quindicina di pazienti. Si rischia di più o quando ci sono pochissimi funghi –
e quindi la gente raccoglie tutto quello che può – oppure quando ce ne sono
molti e anche gli inesperti sono invogliati ad andare a far funghi. Il problema
è che tutti pensano di essere dei professionisti e che possa essere sufficiente
un libro per distinguere le varie specie. In realtà può essere difficile anche
per chi fa il micologo di mestiere», spiega il tossicologo Giuseppe Bacis. Se
si hanno i sintomi di un avvelenamento da funghi non bisogna sottovalutarli ma
andare subito al Pronto soccorso, portando con sé tutti gli avanzi di funghi
(cotti, crudi, resti di pulizia).
L’eco Di Bergamo, 12 ottobre
2012, pag, 23
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