di Elena Gaiardoni
Bene. Siamo il Paese della famiglia che si
indigna per le coppie di fatto. Che storce il naso sui matrimoni gay. Bene.
Siamo di più del Paese della famiglia: siamo in realtà il Paese della mamma. A
noi italiani, quanto ci piace la mamma! Ma se una mamma partorisce e alleva
tredici figli, come Alessandra Calò di Padova, con prole dai tre a ventun anni,
e ha il marito Ferruccio che fa lavori saltuari, che facciamo? La lasciamo
sola. Non solo. Imbrattiamo il muro di casa con un proclama vigliacco: «A morte
le famiglie numerose», tagliamo le gomme della loro unica macchina per due
volte in un anno, e se il cospicuo nucleo chiede aiuto a un Comune che si
prodiga in politiche di solidarietà agli extracomunitari, dal Comune arriva una
raccomandata di rifiuto. Che succede? «Sono senza parole - dichiara Alessandra
Calò -. Per me l’auto è fondamentale, quando la mettono fuori uso è un dramma.
Una scritta così atroce è un proiettile per i miei bambini che mi chiedono:
«Stanotte verranno ad ucciderci?». Per non infastidire i vicini, porto i piccoli a giocare al parco.
Non so quale problema possa costituire essere una famiglia di tredici figli».
Di fronte alla minaccia apparsa in vernice rossa sul muro della casa patavina
in zona Montà, soltanto Massimiliano
Barison, sindaco della limitrofa Albignasego, spedisce una lettera di
solidarietà.
«Nemmeno una riga invece da parte del nostro
primo cittadino, Flavio Zanonato, e la cosa mi ha amareggiata. Credo che se
questa scritta fosse apparsa contro una famiglia extracomunitaria, ci sarebbe subito
stata una dichiarazione politica disdegno verso tanta inciviltà». I Calò sono
stati per anni la famiglia più prolifica d’Italia. Ora il record è detenuto
dagli Scalco, che poco tempo fa anno avuto Angelica, quindicesimo fiocco. Nei
giorni passati molti messaggi di congratulazioni son o giunti ai Calò da parte
di persone che li confonde con gli Scalco. Quando si tratta di applaudire ai
record della cicogna, la gente è sempre pronta, ma quando si deve salvaguardare
il decoro di bimbi che devono diventare adulti la società si defila.
«Ci sarà pur da qualche parte un lavoro per
mio marito o per i miei figli più adulti?» si chiede Alessandra. Osservando il
più adulto dei Calò, che fa da padre ai fratelli con un senso di responsabilità
ignoto a molti altri giovani della sua età sballanti in movida, la risposta
potrebbe esse e positiva. E’ pronta anche a cambiare città la tribù padovana.
Intanto Alessandra ha sporto denuncia in Questura contro ignoti per quella
frase. «A morte le famiglie numerose». E se aggiungessimo: soprattutto se sono
italiane, sarebbe troppo provocatorio? Recentemente degli amici hanno donato un
panda di peluche alla super mamma per i suoi quarant’anni compiuti il primo
luglio. Alessandra Calò non esclude, vista l’età, di chiamare ancora la
cicogna. E come si chiamerà il peluche? Abbiamo chiesto a uno dei piccoli Calò:
«Confù Panda», hanno gridato con gioia. Bella risposta. In Italia anche la
cicogna deve imparare l’arte del confù. Per difendersi da coloro che amano la
famiglia, ma lasciano una mamma da primato in mezzo a un nido di dignitosa
povertà e di minacce.
DIFFICOLTÀ
La famiglia Calò, in questa
foto non al completo. La coppia ha tredici figli, il più piccolo dei quali ha
tre anni, il più grande 21. Il padre Ferruccio, camionista, ora è anche
disoccupato. Nei mesi scorsi ha lanciato un appello d’aiuto al sindaco Flavio Zanonato
[Emmevi]
Il Giornale, 30 luglio 2012,
pag 15
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