I bambini torinesi non
giocano più all’aperto, ingrassano e stanno da soli
di Antonella Mariotti
C’è Paolo, 8 anni, che vorrebbe uscire un po’
di più, giocare in giardino, Paolo che non gli piacciono i videogame ma la
mamma ha paura. E poi c’è Vittorio, più grande ha già dieci anni, per giocare
gioca, ma una volta la settimana a pallone e sotto lo sguardo vigile del padre.
Insomma i bambini torinesi stanno troppo a casa, e non sono molto interessati
allo sport anche se dicono che gli piacerebbe proprio stare di più al sole e
anche alla pioggia. Ma 2 bambini su 5 nel week-end preferiscono la tv e uno su
quattro cammina meno di 15 minuti al giorno, preferiscono stare tre ore al
giorno davanti allo schermo della tv (è la regola per il 16% dei bambini) e nel
week-end i numeri aumentano delle ore e dei piccoli incollati al video.
Sono i risultati della ricerca Ipsos a un
anno dal lancio a Torino nel quartiere Borgo Vittoria del progetto «Pronti,
partenza, via!», per la pratica motoria e sportiva e l’educazione alimentare
dei bambini e ragazzi, di Save the Children insieme a Kraft Foods Foundation,
con Centro Sportivo Italiano (Csi) e Unione Italiana Sport Per tutti (Uisp), ha
coinvolto oltre 1.200 famiglie i 600 bambini.
C’è da dire però che dai risultati dello
studio di «Save the children» in collaborazione con Kraft Foods Foundation, i
genitori torinesi fanno più bella figura che in altre città: solo il 17% non
controlla i programmi della televisione prima di consentirne la visione ai
figli, e stanno molto attenti a quanto navigano e cosa guardano su Internet i
più piccoli. Per contro però sono tra i più preoccupati se i pargoli escono
all’aperto per giocare: si temono gli sconosciuti (54%), il traffico (22%), o
che si facciano male (21%).
Anche l’alimentazione non va tanto bene, i
genitori torinesi sono tra i meno informati sulle regole per un regime salutare,
ma sono i migliori nella pratica: perché dall’anno scorso a quest’anno il dieci
per cento in più delle famiglie le applica. Con che risultati? Insomma: un
ragazzo su cinque in città e in provincia mangia la frutta solo un paio di
volte la settimana. Cioè un precario equilibrio tra le sane e le cattive
abitudini di vita nell’età compresa tra i 6 e i 17 anni: dove quasi un quinto
in quella fascia d’età non pratica sport, un incremento del 35% rispetto al
2011.
Assenza sul territorio (14%), costo elevato
(14%) insieme al fatto che i genitori non possono accompagnarli (8%), ma il 49%
ammette di non amare fare sport. La maggior parte dei genitori (63%) dichiara
che i loro figli passano il tempo libero a casa propria o di amici. Di questi,
uno su quattro dice che non esistono spazi all’aperto dove i bambini possono
incontrarsi con gli amici, il 38% sostiene che nei luoghi di aggregazione non
ci sono condizioni di «sicurezza e pulizia adeguate», e infine il 37% afferma
di non poterli accompagnare.
Cala
di ben 12 punti rispetto al 2011 la percentuale di bambini che dichiarano più
in generale di passare poco tempo all’aperto: il 20%, di cui l’1% non gioca mai
o quasi mai fuori con gli amici.
C’è comunque una speranza, perché più della
metà, il 56% considera positivamente chi fa sport, ma il 26% non reputa sia
importante o in ogni caso che lo sia più essere esperti di videogiochi, cartoni
o calcio. Il progetto di Save the children è su tre anni, e interessa dieci
città per oltre 60 mila bambini, anche con progetti di riqualificazione: a
Torino l’anno scorso è stato inaugurato il «Giardino del movimento» in Borgo
Vittoria, con zone per il movimento e circuiti di cammino e di corsa per
famiglie e giovani.
La Stampa, 13 luglio 2012, pag, 51
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