Il ginecologo della madre
accusa l’ospedale
di Marco Accossato
Il dottor Marco Giovannone è
il ginecologo, medico di famiglia, che ha seguito Claudia Vracio, 32 anni,
durante la gravidanza. La donna – dopo aver perso due figli, subito prima e
subito dopo la nascita - giovedì ha dato alla luce Andrea, che ha però subìto un’asfissia.
Dottore, il Sant’Anna sostiene che lei non
abbia segnalato qual era la storia clinica della signora: che cioè aveva perso
entrambi i figli nelle due precedenti gravidanze. Dicono che non ha refertato
nessuna delle ecografie che ha fatto a Claudia nei nove mesi, e non ha neppure
fatto presente ai colleghi in ospedale che il bambino era molto grande nel
pancione. Che cosa risponde?
«Sono allibito. Penso denuncerò l’ospedale;
questa è diffamazione».
Significa che lei ha avvertito l’ospedale?
«L’ospedale ha una cartella con l’intera
storia clinica della signora, che è già stata seguita lì durante le due
precedenti gravidanze finite così tragicamente. Che cosa dovevo aggiungere
oltre? Bastava leggere la cartella clinica. Chiedo io ai colleghi se lo hanno
fatto, piuttosto. E’ come se io chiamassi l’idraulico a casa per un guasto e
gli dicessi come fare il suo lavoro. Se
la signora avesse avuto problemi sconosciuti all’ospedale l’avrei
ovviamente segnalato quali erano. Ma era tutto scritto in cartella clinica. Non
avevo nulla da aggiungere».
Ha accompagnato lei la signora in ospedale?
E lei che cosa ha fatto?
«Mi sono precipitato al
Sant’Anna, ho parlato con Claudia. Mi ha raccontato cosa era accaduto. Ho
chiesto subito di incontrare il primario e ho domandato espressamente al dottor
Valle se non fosse stato il caso di fare il cesareo. Mi ha risposto quello che
il dottor Lombardo ha dichiarato anche alla Stampa: “Non c’era alcuna ragione
medica che lo giustificasse”. Ho chiesto dettagli sull’andamento del parto, mi
ha spiegato che c’era stato qualche problema con le spalle del bimbo, che era
nato con un “Apgar 1”, e che dopo quattro minuti aveva un “Apgar 3”. Gli ho
nuovamente chiesto se non fosse stato meglio il cesareo. Mi ha ridato la stessa
risposta di prima: “Non c’erano motivi medici che lo giustificassero”. A quel
punto mi sono alzato e me ne sono andato».
Dottore, al Sant’Anna sostengono sia stato
lei a suggerire alla signora di querelare l’ospedale...
«Lo so, ma è falso. E anche questa è
diffamazione: chi lo dice ne risponderà. Vista la situazione, io ho semplicemente
detto alla signora che la sosterrò qualunque cosa decida di fare, anche una
causa. L’ho detto anche al dottor Valle e lo ripeto pubblicamente».
Secondo lei quel cesareo era da fare?
«Non so, non posso e non
voglio rispondere, a questo punto. Col senno di poi tutto è più facile. Io dico
semplicemente che è vergognoso che accusino un medico esterno per un problema
che hanno avuto all’interno dell’ospedale. Che il pancione fosse enorme
l’avrebbe visto chiunque. E mi chiedo se, visto il pregresso, non si poteva
valutare con più attenzione la possibilità del cesareo».
I Claudia Vracio, 32 anni, è
stata ricoverata al Sant’Anna dove giovedì mattina ha partorito: durante il parto
il piccolo Andrea ha subìto un’asfissia che ha costretto i medici a metterlo in
ipotermia. Il bimbo, trasferito dal Maria Vittoria per il trattamento, è
tornato ieri al Sant’Anna
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