Castelli di sabbia, nascondigli, arrampicate: l’aria aperta e i giochi di gruppo sono essenziali per l’evoluzione psico-fisica dei più piccoli. Gli esperti avvertono
di Valeria Pini
Castelli di sabbia, capanne o nascondigli. Addio tv, con l’estate (ma sarebbe meglio in tutte le stagioni) il gioco deve essere rigorosamente all’aperto. «Sia il mare che la montagna vanno bene, l’importante è che i bambini abbiano degli spazi per impegnarsi in quei giochi di movimento così importanti per il loro sviluppo fisico e psicologico — spiega Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma — Tutto varia in base all’età e agli interessi, ma all’aperto si possono fare giochi di gruppo che al chiuso è difficile fare. Ci sono anche quelli con l’acqua e la sabbia. Piacciono perché pongono i bambini in contatto con gli elementi naturali. Per chi rimane in città la piscina è il luogo ideale».
Una ricerca di Gavin Sandercock, cardiologo dell’università dell’Essex, ha dimostrato che in 10 anni la forza delle braccia dei bimbi è scesa del 26%, mentre il numero di esercizi per gli addominali completati in 30 secondi è diminuito del 27%. L’attività fisica è fondamentale, ma a volte sono gli stessi genitori ad avere paura che correndo o arrampicandosi il figlio si faccia male. «Le esperienze che i bambini possono fare negli spazi esterni ampliano i loro
orizzonti e favoriscono apprendimenti necessari per crescere, socializzare, sviluppare fiducia in se stessi. Via via che crescono devono imparare a distinguere il buono dal cattivo, le situazioni pericolose da quelle che invece possono essere fronteggiate — spiega Anna Oliverio Ferraris che sull’argomento ha scritto, insieme alla figlia, Albertina Oliverio, il libro A piedi nudi nel verde — I genitori troppo ansiosi finiscono per trasmettere le loro ansie ai figli i quali rischiano di crescere timorosi e troppo dipendenti dagli adulti. Non considerano che sono più pericolosi per la crescita la sedentarietà, la visione di certi programmi tv o stare tanto davanti ad un videogame».
Tra i 3 e i 7 anni è importante la socializzazione
Meglio i giochi all’aperto
Lo studio Play for a changedi S. Lester-W. Russell dimostra che l’attività ludica influenza lo sviluppo del cervello e quello che si impara nei giochi sociali di movimento in età prescolare aiuta a rispondere alle esperienze e all’ambiente nelle età successive. Un bambino che gioca poco rischia di non sviluppare a pieno non solo le proprie potenzialità motorie ma anche quelle cognitive. «Il periodo tra i tre e i sette anni è importante per la socializzazione. Giocando insieme all’aperto ci si diverte ma si fanno anche esperienze che insegnano a vivere con gli altri. Ma d’estate si possono fare altre cose come, ad esempio, andare in bicicletta, ovviamente su piste ciclabili sicure », dice Albertina Oliverio, docente all’università di Chieti. Così nei campi estivi. «È positivo che i ragazzi si abituino a stare per un po’ al di fuori del controllo stretto dei genitori. Si rendono autonomi e si responsabilizzano. Per quanto riguarda l’età non ci sono regole: per molti un buon periodo per incominciare è tra gli 8 e i 12 anni».
I genitori: “Non siate troppo ansiosi, ciò che fa davvero male è la sedentarietà”
BRACCIA – Confrontando 300 bimbi (stesso peso e altezza) in dieci anni è diminuita del 26% la forza delle braccia.
ADDOMINALI - Nello stesso studio inglese sui bimbi, negli addominali (dati sugli esercizi in trenta secondi) la diminuzione è stata del 27%.
CERVELLO - Nello studio Play for a change si dimostra quanto l’attività ludica influenzi lo sviluppo del cervello.
ETÀ - Non c’è un’età “giusta” per campi estivi e primi passi autonomi: per molti è tra gli 8 e i 12 anni.
La Repubblica, 19 Luglio 2011, pag, 30
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