Un gomitolo, un dado e dei
fogli: così imparano a fare la pace
La ricerca I pedagogisti: i
conflitti aiutano a capire i propri limiti e ad aprirsi agli altri. «Mai
chiedere: "Chi ha iniziato?"»
di Antonella De Gregorio
Un gomitolo di lana, un dado, foglietti per
prendere appunti e una grossa molletta per raccoglierli: il kit «per gestire i
litigi» sembra un gioco in scatola, di quelli da mettere sotto l’albero di
Natale. E invece è uno strumento di lavoro per insegnanti, educatori, per chi
lavora con gruppi di bambini. Una sorta di «gadget», che completa e arricchisce
il «metodo maieutico» per gestire i conflitti tra i piccoli, che verrà
presentato sabato a Piacenza dal Centro psicopedagogico per la pace. Al
convegno, dal titolo «Litigare bene», il fondatore del Centro, Daniele Novara,
presenterà i risultati di una ricerca scientifica che rompe un tabù storico: i
litigi, per i bambini sono salutari. Litigare (bene), cioè, aiuta a crescere.
Ed è possibile «imparare a litigare».
La ricerca ha coinvolto circa 500 scolaretti
di elementari e materne di Torino. Messi nella condizione «giusta», dicono i
ricercatori, i bambini tra i 3 e i 10 anni presentano ottime capacità di
regolazione: sanno fare la pace, anche dopo un bisticcio animato, in tempi
ragionevoli, senza strascichi. Strapparsi di mano un oggetto, darsi uno
spintone, escludere un amichetto dal gioco, sono comportamenti istintuali, al
nido e alla scuola materna. «Un sistema per conoscere il mondo e se stessi»,
dicono gli specialisti. Un modo per valutare i propri limiti e quelli degli
altri e imparare che picchiando o insultando si viene picchiati o insultati. Lo
fanno i cuccioli di qualsiasi specie, anche i piccoli di scimpanzé — spiega
Marina Butovskaya, che con un gruppo di antropologi dell’Accademia russa delle
scienze ha analizzato la capacità innata di riconciliarsi che hanno bambini e
primati di uno stesso gruppo. Basta che l’adulto non intervenga a
complicare la
situazione. «Non serve correggere, o dare la soluzione "giusta": i
bambini subiscono l’intervento degli adulti, perdendo le loro naturali capacità
di autoregolazione», spiega Novara.
L’applicazione del «metodo maieutico»
triplica la percentuale di accordi spontanei e favorisce una diminuzione delle
liti. In cosa consiste il metodo? «Due passi indietro e due avanti — spiega
Novara —.Primo: sforzarsi di non fare più l’orribile domanda: "Chi ha
iniziato?" o "Chi è stato?", che comunica al bambino l’idea che
verrà giudicato e punito», dice il pedagogista. Poi bisogna rinunciare a
fornire una soluzione: «Atteggiamento che crea dipendenza nei bambini,
costretti così a rivolgersi sempre all’adulto per sapere cosa fare».
I passi avanti? Aiutare i piccoli litiganti a
parlarsi, piuttosto che spegnere il litigio, chiedendo loro: «Dammi la tua
versione» e usando i bigliettini per scrivere o rappresentare con un disegno il
loro punto di vista: serve a stemperare le emozioni e fa intravvedere la
possibilità di uscire dalla situazione. Secondo step: su un altro foglietto si
invitano i bambini a trovare da soli un accordo. La molletta raggruppa gli
accordi raggiunti. Il gomitolo di lana interviene come oggetto simbolico:
occorre un tempo per sciogliere ciò che è stato annodato, dipanare la matassa
degli equivoci. E il dado stabilisce i turni: chi parla per primo.
Tutto si basa sull’osservazione che, almeno
fino a 6 anni, i bambini non hanno tendenze lesive verso i coetanei, non c’è
«intenzionalità» di fare male. E anche fino ai 10 anni si può «stare a
guardare» con una certa tranquillità. Per insegnanti e genitori è difficile
resistere alla tentazione di riportare la calma. Imparare a gestire le
contrarietà dei piccoli, però, è un esercizio con ricadute positive: per
l’adulto, che può essere portato a sedare il conflitto perché gli fa paura o
perché attiva dinamiche autobiografiche non sostenibili. E per il bambino, che
impara a vedere le cose da un punto di vista che non è il suo, avrà relazioni
migliori con gli altri.
«Uscendo dal tunnel della ricerca dei
colpevoli — conclude Novara — si apre uno scenario dove i bambini possono
tirare fuori il meglio di sé e diventare alleati nella loro stessa educazione».
Con la speranza che crescendo riusciranno a impegnarsi in una convivenza più
evoluta di quanto noi oggi non riusciamo a fare.
Metodo
maieutico
Non intervenire triplica la
percentuale di accordi spontanei e favorisce la diminuzione dei bisticci
Corriere della Sera, 30 novembre
2012, pag, 27
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