Figure femminili protettrici della nascita


A cura di Antonella Caforio
Figure femminili protettrici della nascita
 La baba, la femme qui aide, la levatrice nella cultura 
EDUCatt Università Cattolica, pagg.256, Euro 12,00


DALL’INTRODUZIONE - Vengono qui presenti alcuni saggi di notevole spessore sul ricco simbolismo riguardante la differenza sessuale e il tema del maschile e del femminile scritti da antropologhe note, in particolare da Yvonne Verdier, autrice di Facons de dire, facons de faire, un libro veramente stimolante e per molti versi affascinante che in Italia non è stato mai tradotto.
  I contributi, che si riferiscono alle rappresentazione e agli immaginari guardanti la nascita in Francia e nel mondo tradizionale slavo, sono tanto ricchi di contenuti che diventa impossibile un riassunto veloce ed esaustivo cosicché ognuno, leggendoli, potrà approfondire secondo i suoi interessi gli aspetti che riterrà più rilevanti.
  Ciò che a mio avviso rende particolarmente degna di attenzione la lettura di questi studi è in primo luogo il lento delinearsi di una figura femminile, quella della levatrice, che tutti pensiamo di conoscere e che in realtà scopriamo pian piano nelle sue inediti caratteristiche simboliche con meraviglia crescente quando, dai saggi, e ancor più dalla lettura del libro già cinto e da altri testi – come quello preziosissimo di Evelyne Sorlin anch’esso mai tradotto in italiano – scorgiamo i tanti riferimenti simbolici a realtà che rimangono, nonostante tutti i tentativi di distruzione operati nei secoli (basti solo pensare alle cacce alle streghe), ancor oggi profondamente radicate
nella nostra società. In questo personaggio, infatti possiamo in qualche modo rivedere attualmente ciò che Gimbutas chiama il periodo della Grande Dea. Com’è noto, la studiosa lituana sostiene che il culto della Grande Dea ha dominato l’Europa del Neolitico Antico, tra il 7000 e il 3500 a. C. Ciò. Che caratterizza questo periodo della storia è l’importanza data ai concetti di rigenerazione e rinnovamento, in analogia con ciò che avviene nella Natura, ed una visione del mondo accentrata sulla Terra e però profondamente rispettosa dell’esistenza di qualunque forma vivente, “riverente” della vita, ma di ogni vita.
  In questo luogo brano, Gimbutas così ci descrive quel breve tratto della storia umana.       

  UN BRANO – “Non bisogna rifiutare nulla alle donne incinta, si teme che il bambino ne soffra.

  C’è un tempo in cui anche le donne perdono il bilanciere interno; ciò avviene quando le mestruazioni cessano completamente, allorché sono incinta. Nel periodo della gestione, esse non rischiano di far marcire checchessia – “oh, non c’è pericolo” -, non vengono sminuite in nessuna maniera. Anzi al contrario, sembra che tutto sia loro permesso, lo stato biologico è per loro fonte di diritti e per gli altri di doveri nei loro confronti.
  Le donne incinta hanno delle voglie è la varietà e la possanza di tali voglie è un segno positivo e perfino emblematico del loro stato.
  La voglia è un desiderio imperioso travolge in maniera imprevedibile e che bisogna soddisfare immantinente: “Quando la donna incinta dice che qualcosa è bello, ci si affretta a donarglielo”. Se ci si rifiuta di soddisfare questo gusto capriccioso della donna incinta s’innesca una sanzione magica. Il bambino che verrà al mondo porterà sul corpo l’impronta indelebile dell’oggetto concupito dalla madre. La macchia impressa sul corpo del bambino assume anch’essa il nome di voglia. 
  Essendo incinta, le donne si trovano nella condizione di esercitare quasi un diritto di requisizione su tutto ciò che le attira, finanche su quello che appartiene agli altri. Ed è evidente che usano questo privilegio non senza una qualche forma di malizia, esercitando a volte un vero e proprio ricatto, come quella donna che, vedendo un giorno i vicini che preparavano il sanguinaccio, ne chiede loro un po’. Essi rifiutano e lei risponde: Non vorrete mica che mio figlio nasca con l segno del sanguinaccio sul viso!”.
  In realtà il desiderio della donna incinta deve essere prevenuto da chi le sta attorno, bisogna prevederlo. Ella parla con la presenza e con lo sguardo ed è doveroso interpretarne il significato, bisogna accordarle quelle cose che lei stessa designa con gli occhi. “Si desidera qualcosa, ma per niente al mondo la si chiederebbe, ci si aspetta che qualcun altro cela regali”.”   
  
  INDICE – Introduzione – di Antonella Cadorio – LA FEMME-QUI-AIDE E LA LAVANDAIA -  di Yvonne Verdier – “Assistere” – Fare i bambini – Fare i morti – I grandi lavaggi – “Colare” – Al lavatoio – Gaisser – “LA SAPIENZA DI DIO SI RITROVA NELLE VECCHIE DONNE”. LA LEVATRICE. I DEMONI DELLA NASCITA E I PICCOLI PANI DEI MORTI – di Isabelle de Runz – Quelle che sanno - Vedere e identificare – Il bambino-frutto – Quando le babice sono numerose, il bambino depresso – I quaranta giorni – Dare il nome – Babe, vampiri e babice – Rottura e decomposizione – Vampiri – Sciogliere e purificare – Il morto-antenato – Scambio di teste – Parola di vecchie – LE DONNE E IL SALATOIO – di Ivonne Verdier – 1) Quando si hanno le mestruazioni, nel salatoio non bisogna andarci, perché il ladro così va male, va male tutto nel salatoio, tutto è perduto. – 2) Il respiro, il sangue era qualcosa di sacro che un tempo aveva un senso. – 3) Delle donne dei capelli rossi non ci si fidava, si temeva: hanno l’alido pesante – 4) Non bisogna rifiutare nulla alle donne incinte, si teme che il bambino ne soffra. – 5) Tutti i miei figli sono nati normali, è questo che mi fa più paura l’anormalità, la peggiore delle catastrofi. – 6) Buon uomo, non far mai caso al grano di marzo e alla figlia di maggio. 7) Tutte queste cose sono dette così per dire, ma sono vere, dipendono dal movimento della luna, sono dei veri e propri fenomeni. – IL CORPO FEMMINILE E LE COSE NELLA POLESIA. UN SISTEMA SIMBOLICO DELLA FINE DEL XX SECOLO -  di Galina Kabakova – Il codice relativo al vestiario – Il simbolismo nuziale: gli utensili della cucina – Il corpo e lo spazio domestico -  DONNE-PLANTE E BAMBINI-FRUTTI. I FRUTTI E GLI ALBERI DA FRUTTO NELLE RAPPRESENTAZIONI POPOLARI SERBE DEL CONCEPIMENTO – di Isabelle de Runz -  Regalare dei frutti e mettere al mondo – Alberi e frutti nei riti di fecondità – L’innesto dei giovani sposi – Concepimento e contraccezione – NASCERE SOTTO I CAVOLI. UN APPROCCIO ETNOLOGICO A QUESTO MITO CULTURALE. – di Jocelyne Bonnet -  1)Un mito culturale – 2) Il cavolo, emblema della fecondità matrimoniale – 3) “C’è cavolo e cavolo” – 4) Sapete piantare i cavoli? – 5) Espressioni metaforiche e gesto sessuale – 6) Conclusioni – APPENDICE – LA GRAVIDANZA E IL PARTO NELLA CULTURA FOLCLORICA: PRATICHE EMPIRICHE E PROTEZIONE SIIMBOLICA . – IL CASO DI VENEGONO INFERIORE -  di Emanuela Cremona -    1) breve presentazione storico-sociale – 2) Le persistenza folclori che: la testimonianza del mondo femminile – 3)Tracce di lettura – 4) I colloqui.  

L’AUTRICE – Antonella Caforio, docente e ricercatrice alla facoltà di scienze della formazione dell’università cattolica di Milano. Ha collaborato alla ricerca ISMU-API-COLF Essere Colf, ovvero vivere tra due famiglie e due culture nell'ambito del XVI Congresso API-COLF La società multiculturale interroga l'API-COLF tenutosi ad Albisola Inferiore dal 2 al 5 maggio 1999.

A. Caforio, I racconti di anime. Le apparizioni dei morti come periodica rifondazione del mondo
nella cultura folklorica, CELUC, Milano 1994.
A. Caforio, Ordine e disordine nelle società folkloriche: la morte apparente, "Studi di
sociologia", Milano 1994, pp. 283-297.
A. Caforio, La tradizione irlandese tra mito, storia, quotidiano folklorico: il rapporto vivi-morti,
ISU, Milano 1998.
A. Caforio, L'altro, il tempo, la morte nella cultura tradizionale latianese, in AA. VV.,
Contributi per la storia di Latiano, Amministrazione Comunale, Latiano 1999, pp. 11-29.
A. Caforio, Il ritorno collettivo dei morti. Itinerari folklorici nell'universo simbolico della morte,
ISU, Milano 2000.

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