È l’erede spirituale di Luigi Costacurta, «il
medico delle mele». In 40 anni il passaparola conquista 30mila italiani. Ma
guai a dargli dell’iridologo
di Stefano
Lorenzetto
Ti legge negli occhi il tuo stato di salute,
ma non vuole essere chiamato iridologo: «Non si fanno diagnosi con
l’iridologia. L’iride può solo dare informazioni sullo stato degli organi e
sulle malattie pregresse, svelare eccessi e carenze». È un profeta della medicina
naturale, ma guai a dargli del naturopata: «Per carità! È un’etichetta omnibus
che è stata adattata alle più diverse discipline, dall’agopuntura alla
riflessologia, dall’omeopatia allo shiatsu, dall’ayurveda alla chiropratica ». Sa
di medicina, ma non è un medico: «Anzi,io stesso, quando ce n’è bisogno, e sorto
potenziali pazienti a rivolgersi ai camici bianchi, nonostante la prefazione del
mio ultimo libro, Dalla natura. La salute alla portata di tutti, abbia voluto
farmela una chirurga, Albarosa Mazzi ». Non è un guaritore, ma in 40 anni almeno
30.000 italiani, conquistati da un passaparola sotterraneo e incessante, hanno seguito
i suoi consigli di vita e sconfitto le malattie più disparate, dal cancro all’infertilità:
«Mi limito alle consulenze igienisti che e alle conferenze. M’hanno chiamato la
Regione Lazio, Comuni, scuole di ogni ordine e grado». Non è un santone, ma
padre Gianni Sgreva, un passionista laureato in teologia e scienze patristiche
che ha fondatola comunità Oasi della pace sotto il monte delle
apparizioni di Medjugorje, l’ha chiamato a tenere lezione ai
suoi confratelli riuniti a Passo Corese, fra Roma e Rieti: «In due giorni ho parlato
per 15 ore a 62 fra preti e suore, due delle quali facevano il medico, una in una
clinica olandese e l’altra a Pavia. Sulla lavagna ho schematizzato gli elementi
senza i quali non può esserci la salute: natura, corpo, mente, spirito. Padre Sgreva
mi ha detto: “Provi a capo volgerla”. Aveva ragione lui: lo spirito va messo
sopra, governa tutto. Per stare bene, non puoi prescindere da quello».
Ma allora chi è Armido Chiomento, 76 anni compiuti
ieri, veneto schivo e serafico abitante a Musile di Piave ma vissuto fra Bolzano,
Roma, Oristano, Cagliari, Torino e Verona, ex allievo dell’Opera salesiana Pio XI
nella capitale, laureato in Scienze politiche nel capo luogo piemontese con una
tesi sull’assenteismo, dirigente dell’Azienda di Stato per i servizi telefonici
che nel 1990 smise d’occuparsi di ponti radio e andò in pensione perché sentiva
di doversi occupare a tempo pieno dell’umanità sofferente? Lui si definisce un naturogienista
e per dieci anni è stato presidente dell’Acnin (Associazione culturale
nazionale discipline Igienisti che naturali). I suoi seguaci ritrovano il benessere
con impiastri di fango su viscerie genitali, con abluzioni fredde su tutto il corpo,
con diete dissociate che impongono di non
combinare mai carne e formaggio, formaggi e patate o patate e cereali o cereali
e yogurt, con draconiane classificazioni degli alimenti che considerano «tossici»
latte, legumi secchi e verdure bollite e addirittura «ipertossici » carne, pesce,
tè, caffè, cioccolato, alcolici e zucchero raffinato. Per loro è l’erede
spirituale di Luigi Costacurta, capostipite del naturoigienismo, un trevigiano razza
Piave, nato nel 1921 a Conegliano, soprannominato «il medico delle mele», perché
consigliava una dieta depurativa di otto giorni incentrata sul frutto più
simbolico del paradiso terrestre.
Costacurta morì nel 1991, dopo aver creato a Trento,
grazie all’appoggio di due politici locali ai quali aveva restituito la salute,
l’Accademia nazionale di scienze igienisti che naturali Galileo Galilei. Dalla quale
però il troppo ortodosso chi o mento è presto uscito, non condividendo nel e modalità
operative. Così come, in precedenza, aveva separato i suoi destini da quelli della
Federazione naturista, essendo si accorto che agli iscritti interessava più il nudismo
che non la promozione dei valori salutistici. Insomma, un duro e puro. Che nell’albero
genealogico della vismedicatrixnaturae, la forza risanatrice della natura
individuata 2.400 anni fa da Ippocrate come potere di auto guarigione innato in
tutti gli esseri viventi, lo colloca do poi tedeschi Sebastian Kneipp (1821-1897),
Louis Kuhne (1835-1901) e padre Taddeo di Wiesent (1858-1926), e il cileno Manuel
Lezaeta Acharán(1881-1959).
Kneipp è l’abate dalle ciglia cispose che
compare sull’etichetta dell’omonimo malto?
«Esatto. Voleva diventare prete, ma la
tubercolosi lo frenava negli studi. Finché non gli capitò fra le mani il
libretto di un medico
tedesco del Seicento sulla forza guaritrice dell’acqua. Comprese così che la
salute dipende dalla reazione della pelle. Perciò correva per 40 minuti,poi si spogliava
e si gettava nel Danubio gelato, quindi riprendeva la corsa. In sei mesi la Tbc
scomparve».
E Kunhe chi era?
«Un medico di Lipsia, che
non riusciva a curare il padre colpito da tumore allo stomaco. Alla fine giunse
alla conclusione che tutte le malattie nascono da una febbre del tratto gastrointestinale».
E padre Taddeo di Wiesent?
«Era un cappuccino, missionario
in America Latina. Sviluppò un concetto geniale: l’equilibrio termico di
Wiesent. Manuel Lezaeta Acharán ricorse ai suoi consigli perché era affetto da
una sifilide che non riusciva a debellare in alcun modo».
Che faceva Lezaeta Acharán nella vita?
«Dapprima
voleva diventare medico e poi avvocato, ma la malattia venerea lo costrinse a
interrompere gli studi. Padre Taddeo lo guarì. E lui sistematizzò la dottrina termica
del frate,mettendo in relazione le abluzioni fredde di Kneipp con la febbre
intestinale di Kunhe. Quindi bagni russi, cioè sauna del corpo a eccezione della
testa, poi doccia fredda, poi ancora vapori caldi. Lezaeta Acharán lo chiamava“
lavaggio del sangue”».
A che serve?
«Ha
presente il principio dei vasi comunicanti? Noi abbiamo una circolazione
interna, al ivello viscerale, e una periferica,a livello cutaneo. Se lei mangia
male, che succede?Per risolvere i problemi digestivi, il sangue deve affluire tutto
nello stomaco, a scapito di altri organi. Con la vasodilatazione e la
vasocostrizione si ripristina l’equilibrio termico. Lezaeta Acharán ci aggiunse
i cataplasmi di terra sulla pancia che assorbono e dissipano all’esterno il calore
intestinale tanto temuto da Kunhe».
Temuto perché?
«Secondo
lei perché i testicoli sono esterni, mentre le ovaie sono interne? Perché hanno
bisogno di non superare una certa temperatura, tant’è vero che si imputa al loro
eccessivo surriscaldamento, dovuto a slip e jeans troppo stretti, il vistoso
calo di quantità e qualità degli spermatozoi nelle nuove generazioni. Ora la
digestione altro non è che una fermentazione, che deve avvenire a 37 gradi. Ma se
lei sovraccarica l’apparato digerente, associando alimenti sbagliati o eccedendo
nel mangiare, a temperatura internasale a 40-42 gradi e in tal modo i microrganismi
si trasformano in microbatteri».
Gliel’ha insegnato
Costacurta?
«Costacurta
mi ha cambiato la vita. Era un capofficina della Zanussi,che fu mandato per lavoro
in Cile. Là conobbe Lezaeta Acharán. Un solo incontro, di un paio d’ore. Chieder
gli aiuto perché sua moglie non riusciva a rimanere incinta e diventare suo
discepolo fu tutt’uno. Ha avuto il merito di riordinare la disciplina alimentare
del naturalista cileno».
Mi faccia qualche esempio
concreto.
«Si dice che la digestione comincia in bocca.
Bene. Se io mangio un amido, gli spaghetti per esempio, già in bocca produco varienzimi,
fracuilaptialina, che trasforma l’amido in maltosio. Ma se sulla pasta ci metto
il pomodoro, che contiene acidi organici, inibiscola secrezione della ptialina.
Quindi niente maltosio,che nel duodenononpotrà perciò essere scisso dalla maltasi,
un altro enzima deputato a trasformare l’amido in glucosio. Risultato: digestione
rallentata».
Sta ricusando la pasta al
pomodoro, uno dei cardini della dieta mediterranea, si rende conto?
«La
caprese, proposta come modello di leggerezza, è ancora peggio. Mozzarella e pomodoro
affettati. La caseina, che è la proteina del formaggio, va digerita nello stomaco.
Ma lì incontra l’acido cloridrico, che la aggredisce. Così la caseina tende a
rapprendersi. Se ci aggiungo anche gli acidi organici del pomodoro, la impacchetto
definitivamente. Mangio la caprese per cena e al mattino alle 5 ho ancora la
mozzarella nello stomaco. Perciò niente formaggio in tavola alla sera. La Scuola
medica salernitana raccomandava: “Il cacio è buono, ma dallo con mano avara”».
E allora che cosa mettere
sotto i denti dopo il tramonto?
«Mai
la pastasciutta. Dicono che concilia il sonno. Sa perché? Da ragazzino io
facevo la colla mescolando farina e acqua. Per la pasta è uguale: l’amido mi fa
diventare il sangue colloso, il microcircolo rallenta e andando avanti con gli
anni finisce che ti addormenti pure di giorno».
Meglio una bella macedonia.
«Neppure.
Il transito intestinale della frutta dipende dal grado zuccherino. Solo quella acida,
tipo arance, limoni, pompelmi, kiwi, ananas e ribes, può essere mescolata La
frutta dolce no. Se lei mangia una pesca, deve lasciar passare un’ora prima d’ingerire
una pera o una banana».
Che altro ha messo al bando?
«Il
latte, benché i miei genitori fossero commercianti di prodotti caseari. Quale mammifero
in natura beve il latte da adulto? Di un’altra specie animale, per di più. E comunque,
se proprio tocca, mai i latticini con la carne. Inoltre centellinare le proteine.
Nella loro digestione, il sottoprodotto è rappresentato dall’urea presente nel sangue
e nell’urina, che va eliminata dai reni. Se esageriamo, subentra la cristallizzazione
dell’acido urico: ecco i calcoli renali e le malattie articolari. Personalmente
sono 40 anni che non mangio né carne né pesce. Ma senza fanatismi. Scendendo dal
monte Pelmo, al rifugio Venezia mi hanno offerto una fetta di salame e non mi
sono tirato indietro».
Mi tolga una curiosità:oggi che
cos’ha mangiato per colazione?
«Un
ottimo succo di pesca preparato con le mie mani. A mezzogiorno un’insalata mista
e un risotto vegetale
Converrà che due spaghetti con
le vongole sono preferibili.
«Provi
con l’algawakame. Stesso sapore».
Scusi, ma lei è laureato in scienze
politiche. Quali competenze ha per dispensare suggerimenti dietetici?
«Non
mi sono mai sostituito ai medici, soprattutto in presenza di patologie serie.“ I
chiodi vanno lasciati agli altri”,mi raccomandava Costacurta. Però la medicina
si studia anche fuori dalle facoltà universitarie. L’anatomia è una sola. Ma la
fisiologia è relativa, si può vedere con altri occhi. Se una malattia non è prodotta
dalla genetica o da un trauma, significa che è funzionale e in quel caso è
l’organismo stesso, non il medico, che deve curarla. Ippocrate diceva: “Primum non
nocere”, per prima cosa non nuocere. Per tornare all’equilibrio termico, posso
dimostrarle che se lei ha 36,8 di temperatura e mangia una mela, il termometro
sale a 37, 1. Ma se lei prende la mela centrifugata, la temperatura resta 36,8,
perché non ha fatto lavorare l’apparato digerente. Del resto che cosa fa il cane
quando sta male? Non tocca cibo e aspetta. Purtroppo nell’uomo non c’è più istinto.
La razionalità ha avuto il sopravvento. Dal cervello rettiliano, che ci guidava
solo alla sopravvivenza, siamo passati a quello emotivo e poi a quello razionale.
Abbiamo sostituito Dio con la scienza».
Ha mai avuto a che fare con
i medici?
«Certo,
e ho grande considerazione per il loro lavoro, perché di fronte a un disturbo congenito
non c’è stile di vita che tenga: serve la medicina ufficiale, serve la chimica.
Una volta mi hanno anche diagnosticato un carcinoma polmonare. Ho capito che mi
sarei dovuto separare dai miei due figli. Ho meditato sugli errori commessi
e ho chiesto perdono al Padreterno. Ho vissuto quel primo giorno di ricovero
ospedaliero in un silenzio assoluto, isolato dai compagni di stanza. Credo d’aver
conosciuto la vera pace. Alla sera è arrivato un medico e s’è scusato: “Abbiamo
sbagliato, l’esame radiologico riguarda un altro paziente”. Ho provato un senso
di liberazione, ma senza alcuna gioia: il mio pensiero è andato a chi stava per
ricevere l’infausto verdetto».
Non ha la sensazione che nella
nostra epoca siano più le persone che stanno male di quelle che stanno bene?
«Sempre. La vita media s’è allungata,ma viviamo
da ammalati. Costacurta riteneva che tutti i nati dopo la seconda guerra mondiale
avessero il sistema vegetativo alterato. Un portato del benessere».
C’è una cosa che non bisogna
fare mai, se si vuole campare fino a 100 anni?
«Mangiare
troppo e in modo disordinato».
E una cosa da fare invece tutti
i giorni?
«Controllare
se la pelle lavora. Una persona magra che non suda deve considerare seriamente
la possibilità d’essere malata
Il
Giornale, 9 ottobre 2011, pag, 19
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