di Paola D’Amico
Che fosse un premio o la tappa fissa alle
giostre ogni domenica, alzi la mano chi non ha vissuto il «battesimo della
sella». La passeggiata a cavalcioni del pony è un intrattenimento antico che si
perpetua nei parchi di molte città. Anche
a Milano, dove i ponies dei giardini pubblici di via Palestro sono oggi
al centro di una polemica tra animalisti, secondo i quali lo «sfruttamento» dei
cavalli a misura di bambino deve finire, e mamme e storici frequentatori del
parco, che si domandano che senso avrebbe privare i bambini di un’esperienza unica.
Uno spunto di riflessione viene dalle ricerche dell’etologa francese Martine
Hausberger che hanno fatto da apripista ad un nuovo approccio uomo/cavallo e
stanno mettendo in discussione oltre all’equitazione convenzionale anche quella
definita «naturale, etologica, dolce», che vede pur sempre nel cavallo un
essere da controllare, un animale-preda con scarse capacità cognitive. In sintesi,
l’invito è a rompere gli schemi come quello del cavallo che deve essere sempre montato.
Immaginate le emozioni fortissime che si scatenano anche solo quando ci si
avvicina ad un cavallo, lo si sfiora o accarezza.
Maria Schoorl
conducono un’esperienza che mette in relazione bimbi e cavalli, lasciandoli
liberi di esprimersi, socializzare, interagire. I bambini, spiegano gli
esperti, sono felici anche di non fare niente.
Lasciarli correre liberi in un prato con un
pony, sarà certo meno gratificante per il genitore che vedere il suo bimbo in
sella. Ma è il miglior modo «per educare i piccoli a comunicare con l’altro
mantenendo la propria individualità».
Corriere della Sera, 15 ottobre
2011, pag. 47
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