Protezione dal latte materno anche per malattie da adulti

Al congresso dei pediatri a Milano le ultime scoperte sui benefici portati dall’alimentazione al seno sul rischio di sviluppare tumori e ipertensione

di Alessandra Margreth

  Allattare al seno fa bene non solo al neonato, ma anche all’adulto che diventerà. Le conferme arrivano da studi molto recenti. Se ne è discusso al convegno della Sipps, la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, tenutosi recentemente a Milano. È il campo dell’epigenetica nutrizionale, disciplina che studia le modifiche del funzionamento dei geni determinate dalla nutrizione. Vale a dire che un certo tipo di alimentazione, in questo caso il latte materno, riesce ad agire positivamente nei confronti delle predisposizioni genetiche del neonato verso una determinata malattia.
  Spiega Giuseppe Banderali, direttore di Neonatologia e Patologia Neonatale presso l’ospedale San Paolo di Milano: «Oggi l’allattamento materno va considerato la modalità di alimentazione normale per il neonato. Prima si parlava di alimento ottimale, facendo intendere che quello artificiale fosse una forma di alimentazione normale. E giustamente le organizzazioni internazionali raccomandano l’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi di vita. Questa pratica svolge un ruolo preventivo insostituibile anche nei confronti di obesità e patologie a essa correlate, di
malattie metaboliche come ipercolesterolemia, e altre come l’ipertensione in età adulta. Ci sono evidenze scientifiche, ma occorrono ulteriori studi, per chiarire il ruolo svolto dall’allattamento al seno anche nella prevenzione del diabete tipo 2 e di alcuni tumori».
  Il latte materno agisce infatti in un periodo critico per lo sviluppo di una persona. «Restano da chiarire diversi aspetti, ma i benefici dell’allattamento materno nei confronti di obesità, ipercolesterolemia, enterocolite necrotizzante neonatale e tumori, possono essere spiegati con il modello epigenetico. I vantaggi sono anche per la mamma che allatta. È stato dimostrato che donne con mutazioni del gene BRCA1 (responsabile di alcuni tipi di tumore al seno) che allattano al seno per un periodo cumulativo totale superiore a un anno hanno un rischio più basso di sviluppare carcinoma mammario rispetto a quelle, con pari caratteristiche, che non hanno mai allattato».
   L’epigenetica nutrizionale apre nuovi orizzonti. Chiarisce il dottor Banderali: «Appaiono più concretizzabili le prospettive di modificare e personalizzare la pratica nutrizionale basata sul genotipo individuale. E migliorare quindi la prevenzione e la terapia di malattie croniche».

la Repubblica, 20 settembre 2011, pag.37

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