VIVA LA PAPPA COL POMODORO!

DOMANDE PUNK SULL’INFANZIA A FRANCO FREDA

di Alessandro Tornello

Sarà che sono cresciuto senza televisione e senza videogiochi, ma rimango spesso perplesso nel vedere pargoletti relegati dai genitori a passare il tempo di fronte a uno schermo. Un intero mondo, cui ho attinto da bambino e cui prima di me hanno attinto i miei genitori e i miei nonni, sembrerebbe scomparso. Mi sono chiesto se qualcuno ancora ricordasse con affetto (o disgusto, a seconda) alcuni capisaldi dell’infanzia italiana nel XX secolo. Ho quindi deciso di girare la questione ad esponenti del mondo politico ed editoriale italiano, scelti per il loro essere profondamente radicati nel novecento e ad esso legati dalle loro ideologie e dalle loro vicende personali, sperando di farne una mini-serie di due o tre interviste.
Partiamo, per questo primo appuntamento, con alcune domande sul tema a Franco Giorgio Freda, esponente dell’estrema destra post-bellica talmente celebre da non avere bisogno di presentazioni (se qualcuno dovesse rinverdire: https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Freda)  ed editore con oltre mezzo secolo di attività alle spalle: http://www.edizionidiar.it/
Quando era bambino (diciamo i primi anni delle elementari, ma faccia lei) quali erano
i suoi giochi e giocattoli preferiti? Se li ricorda?
FGF: «I soldatini, il Meccano, i giochi di guerra, le costruzioni, un cannoncino di una trentina di centimetri. Con le tessere del domino di osso costruivo un edificio e poi sparavo con il cannoncino e lo facevo cadere. Poi gli aeroplani, nel ‘46, ‘47, ‘48. Ricordo anche una Fiat 500 che aveva il caricamento meccanico – la ‘susta’, si chiamava: la muoveva una specie di semisfera e tu potevi guidarla attraverso il percorso che avevi costruito, con la segnaletica
stradale di ferro. A 11 anni ricordo la carabina che sparava piombini (per i colombi) e piumini (per il tiro al bersaglio), ma a me piacevano soprattutto i libri».
Sono particolarmente interessato a due giochi: le biglie e le cinque pietre (o astragali, o aliossi, o “noccioli”). Ci giocava? Come se la cavava?
FGF: «Le biglie mi piacevano, di terracotta o di vetro. Ci giocavo. Degli astragali sono venuto a sapere dopo, leggendo Diogene Laerzio, che riferisce che Eraclito veniva contestato perché gli piacevano».
Quali giochi ha deciso di comprare quando si è trovato a fare regali a bambini? È soccombuto (ce l’ho fatta! sono riuscito a usarlo, ahahah) anche lei, volente o nolente, ai videogiochi e a diavolerie elettrificate?
FGF: «No, assolutamente. Per carità. Castrano. Mutilano. Prosciugano tutto. Sono uno tsunami della fantasia. Regalo libri, bambole, Lego. Ho sempre aderito alle richieste dei bambini, e loro, per lo più, volevano pistole, carri armati. Non ho mai imposto io questi giochi; sono sempre stati loro a impormeli».
Il Giornalino di Gian Burrasca e Il Corsaro Nero mi sono rimasti nel cuore, li rileggo anche ora. Cuoredi De Amicis, invece, mi ha lasciato un peso sul… cuore da bambino e da adulto. Lei? Cosa ha amato tra questi e altri libri per l’infanzia? C’è qualcosa che ha riletto con piacere negli anni successivi e che ha regalato a qualche pargoletto?
FGF: «Anche a me sono rimasti nel cuore. Salgari e soprattutto Gian Burrasca. Anche Pinocchio, Kipling, London. Li ho regalati spesso – tranne Cuore. Mi piacevano soprattutto i libri, come detto e quindiCuore c’era.  Dagli Appennini alle AndeL’infermiere di Tata, certe pagine bagnate dalle lacrime… Allora mi sdegnavo per la figura di Franti – l’ho poi rivalutata da adulto. Mi dava fastidio, in Cuore, l’episodio in cui il padre del protagonista, dopo aver stretto la mano al principe Umberto (che poi divenne il cosiddetto re buono), andava ad accarezzare il bambino dicendo “Questo è sudore di re”… Ma non era stato il mio primo libro. Il primissimo lo avevo chiesto in prestito alla biblioteca delle Angeline (suore laiche). Raccontava la vita di San Bruno – lo ricordo con reverenza –, che fondò un monastero in Calabria, che era un bandito che poi divenne uomo generoso e caritatevole, un asceta».
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«Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re. E Franti rise».
Fonte: http://www.glistatigenerali.com/costumi-sociali_letteratura/viva-la-pappa-col-pomodoro-domande-punk-sullinfanzia-a-franco-freda/


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