La scienza
Rallentare il metabolismo e ridurre le calorie. Da un esperimento sui topi
una formula che sembra perfetta anche per l’uomo: meno proteine più verdura e poco cibo la sera
di
Elena Dusi
LA
RESTRIZIONE calorica ha dimostrato di poter allungare la vita fino al
30%. Ma la quasi totalità degli
esperimenti che prevedono un taglio delle calorie quotidiane di
almeno un terzo rispetto al normale è stata condotta negli ultimi
decenni sugli animali da laboratorio. Trovare un regime alimentare
altrettanto efficace che vada bene anche per gli uomini è l’ultima
sfida per i biologi dell’invecchiamento. Nel numero di ieri di
Cell, tutto dedicato alla scienza del cibo, Luigi Fontana e Linda
Partridge spiegano come sia possibile adattare ai nostri gusti e alla
nostra società una dieta nata nei laboratori e studiata per agire
sui gruppi di geni che accelerano o decelerano i processi di
invecchiamento Fontana è professore ordinario di medicina e
nutrizione all’università di Brescia e alla Washington University
di Saint Louis. La Partridge è ricercatrice dell’University
College London e del Max Planck Institute for biology of ageing. «Per
rallentare l’invecchiamento non c’è bisogno di
ridurre in modo drastico la quantità complessiva di calorie»
scrivono. «La diminuzione dell’apporto proteico, il digiuno
intermittente e l’assunzione di cibo prevalentemente nelle prime
ore della giornata associati
a un miglioramento qualitativo della
dieta hanno effetti analoghi alla restrizione calorica». Le regole
seguite nelle sperimentazioni preliminari sugli uomini sono quattro.
La prima è ridurre le proteine, che «dovrebbero fornire il 10-12%
delle calorie giornaliere» spiega Fontana. La seconda è digiunare
per due giorni non consecutivi alla settimana. «Il digiuno non deve
essere completo» sostiene il ricercatore. «Ai nostri volontari
chiediamo di mangiare solo verdura cotta o cruda con un paio di
cucchiai d’olio, per un totale di 500 calorie». La terza è
sostituire la maggior parte delle proteine animali con quelle
vegetali, ma senza azzerare del tutto le prime. «Le proteine animali
contengono alcuni tipi di aminoacidi che aumentano il danno prodotto dal
metabolismo alle cellule. Quelle vegetali contengono fibre, che
plasmano i trilioni di batteri che popolano il nostro sistema
digestivo in modo da ridurre le infiammazioni». La quarta regola è
concentrare il cibo nelle prime ore del mattino. «Ai nostri
volontari — spiega Fontana — chiediamo di
assumere tutte le calorie della giornata in otto ore partendo dalla mattina e di cenare il prima possibile, solo con verdure. Questo per far coincidere alimentazione e ritmi circadiani. Solo negli ultimi decenni l’uomo ha spostato i suoi ritmi di vita verso la notte, con effetti negativi sulla salute».
assumere tutte le calorie della giornata in otto ore partendo dalla mattina e di cenare il prima possibile, solo con verdure. Questo per far coincidere alimentazione e ritmi circadiani. Solo negli ultimi decenni l’uomo ha spostato i suoi ritmi di vita verso la notte, con effetti negativi sulla salute».
Questa
dieta, a differenza della restrizione calorica che ha effetti
collaterali pesanti sulla funzione
riproduttiva,
provoca anemia e osteoporosi nelle sue forme più estreme e costringe
a vivere con la bilancia da cucina, è stata ben tollerata dai
volontari degli studi della Washington University. Ma l’idea di
sottoporsi a lunghi periodi di digiuno è vista con perplessità dai
gastroenterologi. «In generale sconsigliamo sbalzi di apporto
calorico. L’organismo ha bisogno di ritmi costanti» sostiene
Davide Festi dell’università di Bologna. Fontana e Partridge
ricordano che nel corso dell’evoluzione uomini e animali hanno
sempre mangiato in maniera intermittente. «Quel che abbiamo
osservato è che nei periodi di carenza di cibo l’organismo si
mette in pausa, rallenta le sue funzioni metaboliche e quindi anche
il danno che il metabolismo arreca alle cellule per poi rimettersi in
moto nei periodi di abbondanza» spiega Fontana, che per promuovere
una dieta sana ha partecipato alla fondazione dell’associazione “La
grande via”. Il digiuno intermittente permetterebbe di mettere il
corpo in stand by, rallentando l’invecchiamento senza ridurre le
calorie complessive.
la
Repubblica 27 marzo 2015, pag, 27
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