La fertilità smarrita dei maschi occidentali

Salute Un terzo di spermatozoi in meno in 17 anni

Un rebus per la scienza

Sotto accusa saune e cibi troppo grassi

di Adriana Bazzi


È la crisi degli spermatozoi, come la chiamano gli esperti. Secondo un recente studio francese, negli ultimi 17 anni la conta delle cellule riproduttive maschili, nei trentacinquenni, è calata del 32,2%.

   La stessa tendenza si registra anche in Italia: una ricerca del 2011, condotta a Padova su 2.000 persone, metà diciottenni e metà quarantenni, ha evidenziato, nei più giovani, una diminuzione del 25% del numero degli spermatozoi rispetto agli adulti. Questi dati allarmano gli specialisti che a Londra, all’ultimo congresso della Società europea della Riproduzione, hanno dedicato all’argomento un’intera giornata. Le loro preoccupazioni
nascono dal fatto che il numero di spermatozoi condiziona la fertilità: normalmente un uomo produce circa 60 milioni di spermatozoi per millilitro di sperma e, perché sia considerato fertile, ne bastano anche 40 milioni. Al di sotto di questa quantità, invece, e soprattutto sotto i 20 milioni, le sue capacità riproduttive si riducono di molto.


  Uno studio, condotto nel Nord Europa da ricercatori dell’Università di Edimburgo, ha mostrato che un giovane su cinque ha un numero di spermatozoi così basso da interferire con le sue capacità di avere figli.

  Non tutti, però, credono alla crisi degli spermatozoi. Secondo alcuni, infatti, la conta spermatica non è semplice perché è difficile selezionare gli uomini rappresentativi dell’intera popolazione e perché il numero degli spermatozoi varia a seconda della stagione, della durata dell’astinenza prima del test e della temperatura dello scroto.
  Sta di fatto, comunque, che oggi, nel 50% delle coppie che non riescono ad avere figli, è l’uomo ad avere problemi: una situazione che costringe spesso a ricorrere alle tecniche di procreazione assistita.

  Ma da che cosa dipenderebbe questo deficit di cellule riproduttive maschili?

  I fattori ipotizzati (ma ancora tutti da indagare in maniera approfondita) sono diversi e cominciano ad agire già prima della nascita. Per esempio il fumo della madre in gravidanza ha un effetto negativo. Ancora: dal momento che il numero di spermatozoi dipende anche dalle dimensioni dei testicoli, i bambini che nascono prematuri o che sono sottopeso o sovrappeso durante l’infanzia, hanno una maggiore probabilità di produrre meno spermatozoi.

  Poi ci sono i composti chimici: pesticidi, ftalati (sostanze contenute nelle plastiche) e inquinanti che si comportano da «interferenti endocrini»: agiscono cioè sul sistema ormonale alterandone il funzionamento e, di conseguenza, hanno effetti sulla produzione di sperma.

  E il calore: acqua troppo calda e sauna sembrano favorire l’infertilità maschile.   Infine, le cattive abitudini. Il fumo di marijuana, oltre che quello di tabacco, danneggia gli spermatozoi come anche la sedentarietà o una dieta ricca di grassi.

  Per fortuna alcune di queste situazioni sono reversibili e, anche per la fertilità, dieta corretta e attività fisica possono essere ottime medicine. Uno studio pubblicato sul British Journal of Sport Medicine ha appena dimostrato che gli uomini che guardano troppa Tv hanno la metà, o quasi, degli spermatozoi di chi, invece, pratica un’attività sportiva.

  Prevenzione

Tra le possibili cause dell’ipofertilità maschile, anche il fumo della madre in gravidanza


Corriere della Sera, 19 Luglio 2013, pag, 21

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