di Giuseppe Noia
la scienza non ha dubbi E’ davvero uno di Noi?
L’iniziativa dei cittadini europei si fonda sulla risposta positiva. Ma che il figlio nel seno materno sia, appunto, un figlio e perciò un «bambino» come quando sarà nato, e intuizione ed esperienza che ha sempre accompagnato le madri e i padri. Oggi la scienza dimostra rigorosamente che l’embrione é un essere umano unico ed irripetibile. Eppure proprio oggi e continuo il tentativo di negarne l’umanità. O meglio: si cerca di distogliere lo sguardo dal figlio per concentrarlo esclusivamente sulla donna-madre ed il figlio, quando proprio non si può far a meno di parlarne e chiamato grumo di cellule, oppure prodotto del concepimento, ovulo fecondato, vita potenziale, progetto di vita. Al massimo, quando proprio non si può negarne l’evidenza che si tratta un essere umano, si tenta di sfuggire alle conseguenze replicando: «ma non è una persona». L’iniziativa "Uno di Noi" non vuole essere soltanto una raccolta di firme. Deve diventare anche un’occasione straordinaria di approfondimento culturale. Essa vuole costringere le Istituzioni europee a guardare l’uomo nella fase iniziale della sua esistenza. Perciò la campagna delle adesioni all’Iniziativa dei cittadini sarà accompagnata e sostenuta dalle testimonianze di coloro che hanno una particolare autorità per rispondere: i medici, che vedono il processo del generare e del nascere e i giuristi che conoscono la logica del diritto moderno.
Abbiamo cominciato con l’interrogare
Giuseppe Noia, docente All’Università Cattoica di Medicina dell’età pre-natale.
Il concepito è davvero uno di noi?
Non c’è bisogno che risponda personalmente.
Risponde tutta la scienza moderna. Mi basta rileggere ciò che
ha scritto Helen
Pearson su Nature nel 2002: «Your destiny from dayone», «il tuo destino dal
giorno uno». Il giorno uno è il giorno dell’embrione unicellulare (lo zigote)
che attraverso un protagonismo biologico realmente e scientificamente evidente
si presenta con le sue cinque caratteristiche:
1- L’identità umana ( 46
cromosomi ).
2- La sua individualità e
unicità (modelli matematici ne hanno dichiarato la fondatezza ).
3- La sua autonomia
biologica (noi tutti siamo vissuti per circa 8 giorni, dal concepimento fino
all’impianto, senza fonti ossigenative dirette ma utilizzando l’energia
trasformata dal materiale tubarico che circondava le nostre cellule iniziali)
4- L’assunzione del
piano-programma genomico con una «capacità manageriale» eccezionale tra
gli esseri viventi con gradualità,
continuità e coordinazione.
5- Il cross-talk ( colloquio
incrociato con la madre ) ai fini dell’impianto e della tolleranza
immunologica. Giustamente il British Medical Journal, nell’editoriale del
novembre 2000, affermava: «l’embrione non è passivo: è un attivo direttore d’orchestra del suo
impianto e del suo destino futuro»
Avvenire, febbraio 2013,
pag, 22
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