Ha portato la cultura della “nascita dolce” negli ospedali

59 anni, ostetrica a Bagnocavallo, vicino Ravenna

di Paola Natalicchio

  Norma Binini di anni ne ha quasi 60. Una figlia che si chiama Maria Chiara, 28, ingegnere. Una casa a Bagnacavallo, paesino di 15 mila persone, a 10 chilometri da Ravenna. Da qualche mese è in pensione. Dopo 37 anni di servizio, facendo sempre lo stesso lavoro, di cui è innamorata pazza. Ostetrica, da quando era ragazza. Ha finito il magistrale, si è iscritta alla scuola infermiere, ma poi ha capito che voleva fare altro. Voleva far nascere i bambini. Prendere in mano la vita quando arriva e sentire com'è, quando la tocchi per prima. Allora ha fatto altri due anni di scuola e a 21 era pronta. L'hanno mandata nei consultori, ché molte ostetriche iniziano lì. Era la fine degli anni Settanta, i muri erano freschi di vernice, avevano aperto da poco. Ci è rimasta quasi vent'anni e gli otto consultori di Ravenna (dove oggi di ostetriche ne lavorano 17) si può dire che li ha messi in piedi lei. «Ho cercato di promuovere dall’inizio un principio fondamentale: la donna va accompagnata durante la gravidanza, ma anche dopo. E ad accompagnarla devono essere le strutture pubbliche. Non il “mercato della maternità”.

  Quello dei ginecologi a pagamento, dei pediatri pieni di bambini che per mancanza di tempo ti dicono: “glie lo dia, signora, un po' di latte artifici al e ”. Noi abbiamo creduto in un altro modello. E abbiamo lanciato tra i primi in
Italia i “Per - corsi nascita”. Nei consultori la donna arriva per i corsi pre-parto, poi passa agli ospedali per il parto e poi torna in consegna ai consultori, di nuovo. Perché quello per cui mi sono battuta per anni, con le colleghe, è stato: troviamo il modo di esserci anche dopo. Quando il bambi no nasce, quando l'ospedale dopo 48 ore ti manda a casa con una nuova vita in mano e la coppia rischia di perdersi». Così Norma ha ottenuto l’attivazione del servizio di assistenza ostetrica domiciliare post partum, sempre gratis e sempre a carico della Asl. Le donne possono chiamare i consultori, appena rientrate a casa dopo il parto, e le ostetriche arrivano a dare un’occhiata, a vedere come va. Assistono i neogenitori in cose apparentemente semplici, ma che possono facilmente trascinare la coppia e la madre nella spirale dello stress e talvolta della depressione. In particolare, assistono la madre nel l ’allattamento al seno(«una donna che vuole allattare non va lasciata sola con la sua frustrazione e incoraggiata a smettere, basta insegnarle come si fa»), danno qualche indicazione generale su come gestire piccole difficoltà, come la medicazione del cordone ombelicale («mai usare l’alcol, uccide i processi di cicatrizzazione»), poi invitano le donne a continuare a frequentare il consultorio anche dopo, negli spazi settimanali in cui si fanno i corsi di baby massaggio, acquaticità neonatale, svezzamento. «Così si assiste la coppia, ma si fa anche screening neonatale. Si controlla la crescita dei bambini, senza medicalizzare la neonatalità ma con l’occhio delle professioniste».

  Dai consultori, Norma è passata all’Ospedale civile di Ravenna diventando la coordinatrice delle ostetriche del reparto e lottando per un obbiettivo semplice, preciso: favorire la scelta di partorire per via naturale. «In Italia abbiamo troppi parti cesarei. A Ravenna ci siamo subito posti lo scopo di abbattere questa tendenza. E ci stiamo riuscendo. Nei tre punti nascita della zona i parti naturali sono in crescita. A Ravenna, solo il 35% di tagli sono cesarei, a Lugo solo il 24%». Questo risultato è frutto di un lavoro a cui Norma ha contribuito in prima persona: placare nelle donne la paura di partorire, offrendo loro la possibilità di scegliere tra varie possibilità. «In tutti i nostri punti nascita si partorisce senza dolore. In uno si pratica l’epidurale, in un altro abbiamo vasche all’avanguardia per il parto in acqua, nella nostra punta di diamante, che è Lugo, pratichiamo analgesie non farmacologiche come tecniche di parto attivo con massaggi e utilizzo dei punti di riflessologia. Nelle gravidanze fisiologiche e non patologiche è importante che il parto sia questo: un evento naturale e gioioso, non un fatto medico». Norma da gennaio non lavora più in sala parto ed è in pensione. Ma continua le sue battaglie come presidente provinciale del Collegio delle ostetriche di zona (una specie di albo che registra le addette alla professione). Nella convinzione che la figura dell’ostetrica, così centrale nella corretta gestione di un momento cruciale della vita delle donne, non sia ancora correttamente riconosciuta e valorizzata. «Siamo quasi 17.000 in tutta Italia. Siamo pagate come infermiere, 1200-1300 euro al mese. Ma facciamo un altro lavoro. È assurdo che il 50% delle ostetriche oggi sia in stato di disoccupazione. Siamo ancora subalterne ai ginecologi, ma siamo perfettamente in grado di seguire in autonomia le gravidanze non patologiche. Ci manca solo uno strumento, che chiediamo da trent’anni: il ricettario. Per poter prescrivere gli esami o il ferro. E poi perché nei reparti di ginecologia oggi ci sono anche gli infermieri? Io penso che dappertutto andrebbe adottato il modello-Ravenna: solo medici e ostetriche in corsia e sala parto. Di infermieri c’è grande richiesta già altrove».

Lavorava nei consultori e ha lanciato le visite domiciliari post-partum

Ha promosso nel pubblico le vasche per il parto in acqua e il “travaglio alternativo”

CHI È

  Norma Binini ha 59 anni e abita a Bagnocavallo, paesino di 15 mila persone alle porte di Ravenna. Da quando ha 21 anni fa l’ostetrica. Ha iniziato nei consultori, poi è diventata coordinatrice delle ostetriche di reparto dell’ospedale di Ravenna. Ha condotto numerose battaglie. La prima è stata quella di affermare i “percorsi nascita” nei consultori di zona, avviando le visite domiciliari post partum delle ostetriche nelle case delle neo-mamme per dare consigli su allattamento e gestione del neonato nei primi giorni di vita. La seconda grande battaglia è sui servizi per il “parto dolce” negli ospedali pubblici. A Ravenna, grazie anche a Norma, si può partorire in acqua o anche usando tecniche di travaglio basate sulla medicina alternativa. Oggi è in pensione, ma presiede il Collegio delle ostetriche della sua provincia.

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