Lettera aperta al segretario nazionale UDC
di Carlo Casini
Caro Direttore, invio alla
tua attenzione la lettera che ho indirizzato al segretario nazionale dll’Udc
Lorenzo Cesa.
Caro segretario, non potrò essere presente
domani alla direzione del nostro partito, ma ne avverto la straordinaria
importanza nella convulsa situazione attuale. Perciò cerco di compensare la mia
assenza con questa lettera aperta, riproponendo il contributo specifico che da
sempre ho cercato di introdurre nelle vicende politiche e riprendendo il filo
della riflessione da me esposta in un recente editoriale di «Avvenire»
(«Intrecci e alleanze», 3 luglio 2012). L’Udc ha conquistato un posto centrale
nella politica italiana e, anche se per ora non se ne vedono gli effetti in
termini elettorali, è oggettivamente diventata un potenziale polo i attrazione
ricompositiva. Ma non è detto che la potenzialità ricompositiva coincida con il
bisogno che altri partiti hanno della nostra alleanza. Il cosiddetto «mondo
cattolico» da tempo sempre più insistentemente ed autorevolmente viene invitato
all’impegno politico quale ultima riserva di energia disponibile per un vero
rinnovamento civile. In effetti, l’associazionismo cattolico in misura sempre più
vasta manifesta l’aspirazione ad un nuovo impegno politico. Questo mondo guarda
con attenzione all’Udc, ma si spaccherà di nuovo, e forse irrevocabilmente, se
le nostre decisioni saranno percepite o di sinistra o di destra. Ci vuole un
salto di qualità che travolga le divisioni e lo schematismo ereditato dal
passato.
La questione del diritto alla vita,
comprensiva non solo di quelli che vengono chiamati «valori non negoziabili»,
ma di tutta una complessiva visione dell’uomo e della società, nonostante ogni
contraria apparenza di marginalità, incontra oggi una straordinaria opportunità
proprio a causa dell’attuale crisi politica. Il compito dell’Udc diviene
veramente storico, perché chi ci chiede alleanza deve sapere quali sono le
condizioni per un incontro serio con un partito che fa della promozione umana
dal concepimento alla morte naturale il suo obiettivo politico essenziale.
Riconoscere sempre, senza discriminazioni, la
dignità umana e quindi il carattere personale di ogni essere umano fin dal concepimento,
ovvero negarlo, non può essere senza significato nella politica. La questione
sta sullo stesso piano delle grandi lotte per l’uguaglianza che nella storia hanno
liberato gli schiavi, i neri, le donne... È perciò questione politica centrale
che merita la passione e l’intelligenza del nostro partito. Come non farla
entrare nella valutazione di ciò che oggi dobbiamo fare? Chi è disposto con noi
a dichiarare formalmente che tutti gli uomini sono uguali fin dal concepimento (riforma
dell’art. 1 c.c.)? Chi si impegna ad una riforma dei consultori familiari
affinché divengano lo strumento con cui lo Stato proclama efficacemente il
diritto alla vita nel mentre denuncia a punire e vietare taluni comportamenti
che lo opprimono? Perché la legge di fine vita, oggi alle porte del voto finale,
non viene messa in discussione? Chi chiede la nostra alleanza dovrebbe fare qualche
decisivo passo in avanti per incontrarci proprio su questo terreno. Lo so bene:
l’Udc è compatta quando si vota su questi temi, ma dobbiamo passare dalla difesa
all’attacco. Non basta dire no quando la cultura avversaria propone le sue
tesi. Dobbiamo sfruttare la nostra forza per perseguire, con autentiche
iniziative politiche, i nostri essenziali obiettivi. Le difficoltà sono grandi,
ma più grande è il nostro compito. La complessità della politica può suggerirci
gradualità, ma non silenzio. *Presidente della Prima Commissione del Parlamento europeo.
Avvenire, 20 luglio 2012,
pag,2
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