I volantini di Cambridge

«Ragazze, vendeteci ovociti»

di Simona Verrazzo

  Un ovulo per 750 sterline, più di 900 euro: è l’"offerta" che si sono viste recapitare le studentesse dell’Università di Cambridge, uno degli atenei più blasonati del mondo, attraverso un volantino della Altrui, società di intermediazione nella donazione degli ovociti con sede a Hawes, nel North Yorkshire. La pubblicità ha innescato polemiche oltre che per la somma proposta alle ragazze anche per il suo tono confidenziale. «Se sei compassionevole, sana e hai tra i 18 e i 35 anni, potresti aiutarci? – si legge nel volantino – Non possiamo immaginare regalo più grande che l’opportunità di avere un bambino». Al toccante registro familiare – a scrivere il testo è come se fossero due persone che non possono diventare genitori per una «grave anomalia genetica» – si aggiunge il traino del guadagno.

  La Altrui – fondata due anni fa da Alison Bagshawe, ex consulente in materia di fertilità del Servizio sanitario nazionale britannico – gioca sul filo dell’interpretazione e del reddito. I futuri genitori devono pagare 2.000 sterline: 1.300 soltanto per la ricerca dei possibili ovuli, le restanti 750 per le donatrici.

  In Gran Bretagna è illegale la vendita di ovociti e sperma, ma dal 1° aprile la Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) ha introdotto una nuova "compensazione" massima per coloro che effettuano la donazione: 35 sterline a visita per lui (la media è di almeno sei visite) e 750 sterline a ciclo per lei. In realtà una vendita camuffata da rimborso spese, visto che nei fatti è praticamente impossibile stabilire la differenza. La nuova procedura modifica quella precedente che fissava una quota di 250 sterline, aumentata per incentivare le donazioni di ovuli e seme di cui c’è sempre maggiore richiesta. La riorganizzazione prevede anche una task force di 12-14 persone che la Hfea sta selezionando per fare da raccordo tra donatori, strutture mediche e future famiglie. Dal 2005 la Gran Bretagna ha abolito l’anonimato e da allora è ovviamente cominciata la penuria di ovociti e sperma per le "donazioni": chi se la sente di dover fare i conti un giorno con un figlio in cerca del papà o
della mamma biologici? Il Nhs ha deciso così di incentivare economicamente le donazioni. Ed è questo l’argomento principe tra chi osteggia la campagna della Altrui: le studentesse potrebbero infatti mettere in vendita i loro ovociti per pagarsi gli studi, sottoponendosi a cure ormonali pesanti e pericolose. Non è peraltro passata inosservata la scelta di diffondere i volantini proprio in una delle più prestigiose università del mondo. Secondo Josephine Quintavalle, leader del Comment on Reproductive Ethics (combattiva associazione pro-life), «si pone un problema di selezione eugenetica» in quanto gli ovuli di ragazze molto dotate intellettualmente sono inevitabilmente più appetiti. È il mercato, bellezza.


Avvenire, 17 maggio 2012, pag, 341

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