Il saggio di un professore che fa discutere l’America. Le
quattro regole. Domande e regole per la felicità
di Angela Frenda
Bryan Caplan non ha dubbi: fare più figli
serve a vivere meglio. Professore di Economia alla George Mason University e
blogger di EconLog (uno dei top blog di economia del Wall Street Journal),
vive a Oakton, Virginia, con sua moglie e i loro tre bambini. Sguardo
rassicurante, occhiali alla Harry Potter, è talmente convinto della bontà della
sua tesi da averci scritto sopra un libro appena uscito: Selfish reasons to
have more kids (Ragioni egoistiche per avere più bambini). Un testo
provocatorio, che negli Usa sta scatenando un pandemonio.
La teoria di Caplan, tuttavia, è di una semplicità
quasi disarmante, e si basa su 4 regole fondamentali. La prima: i genitori possono
migliorare le loro vite senza danneggiare quelle dei propri figli. Basta saper
ridimensionare e semplificare. Numero due: bisogna essere molto meno spaventati
dal fare figli oggi, negli anni 50 la vita era più pericolosa. La terza: molti dei
benefici dell’avere bambini arriveranno dopo, in tarda età. Dunque è vero che
inizialmente si affrontano spese elevate, ma dopo ci si garantisce una
vecchiaia serena. Quarto, e ultimo: egoismo e altruismo puntano nella stessa
direzione. I genitori
che hanno un altro bambino, comunque, rendono il mondo migliore.
Regole elementari, alle quali Caplan aggiunge poi tre semplici consigli: 1. Far
dormire i propri figli la notte, sempre, magari con il metodo Ferber; 2. Se né
voi né i vostri bambini amate le attività extracurriculari, gli sport del
doposcuola o altro, semplicemente: non fatele. In In alternativa c’è sempre la
tv o la playstation. Tranquilli è ok 3. Supervisionate meno, inutile vigilare
su tutto. In base a questa tesi, Caplan invita dunque tutti a fare più figli.
O, almeno, averne un numero superiore a quello che si possiede. Messaggio
ottimistico e consolatorio, che però ha irritato i movimenti «no kids». Infatti
sul Wall Street Journal è stata Laura Carroll, autrice del testo
«Families of two» e del blog «La Vie Childfree», a rispondergli duramente: «Mr
Caplan trascura un piccolo particolare: non tutti vogliono figli. Dunque perché
mai farne dovrebbe migliorare la vita di chi, come me ad esempio, si ritiene già
felicissima della sua? La sua tesi non sta in piedi. Tra l’altro esistono
ricerche serissime, come quella condotta dagli psicologi Keith Campbell e Jean Twenge,
che dimostra come la felicità delle coppie precipita quando questi hanno
figli». Eppure, a sentire chi le famiglie numerose le ha messe in piedi davvero,
la parola magica è «semplificazione». Proprio come dice Bryan Caplan. Maria Teresa
Orlando, ad esempio, 41 anni, magistrato, e il marito Giulio, hanno quattro
figli (di 13, 7 e mezzo, 5 e mezzo e 2 e mezzo) e vivono a Napoli: «Se siamo
più felici di altre coppie? Diciamo che non ci annoiamo... Quattro figli è fuori
la media standard. Non a caso Trenitalia non consente il biglietto cumulativo:
si ferma a tre. Per il quarto bambino, ogni volta, dobbiamo pagarlo per intero.
Per il resto avere più figli semplifica i rapporti familiari. Col figlio unico
hai meno esperienza, non riesci a ridimensionare. Dal terzo in poi capisci che non
puoi essere perfetto. A quel punto ti arrendi e le cose migliorano. La
vecchiaia? Beh, abbiamo più chance che uno di loro ci assista...». Ed
economicamente? «Smetti di comprare cose di marca».
Maria Pilo di Boyl, architetto milanese, 37
anni, ha una storia diversa: «Ho passato circa 7 anni alla ricerca di un
figlio. Poi, grazie alle tecnologie, sono rimasta incinta di due gemelli. E,
sorpresa, dopo un anno sono rimasta incinta di altri due gemelli. Ma la cosa mi
ha mandato completamente in tilt, ho pianto per un mese e mezzo. Poi ne ho
perso uno. E ora sto per partorire il terzo. Ma non voglio più sentire parlare di
figli in tutta la mia vita. Perché è una cosa che spaventa. Anche se vengo da
una famiglia numerosa: da mia mamma sono in 9». Ma cosa cambia? «Tutto e
niente. La vita ruota intorno a loro, però io sono felice, anche se in modo
diverso. Economicamente è disastroso, ma dai tre il danno è minore».
Un’altra caratteristica di fondo di chi
decide di fare molti figli è quella di provenire da famiglie numerose. Come Antonella
Lanza, 39 anni, milanese, avvocato e tre bimbi all’attivo: «Avevo l’ansia del figlio
unico. Certo, i tre figli sono un cambiamento economico importante. Per dire,
le tate sono raddoppiate. La gestione invece si semplifica: tre sono un gruppo,
due sono uno contro l’altro. È più semplice guardarli, sei più rilassata rispetto
alle aspettative iniziali di madre genio. Mentre sul rapporto di coppia... Noi
non siamo ancora così bravi, la nostra vita di coppia è molto sacrificata. In
questo momento siamo genitori. Ci sono coppie più abili. Ma stiamo uscendo dal
tunnel».
Corriere della Sera, 17
Settembre 2011, pag. 51
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