«Ma quale cassa con priorità? Io, incinta, in coda tra l’indifferenza»


  di Diana Noris

   La maternità, una delle espressioni più intime e allo stesso tempo manifeste dell’essere donna. Una futura mamma con il pancione non può passare inosservata e dovrebbe richiamare ad un atteggiamento quantomeno rispettoso. Ma con i frenetici ritmi contemporanei, capita che qualcuno non sfiori neanche con lo sguardo il «pancione» di una donna in dolce attesa. Per questo le grandi catene di supermercati hanno inventato una cassa ad hoc, via preferenziale per le donne incinte e per Li disabili. Non sempre però i distratti cronici si accorgono di essersi infilati in una delle casse che dovrebbero scontare infinite e faticose attese a «gestanti e disabili».
   Una scena di questo tipo si è ripetuta anche ieri, proprio nel giorno dedicato al gentil sesso. Emanuela Merelli, una mamma bergamasca in dolce attesa e accompagnata dal suo bimbo di tre anni, ha visto uomini e donne che avventandosi alla cassa si sono placidamente infischiati del suo diritto di precedenza. Fatto ancor più strano è che tutto questo è accaduto sotto lo sguardo indifferente e algido di una cassiera che «non ha offerto alcun tipo di sostegno», scrive in una lettera inviata a L’Eco la mamma in dolce attesa. A stupire Emanuela, l’insensibilità
plateale del genere femminile: «Ieri è stato sfiorato il grottesco, mi sono messa in coda dietro a una serie di donne dal ventre ultrapiatto. La solidarietà femminile resta evidentemente pura utopia». A questo punto Emanuela si chiede l’utilità della «cassa prioritaria»: «Tra pochi giorni non sarà più un mio problema in quanto non avrò più i requisiti per accedervi – sbotta Emanuela – ma o le date un senso o fate prima ad eliminare il cartello».
  La lettera della mamma indignata, pubblicata sul sito de L’Eco, ha subito acceso un vivace dibattito. Tra le paladine della cassa prioritaria, che sostengono a gran voce il «diritto di usufruirne» emerge un buon numero di detrattori. «Lo stesso diritto di precedenza dovrebbe valere anche per le persone anziane» scrive epesce098. E c’è chi ne approfitta per perorare la causa dei negozi di vicinato: «Se andavi al negozio di quartiere ti facevano anche sedere» scrive Pier. Le super mamme invocano la parità, anche quando si tratta di coda al supermercato: «Da mamma di 2 bambini non ho mai capito il senso di queste casse. Ma sei incinta o sei malata? E poi ci chiediamo perché le donne fanno fatica ad avere la parità». A sostenere Emanuela, qualche gentiluomo: «Quello che lo Stato e la società in genere riconosce alle donne che decidono di avere figli è molto poco rispetto a quanto meriterebbero» scrive Antonio. E poi chissà, forse tra gli uomini in fila c’era anche chi, incurante della mamma con il pancione, nel carrello aveva un mazzetto di mimosa.

 L’Eco Di Bergamo, 9 marzo 2012, pag, 31  

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