Autismo


Dalle nuove definizioni sul manuale dei disturbi mentali (Dsm V) alle Linee guida aggiornate Il dibattito è aperto. I limiti delle conoscenze

Tra diagnosi e terapie i confini della non-malattia

di Paolo Cornaglia Ferraris

La medicina molecolare spiega come si forma il cervello e perché mutazioni del Dna modifichino sensazioni e comportamenti. Ereditato e trasmesso ai figli, l’autismo non è una malattia, ma un contenitore di diagnosi basate (per ora) solo sui comportamenti osservati. Lo spettro autistico che i Dsm IV (la “bibbia” diagnostica dei disturbi mentali ) definivano sino a ieri è stato rivoluzionato nei Dsm V, di prossima pubblicazione. Chi era dentro lo spettro potrebbe uscirne. «Una revisione — afferma la psicologa autistica Luisa Di Biagio — che invece di pensare come includere Hf (alto funzionamento) e Asperger nel tessuto sociale ed economico, pensa di escluderli dal sostegno. Se il motivo della revisione del Dsm è economico, si rischia il disastro della legge Basaglia! Prima adeguare il sistema, poi eliminare i manicomi. Ma si è messa in pratica solo la  seconda parte, lasciando persone bisognose a carico delle famiglie». In Italia le Linee guida sono state presentate all’Istituto Superiore di Sanità, frutto di uno sforzo encomiabile che definisce i limiti delle attuali conoscenze. Entro questi dobbiamo scegliere e agire. In contemporanea un gruppo di associazioni e specialisti, con il sostegno di parlamentari (due le interrogazioni annunciate) le hanno criticate parlando di «un’esplicita scelta di campo, limitando la ricerca al solo approccio cognitivo comportamentale, come intervento primario, su cui poi si investiranno risorse economiche e speranze» (Paola Binetti dixit).
  Anni fa, bambini con forme severe di autismo potevano subire diagnosi di malati mentali. Secondo la Di Biagio «il termine stesso autismo fu mutuato dalla psichiatria che definiva bambini Lfa (basso funzionamento) ripiegati su se stessi. Tale ripiegamento era considerato intenzionale o in consciamente intenzionale, come reazione di rifiuto all’ambiente. I tentativi di capire il mistero hanno avuto tappe dolorose, come l’elaborazione della teoria delle madri-frigorifero e della fortezza vuota, sino alla violenza dell’elettroshock. La fantasiosa teoria della madre-frigorifero sosteneva che l’inconscio rifiuto della gravidanza da parte della madre sarebbe stata percepita dal feto, provocando un rifugio del bambino in un mondo precluso alla comunicazione. La teoria della fortezza vuota proponeva che la resistenza alla comunicazione fosse una barriera inespugnabile che custodiva il nulla. Nonostante i molti dati che bollano come errate tali teorie, si fanno diagnosi e terapie che ne tengono conto». Il punto di vista delle persone Asperger aiuta a capire. «La diversità neurologica Asperger — continua la Di Biagio — è un modo diverso di sentire e pensare. Non inferiore, non sbagliato, non deficitario. La difficoltà di relazione sociale è nostra quanto vostra al 50%. Noi neuro diversi abbiamo un filtro sensoriale raffinato e ipersensibile. Un vantaggio per identificare dettagli entro interessi ristretti, una condanna se dobbiamo capire il contesto generale». Noi neuro tipici, invece, non percepiamo mai tutti i dettagli, piuttosto elaboriamo connessioni anche tra elementi scollegati, intuiamo cosa pensa l’altro, affermiamo ciò che non pensiamo e pensiamo degli altri cose che mai diremmo loro. Un’ipocrisia sociale necessaria per convivere. Rifiutiamo gli Asperger, bollandoli come matti, e invece dovremmo accoglierli come sale della vita sociale con le loro fissazioni musicali, matematiche, metereologi che ecc. Per capire l’autismo non servono psicoanalisti frustrati che provano a recuperare spazi professionali scientificamente screditati. Né l’aiuto dei politici: così la lotta contro queste ottime Linee guida ministeriali si sgonfierà da sola.

 la Repubblica, 7 Febbraio 2012, pag, 34

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