di Antonella Luppoli
Ogni anno sono circa 1.000 i casi di neonati
plesso lesi. La patologia di cui stiamo parlando è più comune di quanto si
pensi, ma su essa si tace spesso. Infatti, essendo legata alle imperfette
capacità umane, è facile che gli ospedali censurino. Per una più corretta
comprensione occorre specificare che i bambini plesso lesi sono quelli che al
momento del parto si presentano di spalle e pertanto può capitare che nel «venire
al mondo» - aiutati in maniera erronea – il fascio di nervi della spalla sia
strappato. Da qui una serie di conseguenze non irrilevanti: l’utilizzo non
totale del braccio (se lo strappo interessa i rami anteriori del plesso
brachiale, c5 e c6) o addirittura della mano (se si estende fino al fascio di nervi
c7). Inoltre, nel caso il peso del feto sia superiore ai 3.750 una «manovra
sbagliata» può provocare anche danni cerebrali e paresi facciali. L’unica
soluzione per risolvere il problema è la chirurgia.
Il primo intervento di cui necessitano i
plesso lesi deve avvenire nei primi mesi di vita (non oltre il settimo mese) e
l’iter chirurgico quasi mai termina qui.
A questo proposito si parla infatti di «chirurgia
primaria» - viene praticata un incisione all’altezza della clavicola per avere
accesso alle lesioni delle zone c5, c6, c7 - e di «chirurgia secondaria» - per completare
e potenziare le funzioni già acquisite nel primo tempo operatorio.
Proprio per condividere questo genere di
problematiche nasce l’Associazione bambini affetti da paralisi ostetrica
(Apos)
con sede a Felizzano, in provincia di Alessandria. La presidente dell’associazione,
Federica Gismondi, ci racconta gli obiettivi dell’onlus e la sua personale
esperienza. È infatti madre di un ragazzo plesso leso, ormai 17 enne.
«La nostra associazione nasce con l’intento
di condividere questa dolorosa esperienza. Personalmente, dopo aver saputo del
danno che mio figlio aveva subìto durante il parto ho girato il mondo per
cercare di fargli avere una vita normale. Sono stata anche a Boston e da lì mi
hanno rimandato in Italia, all’ospedale Gaslini di Genova, dal dottor Filippo
Maria Senes. Il medico è uno dei pochi che si occupa della cura dei bambini plesso lesi e non senza difficoltà». Prosegue
la signora Gismondi: «Le liste di attesa per gli interventi sono lunghissime. Infatti,
accade spesso che i pazienti che devono sottoporsi alle operazioni di “chirurgia
secondaria” siano scavalcati dai bimbi più piccoli che necessitano del primo
intervento nel più breve tempo possibile. La causa di questo ritardo è
attribuibile al fatto che al Gaslini – unico centro in Italia preposto per la
risoluzione di questo genere di problema - c’è una sola sala operatoria
utilizzabile solo una volta alla settimana.
Se l’unità semplice di chirurgia in cui opera
il dottor Senes fosse trasformata in una unità dipartimentale distaccata, senza
costi aggiuntivi, il medico avrebbe maggiore autonomia nella gestione della
lista della sala operatoria per la primaria e secondaria della paralisi
ostetrica».
Anche la mamma di un bambino di soli 2 anni
ci tiene a ringraziare il dottor Senes: «È molto professionale. Fa il suo lavoro
con assoluta dedizione. Senza di lui molti bambini non potrebbero sperare in
una vita normale».
Libero, 9 ottobre 2012, pag,
20
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