Avvelenamenti
di Maurizio Ternavasio
Lunedì
a Pisa sono morti, avvelenati dai funghi, padre, madre e figlia. Quali sono i
funghi considerati velenosi?
Quelli che sintetizzano sostanze tossiche per
l’organismo umano. I sintomi che si manifestano, dopo l’ingestione, possono
variare da lievi malesseri gastrointestinali fino alla morte. E non esistono
regole empiriche per stabilire la commestibilità dei funghi: ogni esemplare va
classificato sempre con assoluta con certezza. Mai fidarsi dei presunti
esperti: gli unici che possono indicare con sicurezza quali siano i funghi da
consumare sono gli Ispettorati micologici delle Asl.
Quello
degli Ispettorati è un servizio capillare e qualificato?
Senza dubbio sì, in quanto ce ne sono ben 331
distribuiti nelle varie regioni, ma con un grosso, e per certi versi
incredibile, limite: salvo rare eccezioni, questi enti rimangono chiusi nei
weekend, cioè nei giorni in genere dedicati alla raccolta dei funghi.
Con che
frequenza si verificano gli avvelenamenti?
In meno di tre settimane il Centro
anti-veleni dell’ospedale Niguarda di Milano ha raccolto 250 richieste di
consulenze tossicologiche in seguito all’ingestione di funghi, cui sono seguiti
alcuni ricoveri di pazienti in condizioni molto gravi. Dal 1995 al 2011 solo in
questo centro, all’avanguardia in Italia, sono arrivate 13.884 richieste di
consulenza. Sempre nel medesimo periodo il Cav di Niguarda ha registrato 37
decessi e 15 trapianti di fegato, inevitabili quando la tossina del fungo
distrugge irreparabilmente l’organo.
Quali
sono le cause di queste disgrazie?
La prima è l’erronea consapevolezza di saper
riconoscere i funghi commestibili. Cosa che in realtà avviene
soltanto dopo
un’esperienza di anni. Ma in ogni caso è sempre meglio non fidarsi delle
proprie conoscenze e far controllare ciò che si raccoglie - il servizio è
gratuito - dall’ufficio dell’Asl più vicina.
Quanti
sono i tipi di funghi?
Ne esistono svariate migliaia. Dai più
piccoli, invisibili a occhio nudo, cioè i micromiceti, a quelli più grossi,
ossia i macromiceti, che finiscono sulla nostra tavola. Per quanto riguarda
questi ultimi, bisogna chiarire un aspetto fondamentale: alcuni tipi mangerecci
hanno specie molto simili che sono però velenose e che quindi possono portare a
un’intossicazione.
Esiste una regola o una caratteristica
significativa che possa contraddistinguere quelli buoni da quelli tossici?
Assolutamente no. Anche se si dice che i
funghi bianchi siano tutti commestibili, e c’è chi afferma che quelli cresciuti
sotto l’albero del castagno non possano invece essere tossici.
Qual
è quello in assoluto più velenoso?
L’Amanita falloide è un fungo mortale assai
diffuso ed è il più pericoloso esistente in natura a causa della tossicità elevata
e di un polimorfismo che lo rende somigliante a molte specie: da qui il nome di
«Coppa della morte» e di «Angelo sterminatore».
La
tecnologia dà una mano in merito?
Per non correre il rischio di rimanere
vittima di casi d’intossicazione, basta scaricare l’app «Edicola Salute»
disponibile sul sito del ministero della Salute sia nella versione per iPad,
sia in quella per Android. In esso sono contenute le dieci regole per gustare i
funghi in sicurezza. Oltre a quella relativa al controllo del micologo, si consiglia
di consumarne quantità moderate, sapendo che in quelli sott’olio si può
sviluppare la tossina del botulino, di non somministrare funghi ai bambini e
alle donne gravide e di mangiarli solo se ben cotti e in perfetto stato di
conservazione. Inoltre meglio consumarli entro 48 ore dalla loro raccolta,
tenendoli comunque in frigorifero, sbollentarli prima del congelamento
(cucinandoli entro sei mesi), non raccoglierli vicino a strade o centri
industriali e non regalare quelli raccolti, se prima non sono stati
controllati.
Cosa
si deve fare in caso di malessere?
Nel caso in cui si presenti vomito, diarrea o
altri sintomi di un’intossicazione, è bene contattare immediatamente un centro
antiveleni o recarsi al pronto soccorso portando con sé i resti dei funghi –
sia cotti, sia crudi – o gli scarti della loro pulizia.
Con
che tempi si verifica l’intossicazione?
L’intervallo di tempo varia dalle 6-8 ore
fino alle 12-24 ore dalla fine del pasto. Il danno è in genere grave, in quanto
l’organismo risponde con ritardo all’ingestione delle micotossine che,
indisturbate, procedono la loro azione lesiva. Così, al manifestarsi dei primi
disturbi, non sempre è facile ricondurre la causa all’ingestione dei funghi; e,
sebbene possa talvolta risultare possibile, è raro trovare una cura, dal
momento che gli organi sono stati già lesi. Nel caso di Amanite falloide, a
secondo della costituzione fisica del soggetto, i sintomi possono comparire
anche dopo un paio di giorni.
La Stampa, 24 ottobre 2012,
pag, 48
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